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David Bevilacqua, dopo Cisco ricomincio da Yoroi

La nuova avventura del manager parte da MAM, un aggregatore di aziende per abilitare la trasformazione digitale. Primo tassello la cyber security di Yoroi.

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Nel 2015 David Bevilacqua ha festeggiato i suoi 50 anni e i 20 anni in Cisco (dove era Vice President South Europe, ndr): un doppio traguardo ma anche un forte momento di riflessione e bilancio: Ho sentito l’esigenza di fermarmi e cambiare vita. Nessun motivo professionale – in Cisco ho passato un ventennio di grandi soddisfazioni e arricchimento professionale e personale – ma era giunto il momento di svoltare. L’esperienza internazionale allarga gli orizzonti e ti apre a nuovi mondi e realtà, ma alla lunga ti fa perdere un po’ le radici. Mi sentivo un po’ apolide, sempre in viaggio da un luogo all’altro con il mio trolley, senza più una meta di riferimento stabile. Da qui la scelta di vita, ribadisco nulla a che vedere con la professione, di fermarmi e provare a ridare priorità alle relazioni, agli affetti, nella logica del giving back, per restituire e fissare nuove priorità.”
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David Bevilacqua, socio di MAM e presidente di Yoroi
Il periodo sabbatico del manager non è però durato a lungo
; rassegnate le dimissioni il 31 agosto dello scorso anno e l’uscita aziendale a fine febbraio, infatti, Bevilacqua contava di stare fermo almeno fino al prossimo ottobre, dedicandosi alle relazioni personali, tra cui un coinvolgimento maggiore in ActionAid, nell’Assemblea dei Soci. A  fargli cambiare idea Maurizio Camurani - una passata esperienza in Vem Sistemi, system integrator legato a doppio filo a Cisco - e Mauro Casagrande, ex AD della società di facility management Manutencoop. Giustappunto le relazioni al centro, così come i nuovi progetti stimolanti, freschi e innovativi. I due hanno coinvolto Bevilacqua – facendolo diventare il terzo socio - nel progetto MAM, che richiama la locuzione virgiliana Mens agitat molam - letteralmente ‘lo spirito vivifica la materia’: una holding fondata nel 2014 con sede operativa a Bologna, che si propone sul mercato come aggregatore di aziende per abilitare la trasformazione digitale: “L’idea di fondo è quella di favorire la costruzione di una filiera di aziende per coprire i processi della digital trasformation; vogliamo essere l’interlocutore di riferimento per guidare gli imprenditori a comprendere le nuove dinamiche digitali, entrando nelle realtà almeno al 51%. Un modello innovativo, per me sfidante. Il mondo delle start up mi affascina; ho tanto da imparare e al contempo posso trasferire un bagaglio di esperienza e relazioni”.

Build, Buy e Partnering le tre declinazioni del modello di relazione che MAM instaura con le aziende: quindi sviluppo e costruzione di startup, acquisizione attraverso equity di aziende non necessariamente nuove nelle aree innovative identificate ma anche partnership e investimenti di minoranza. Nei progetti di trasformazione digitale neanche i grandi vendor riescono a operare da soli; serve integrarsi e aggregarsi. E questo spesso lo si fa con realtà locali, di piccole dimensioni molto specializzate”. Aggregare quindi dando la precedenza alle tecnologie che stanno sotto il cappello MAM ma, laddove non c'è la competenza specifica nella filiera, andando anche a pescare da vendor che la offrono.

Un aggregatore per il digitale
MAM – con sede operativa a Bologna, uffici a Cesena, con l’idea di aprire anche a Milano e Roma - funge da holding al di sotto della quale si pongono una serie di aziende che operano in modo indipendente sul mercato; un aggregatore che fa da stimolo a queste aziende per aiutarle a incrementare e cambiare il proprio business mettendo in campo competenze diversificate. Agisce come system integrator prendendo, integrando e aggregando le competenze. “Nasciamo con la mentalità di aggregatore, con l’idea di combinare sia le aziende che controlliamo sia quelle di cui siamo soci e quelle di cui siamo solo partner”.


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La holding, a cui spetta l’intera governance, fornisce funzioni trasversali di HR, finance e marketing e capacità progettuali e commerciali alle realtà aggregate, fermo restando l’indipendenza di ciascuna. E’ altresì aperta alle partnership tecnologiche coi vendor del settore e guarda con interesse alle partnership con le realtà di consulting.
Il target aziendale a cui mira MAM è la media azienda italiana manifatturiera – non così a fuoco nel mirino dei grandi vendor tecnologici – con necessità di essere guidata nella trasformazione verso il digitale.
Ad  oggi nella sfera MAM gravitano già alcune realtà: Yoroi che copre il tassello della cyber security; Ideato (in partnership), una software factory nell’ambito open source con un team di 18 persone; Cucuma nel branding e comunicazione (l'ufficio a Londra sarà di riferimento anche per le altre aziende). Gli altri ambiti in cui MAM intende operare per coprire al meglio la filiera guardano a networking, system integration, analytics, sensoristica/IoT, building automation.

Il pilastro della sicurezza: la scelta di Yoroi
MAM ha avviato il primo progetto partendo dalla sicurezza: una sicurezza in logica moderna come la ‘cyber security’ proposta da Yoroi, di cui Bevilacqua è oggi Presidente.
Come recita il sito, Yoroi nasce nel 2014 a Cesena da un team di cyber warrior con lo scopo di protegge il perimetro ‘cyber’ di ogni organizzazione. Un gruppo libero di Ethical Hacker e Malware Writer – tra cui il CTO Marco Ramilli, esperto del settore che ha lavorato anche con il governo USA (National Institute of Standards and Technology, Security Division) e collaborato con l’Università Davis della California e Marco Testi, veterano dell’IT con un recente passato in Cisco nell’ambito della sicurezza - provenienti sia dal mondo accademico sia dal mondo del Cyber Intelligence unito per contrastare il cybercrime. Yoroi prende il nome dall’armatura giapponese, robusta e agile dei Samurai proprio come le metodologie lean e le tecnologie di nuova generazione utilizzate dalla start up.
Una giovane azienda made in Italy operativa dal 2015 con un team prossimo alla decina di persone che propone servizi di Cyber Security Defence Center, che include una soluzione di Sandbox proprietaria open source, erogabili in modalità as a service a canone mensile, adatti per aziende di ogni dimensione, dalla piccola alla grande. “Una soluzione che permette all’analista la possibilità di leggere la minaccia, fornirgli un report per correggere e rispondere al meglio all’attacco con una vista sulla sicurezza del cliente a tutto tondo: non solo controllo e monitoraggio dell’infrastruttura della rete”.
Nucleo centrale dell'offerta il Cyber Security Operation Center - CSOC- attraverso cui vengono erogati i servizi di sicurezza che permettono di utilizzare, monitorare e aggregare grandi quantità di eventi e allarmi rilevanti per consentire ai clienti di rilevare, correlare e anticipare attacchi e propagazione di infezioni e compromissioni malware, mitigando e gestendo i rischi.
E se è vero che il mondo della sicurezza è abbastanza affollato di vendor che operano però soprattutto nell'ambito infrastrutturale, "il tassello dei servizi di sicurezza è ancora da occupare, rispetto a una domanda che sta crescendo molto”.
Un argomento quello della sicurezza sui cui c’è ancora molto da fare soprattutto nelle aziende medie italiane: “In molte aziende c’è ancora la convinzione che le minacce arrivino soprattutto dall’esterno quando si sa che i maggiori pericoli arrivano dall’interno. C’è poca consapevolezza sui rischi; la preoccupazione è alta ma l'azione scarsa. Parecchie opportunità arrivano infatti quando il danno è già fatto”.
Per andare sul mercato Yoroi ha scelto un modello totalmente indiretto attraverso partner. Ad oggi lavora con Dedagroup, MaticMind e Il Gruppo Loccioni (quest’ultimo nell’ambito SCADA). “L’idea è lavorare con partner che operano su scala nazionale e con partner più locali vicino al territorio. Stiamo anche chiacchierando con qualche partner industriale”.
La nuova sfida di Bevilacqua è iniziata.
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