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Il lento cammino della sanità italiana verso la digitalizzazione

Tavola rotonda sul tema della Sanità Digitale. Intervengono Cesare Guidorzi, Direttore Generale di Intersystems Italia, Davide Navone, Market Manager Italia di Wolters Kluwer UpToDate, Daniela Scaramuccia, director Health & Life Science Industries di Ibm Italia ed Ermes Zani, Partner di Healthy Reply

Trasformazione Digitale
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Con l’approvazione del Patto per la Sanità Digitale nel 2016, la conferenza Stato-Regioni ha messo un punto fermo sull’importanza dell’innovazione per il miglioramento dell’efficienza del sistema sanitario nazionale. Tuttavia, gli investimenti che sono seguiti sono fin qui limitati e questo non sta contribuendo ad accelerare il processo di rinnovamento dei servizi che pure sarebbe necessario per fare il salto di qualità atteso nel nostro sistema sanitario. Soprattutto, come rilevato dal recente Osservatorio del Politecnico di Milano sull’Innovazione Digitale nella Sanità, manca una strategia definita e gli investimenti restano largamente al di sotto degli standard di quasi tutti i paesi avanzati.

Il Rapporto indica che nel 2016 la spesa complessiva per la digitalizzazione della Sanità italiana ha registrato un calo del 5% rispetto all’anno precedente, per un totale di 1,27 miliardi di euro. Tuttavia, per l’anno in corso le aspettative sono più alte, tant’è vero che il 56% delle Direzioni Strategiche delle aziende sanitarie indica come priorità numero uno gli investimenti nei servizi digitali al cittadino e il 47% dei Cio del comparto segnala un aumento del budget in questa direzione.

Il download dei referti e la prenotazione delle prestazioni via Web (assai meno via mobile) sono i servizi digitali più diffusi, anche se i cittadini sembrano sfruttare di più la possibilità di avere in modo digitale maggiori informazioni sulle strutture (32%), mentre la prenotazione online di visite e la consultazione di referti è utilizzata solo dal 22% della popolazione, anche se il dato è in aumento. Segnali positivi si rilevano anche per le soluzioni di Mobile Hospital, la telemedicina e l’utilizzo di strumenti di Big Data & Analytics, ma con numeri assoluti ancora non troppo significativi.

L’Osservatorio, poi, indica come il tema della Cartella Clinica Elettronica sia considerato prioritario dalla maggior parte delle strutture sanitarie, ma ancora manchi l’applicazione delle funzionalità più avanzate, come la gestione del diario medico e della farmacoterapia o il supporto alle decisioni. Allo stesso modo, le Regioni non hanno fin qui sfruttato a dovere quanto seminato nel 2015 con l’implementazione del Fascicolo Sanitario Elettronico.

Per comprendere cosa la tecnologia possa concretamente fare oggi, nello scenario appena descritto, per sostenere la crescita della Sanità Digitale in Italia, ImpresaCity ha messo a confronto in una tavola rotonda virtuale cinque aziende di diversa natura e specializzazione, ma tutte impegnate e fortemente presenti nel settore, con esperienze di innovazione già completate o in sviluppo.



Le aziende che hanno partecipato alla tavola rotonda

Healthy Reply
Healthy Reply è la società del gruppo Reply specializzata in servizi di telemedicina, telemonitoraggio e continuità socio-assistenziale. Per la progettazione di servizi personalizzati in grado di garantire cura e assistenza in modo continuativo, la società collabora con istituzioni ed enti sanitari sia pubblici sia privati, cliniche e ospedali, strutture socio-sanitarie, assicurazioni e banche, centri di convenzionati e imprese. Una delle ultime novità è Ticuro Reply, soluzione per la telemedicina, il telemonitoraggio e l’analisi delle abitudini comportamentali.

Ibm
Lo storico brand dell’Ict mondiale sta puntando molto, anche in ambito sanitario, sul sistema cognitivo Watson e le sue componenti tecnologiche, disponibili anche in cloud per gli sviluppatori e già al servizio di numerose aziende pubbliche e private. Recentemente, è stata annunciata l’intenzione di aprire un centro di eccellenza di Watson Health alle porte di Milano, con l’obiettivo di far convergere le migliori menti della ricerca mondiale e le più efficaci soluzioni cognitive, per metterle al servizio dei medici e degli specialisti che lavorano per i sistemi sanitari europei e per le scienze della vita.

Intersystems
InterSystems è il motore dietro diverse applicazioni diffuse nel settore sanitario, commerciale e governativo. Il software sviluppato nasce con caratteristiche che lo rendono interoperabile, affidabile, intuitivo e scalabile. La piattaforma dati e le soluzioni di assistenza connesse hanno ricevuto riconoscimenti globali nel settore e tra questi la posizione di Leader nel Gartner Magic Quadrant e il premio Best in Klas da Klas Research. Specifiche per il mondo sanitario sono le soluzioni HealthShare, un insieme di piattaforma e soluzioni per la connected care e TrakCare, sistema informativo integrato per il mondo healthcare.

Sas
Le soluzioni analitiche offerte da Sas aiutano già oggi molte aziende sanitarie e amministrazioni pubbliche in differenti aspetti cruciali per il miglioramento complessivo del sistema. Con Sas Visual Analytics, in particolare, le aziende sanitarie possono conoscere in profondità le loro risorse e performance e utilizzarle per pianificare risposte adeguate a attendibili scenari futuri. La capacità di analisi in real-time di un paziente diventa così la via per un miglior servizio di cura e assistenza lungo tutta la filiera del servizio, dall’ospedale al medico curante, fino alla singola farmacia.

Wolters Kluwer Health
Wolters Kluwer Health è un fornitore di punta a livello mondiale nell’ambito dei sistemi informativi e soluzioni point-of-care per l’industria sanitaria. Al centro delle soluzioni proposte al mercato c’è UpToDate, un sistema software che è anche uno strumento di supporto alle decisioni cliniche “Evidence Based” e “Peer Reviewed”, utilizzato per trovare risposte a quesiti clinici e per la formazione continua in medicina in più di 30.000 strutture nel mondo. Oltre 6.000 sono i medici esperti con funzioni di autori, editori e peer reviewer per il sistema.



intersystems---cesare-guidorzi.jpgLe aree di maggior dinamismo e il ruolo dei fornitori tecnologici
Lo stato dell’arte della Sanità in Italia è sotto gli occhi di tutti e c’è accordo generale sul fatto che, a fronte di eccellenze pur presenti ed esempi di innovazione anche significativi, il quadro complessivo non sia incoraggiante: “La misura del servizio al cittadino è data dalla minimizzazione dello sforzo, del costo sostenuto, degli spostamenti fisici necessari e del tempo complessivamente impiegato per ottenere un determinato risultato – osserva Cesare Guidorzi, Direttore Generale di Intersystems Italia - Il problema non è tanto l’aumento della capacità produttiva quanto una migliore programmazione e coordinamento delle risorse che, ad esempio, fa sì che vi siano ancora moltissimi “codici bianchi” che si presentano ai Pronto Soccorso, perché il sistema nel suo complesso non riesce a coordinarsi per intercettare in modo più razionale l’esigenza che tali casi esprimono”.



wolters-davide-navone.jpgSe a livello di sistema-Italia si registrano le maggiori lacune, la prospettiva può in parte cambiare se l’attenzione si concentra sul cittadino e sull’uso della tecnologia alla quale è già in qualche modo abituato: “La sanità in Italia sta sicuramente convergendo verso una maggiore centralizzazione dei servizi sul cittadino – conferma Davide Navone, Market Manager Italia di Wolters Kluwer UpToDate -. Ci sono ambiti in cui questo avviene più velocemente, ad esempio per quanto riguarda la prenotazione e l’accesso agli esami, mentre in altri ambiti siamo rimasti un po’ indietro, mi riferisco ad esempio alla prevenzione mirata. Con le nuove tecnologie, è possibile fare prevenzioni mirate, utilizzando dati già esistenti, magari presenti nelle cartelle cliniche elettroniche di una istituzione sanitaria, dati che possano permettere un’analisi più specifica su un particolare individuo e che permettano al professionista sanitario, coadiuvato da un sistema di supporto alle decisioni cliniche, di definire il miglior percorso terapeutico possibile”.



ibm---scaramuccia-1---copia.jpgIl Fascicolo Sanitario Elettronico e le ricette elettroniche, come abbiamo già notato, sono passi avanti compiuti negli ultimi anni in direzione di una sanità più digitale. Ma la diffusione sul territorio è ancora disomogenea. Le istituzioni sono chiamate a uno sforzo di investimenti e definizione di linee strategiche e attuative più efficaci, ma un ruolo potrebbe essere giocato anche dai fornitori di tecnologia: “Le iniziative sui fascicoli sanitari sono nate in momenti diversi e soprattutto spinte da obiettivi locali e con una visione parziale – rileva Daniela Scaramuccia, director Health & Life Science Industries di Ibm Italia -. Recentemente, le istituzioni hanno avviato politiche legislative per promuovere lo sviluppo di fascicoli sanitari in tutte le regioni, ma ciò potrebbe non essere sufficiente. È necessario che i fornitori di tecnologia adottino modelli applicativi che puntino il più possibile sull’apertura e sull’interoperabilità applicativa e infrastrutturale. I nuovi fascicoli sanitari dovrebbero sfruttare tutti i vantaggi legati al cloud, essere sicuri e al riparo da cyber attacchi, ma soprattutto dovrebbero favorire, attraverso modelli di Api economy, lo sviluppo di applicativi satellite da parte di tutti i portatori di interesse che ruotano attorno al Servizio Sanitario”.


zani-ermes-partner-di-healthy-reply.jpgSulla necessità di un approccio più organico concorda anche Ermes Zani, Partner di Healthy Reply: “I fornitori tecnologici seguono le direttive e le interpretazioni delle varie delibere, andando purtroppo a definire uno scenario estremamente variegato di rappresentazioni. La definizione di set di base comuni garantirebbe un metodo univoco di individuazione e permetterebbe uno sviluppo maggiore e più omogeneo”.
Indubbiamente, siamo su un percorso avviato, ma ancora nella sua fase iniziale di sviluppo: “La diffusione in Italia del Fascicolo Sanitario Elettronico è ancora agli inizi, siamo al di sotto del 9% a livello nazionale, ed è concentrata principalmente nel Nord Italia – sottolinea Navone (Wolters Kluwer UpToDate) -. Ciò che serve dal punto di vista istituzionale sono le risorse economiche che permettano alle istituzioni sanitarie di fare investimenti importanti. In sostanza, servono i budget per iniziare il processo di implementazione del Fascicolo Sanitario Elettronico a livello nazionale”.

Dati, dati, dati: ma come sfruttarli?
brazzolotto-sas.jpgIl sistema sanitario (pubblico o privato che sia) rende disponibile una notevole quantità di dati, che però non vengono utilizzati, come pure sarebbe già possibile, per migliorare i servizi o condividere esperienze di cura/assistenza. Quali sono i passi minimi da compiere per sfruttare meglio le informazioni disponibili? “Dati strutturati e non strutturati, provenienti da fonti interne e esterne, devono essere integrati in modo accurato al fine di fornire basi dati certificate – risponde Francesca Brazzolotto, Sales Manager per i mercati Pal e Sanità di Sas -. Successivamente, essi vanno esplorati e analizzati attraverso modelli analitici evoluti. Le informazioni vanno poi distribuite secondo un piano definito, in base a cosa, chi e in quale modalità. Sicuramente, è importante utilizzare i dati amministrativi già presenti, ma questi devono essere integrati con fonti esterne provenienti dal web o di tipo testuale. Inoltre, solo governance, qualità dei dati e la possibilità di esplorare e analizzare attraverso strumenti user-friendly dinamici e flessibili consentiranno un migliore processo decisionale data–driven, orientato alla fornitura di servizi sanitari e sociali efficienti e mirati”.

Per sostenere questa visione, tuttavia, occorrono cambiamenti che Guidorzi (Intersystems) non manca di sottolineare: “È vero che il sistema sanitario dispone o può disporre di una notevole quantità di dati, ma certamente non li mette a disposizione. Questo deriva da una frammentazione sia organizzativa che delle soluzioni tecnologiche adottate, oltre che da una limitata conoscenza e adesione agli standard internazionali. Quest’ultima cosa oggi sta accadendo, grazie anche alle direttive ministeriali, ma va aggiunto l’obbligo per i fornitori di essere compliant e certificati rispetto agli standard. Il Veneto in questo senso è un buon esempio di percorso virtuoso”.

Aree di sviluppo ad alto potenziale
Anche in base a quanto emerso dall’Osservatorio sulla Sanità Digitale del Politecnico di Milano, tanto le Direzioni Strategiche delle strutture sanitarie quanto i Medici di Medicina Interna individuano nella mancanza di risorse economiche e umane i principali limiti a uno sviluppo più organico e innovativo del comparto. Tuttavia, ci sono aree che potrebbero influenzare un’accelerazione, anche grazie all’inevitabile diffusione di tecnologie come quelle legate all’Internet of Things: “La sfida più importante si basa sulla trasformazione culturale delle aziende e della sanità, che devono adattarsi ai mutamenti continui di mercato e normativi, cogliendo le opportunità dell’evoluzione tecnologica – rimarca Brazzolotto (Sas) -. Oggi siamo in grado di raccogliere dati dalle ricette elettroniche, dagli orologi da polso, dalle app e dispositivi medici. Il corretto utilizzo di questi dati fondamentale per la prevenzione e il supporto in termini di programmazione e previsione sia in ambito clinico che di spesa sanitaria. Le soluzioni IoT possono dare un grande supporto alla trasformazione ma servono risorse, investimenti nella giusta direzione e la capacità di utilizzare modelli e algoritmi giusti”.

Telemedicina e teleconsulto sono aree che, con la diffusione già consolidata della mobility e il progresso costante dell’IoT, potrebbero migliorare sensibilmente la qualità dell’assistenza sanitaria: “Limiti ne vediamo pochi, soprattutto nelle applicazioni in strutture ospedaliere e residenze assistite – ribadisce Scaramuccia (Ibm) -. Oggi la tecnologia, unita agli strumenti di mobility, consente di monitorare i parametri fondamentali secondo un percorso terapeutico personalizzato per ciascun paziente, permette di identificare i segnali di attenzione attivando le necessarie procedure e di registare tutte le azioni mediche e infermieristiche, riducendo al minimo l’imputazione manuale di dati, spesso fonte di errore. Probabilmente, i limiti da superare sono ancora di natura organizzativa, in quanto l’erogazione di servizi sanitari e assistenziali è ancora basata su protocolli e procedure disegnate per operatori all’interno di sedi specifiche, mentre le tecnologie mobili e IoT consentirebbero di ridisegnare i processi e l’organizzazione sfruttando nuovi modelli assistenziali, inclusi quelli da remoto”.

In uno scenario nel quale non si può prescindere dall’intervento delle istituzioni, soprattutto per spingere l’attuazione del Patto per la Sanità Digitale e favorire l’innovazione in modo coordinato, resta da capire quale può e deve essere il ruolo dei fornitori di tecnologia: “Si devono abilitare nuovi scenari collaborativi, dove il partner tecnologico deve essere integrato all’interno del processo anche decisionale e di definizione di roadmap di posizionamento per garantire allineamento reale tra esigenza e competenza tecnologica”, abbozza Zani (Healthy Reply).

Indubbiamente, i tagli al settore operati dagli ultimi governi non hanno aiutato fin qui a sviluppare piani ambiziosi di innovazione e gli 1,3 miliardi che rappresentano il valore del mercato nazionale pesano solo per l’1% sul Pil: “Lo spending Ict del settore utilities vale circa dieci volte tanto, per non parlare del settore finanziario – conclude Guidorzi (Intersystems). La marginalità è molto bassa a causa della frammentazione delle soluzioni, delle gare basate sul prezzo e dei frequentissimi ricorsi. Questo crea un fronte dell’offerta estremamente debole, frammentato e in perenne conflitto, spesso in pesanti difficoltà finanziarie. Occorrerebbe un tavolo di lavoro congiunto tra istituzioni e principali player di mercato, che armonizzasse la domanda indirizzandola verso iniziative congiunte e realizzabili nei tempi previsti dal Patto per la Sanità Digitale”.


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