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Dimension Data: le aziende investono per davvero nel digitale

Il country manager della società, Paolo Panzanini, rileva come una serie di fattori abbia rimesso in moto concretamente la spesa It in Italia. Esiti contrastanti da uno studio globale sul digital workplace.

Trasformazione Digitale
La trasformazione digitale non pare essere l’ennesima definizione vuota per forzare investimenti tecnologici, ma un percorso che le aziende hanno intrapreso con convinzione, per mettere l’innovazione a servizio del business. Questo sta facendo muovere l’Italia e i budget vengono stanziati e poi spesi senza più mettere in cima alle priorità la ricerca del costo più basso. Ad affermarlo è Paolo Panzanini, country manager di Dimension Data, che intende così inquadrare l’attuale momento congiunturale e come la propria azienda può contribuire a orientarlo: “Molte realtà hanno iniziato a capire cosa significa portare componenti dei loro processi su piattaforme avanzate o innovare partendo direttamente in digitale. Il mondo industriale appare fra i più attivi, anche grazie a incentivi come quelli contenuti nella legge Calenda, ma anche il retail o le aziende con filiali o uffici distribuiti stanno facendo la loro parte”.
Panzanini rileva uno scenario nazionale piuttosto dinamico, dove le aziende non guardano più solo al risultato di breve periodo, ma iniziano a interrogarsi sulle mosse da avviare per continuare a rimanere sul mercato per i prossimi decenni. L’Internet of Things è già un dato di fatto in diversi contesti e questo porta alla necessità di gestire e interpretare le informazioni che i dispositivi raccolgono, inquadrarli in processi utili per innovare la produzione, comprendere cosa c’è oltre la vendita di un prodotto e ricavare così vantaggi competitivi: “Il nostro ruolo è quello di essere un system integrator competente e proattivo – puntualizza il manager – per supportare i clienti nelle esigenze di automazione di componenti infrastrutturali, sfruttando le nostre capacità consulenziali e le forti competenze su temi come il multisourcing e l’It ibrida. Su questo stiamo costruendo una crescita che è stata del 50% negli ultimi tre esercizi, con i servizi che ormai pesano per il 65% sul totale”. 

La resistenza al cambiamento frena l’evoluzione verso il digital workplace

Al di là della realtà italiana, Dimension Data osserva da sempre con attenzione le evoluzioni a livello globale, con studi su differenti segmenti del mercato. L’ultimo riguarda il digital workplace, che sembra in forte progresso, ma viene ancora frenato da alcuni fattori soprattutto culturali.
La ricerca, condotta su 850 responsabili aziendali in 15 paesi (Italia compresa), evidenzia come il 46% dei dipendenti lavori a domicilio per una parte del proprio tempo e il 77% lo farà nei prossimi due anni. Tuttavia, poche imprese hanno impostato una vera strategia su questo fronte: “La complessità dell’infrastruttura esistente e la cultura aziendale rallentano il cambiamento delle abitudini lavorative e frenano l’adozione degli strumenti collaborativi e di produttività necessari per ricavare maggiore flessibilità”, rileva Devid Mapelli, Solutions & Marketing Director di Dimension Data Italia.
Lo spazio di lavoro coinvolge diverse tecnologie, che vanno dai device utilizzati alla voce, dal messaging (istantaneo, conferenza, social media) alle applicazioni di produttività, fino ai servizi di supporto. Far funzionare tutto in modo coordinato rappresenta una sfida rilevante per l’It, ma anche una forte componente di integrazione. Lo studio mostra che la resistenza al cambiamento dei dipendenti è l’ostacolo più rilevante (54%), seguito dalla shadow It (53%), dalla difficoltà di misurare il ritorno dell’investimento (53%) e dalla mancanza di leadership (51%).
I motivi di ottimismo, in compenso, risiedono nella percezione delle tecnologie emergenti. L’intelligenza artificiale, per esempio, arriva sotto forma di assistenti virtuali, mentre il 58% delle imprese utilizza già strumenti analitici per migliorare lo spazio di lavoro e un quarto delle imprese si è già rivolta alla realtà aumentata. A questo si aggiunge un 48% che sceglierà strumenti in cloud per il digital workplace.
Per il momento, la collaborazione si attua assai più attraverso la videoconferenza che con i social media (50% di miglioramento della produttività nel primo caso, contro il 25% del secondo), ma in prospettiva vengono apprezzati aspetti del digital workplace che spaziano dall’aumento della mobilità al trasferimento di responsabilità verso utenti più produttivi.
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