Gestire i dati costa sempre di più, per cui hanno senso gli investimenti in funzioni che semplifichino lo storage management
I
CFO probabilmente non saranno mai i manager "tecnici" con cui i CIO e i responsabili IT vorrebbero avere a che fare, non sono nemmeno però
così a digiuno di tecnologie come molti pensano. Un'indagine condotta per conto di Fujitsu su un campione di CFO di tutto il mondo mostra che il loro atteggiamento di fronte all'IT è improntato al
pragmatismo. Per il 59 percento del campione le tecnologie servono ad avere maggiore efficienza operativa, per il 63 percento contano di più quelle che portano valore.
I CFO valutano gli investimenti IT in un contesto di business e, ultimamente, anche dal punto di vista della
gestione del rischio. In questo senso le tecnologie possono essere un punto di vulnerabilità in più ma anche un punto di forza. Sono un problema quando la gestione delle informazioni non è a norma, sono un elemento positivo quando permettono invece di
seguire le normative con più semplicità.
I CFO sanno bene che dovranno affrontare un aumento nel
volume dei dati gestiti in azienda. La fetta maggiore del campione (34 percento) stima che nei prossimi tre-quattro anni il volume dei dati
aumenterà del 50-100 percento. E c'è anche una parte non trascurabile (il 18 percento) che prevede almeno un
raddoppio delle informazioni da gestire.
Dal loro punto di vista i CFO temono una possibile
escalation dei costi collegati all'hardware e alla gestione dei dati, preoccupazione espressa dal 76 percento del campione. A preoccupare è soprattutto lo staff IT: per il 49 percento dei CFO genera gran parte dei costi nella gestione dei dati e per il 44 percento
non è abbastanza preparato, anche se sostituirlo o addestrarlo è problematico secondo il 69 percento.
Da qui l'importanza data dai CFO alle funzioni per l'
automazione nella gestione dei dati, che il 64 percento del campione giudica un investimento sensato. Altri elementi per i quali i CFO appaiono disposti a investire sono la possibilità di aggiungere capacità di storage senza sostituire l'esistente (indicata dal 67 percento dei CFO) e la
flessibilità per assorbire crescite impreviste nella necessità di memorizzazione (60 percento).
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