I rilevatori di presenza basati su un sistema di riconoscimento biometrico consente di fronteggiare il comportamento scorretto di dipendenti che timbrano il cartellino anche per colleghi assenti. Occorre però il benestare del Garante della Privacy.
Non è raro leggere notizie relative
all'abbandono temporaneo del posto di lavoro in molte strutture, dove alcuni impiegati ‘strisciano' il badge dei colleghi assenti per simularne la presenza al lavoro. Si tratta di
una prassi scorretta che potrebbe facilmente essere debellata attraverso l'introduzione di
sistemi di rilevazione presenze basati sul riconoscimento biometrico come quelli proposti da
Zucchetti, che tutelano anche il dipendente perché la loro modalità di funzionamento non prevede la generazione di banche dati centralizzate di impronte digitali, ma
la codifica dell'impronta in modalità alfanumerica e la sua memorizzazione sul badge nell'esclusiva disponibilità del lavoratore.
Come dichiara l'azienda,
i terminali di rilevazione presenze basati sulla biometria sono già utilizzati da tempo in tutto il mondo, soprattutto Negli Stati Uniti, non solo per il controllo accessi, ma anche per la rilevazione presenze mentre in
Italia il Garante della Privacy giudica questa tecnologia ‘sproporzionata' rispetto alla necessità per l'ente pubblico o l'azienda di verificare l'effettiva presenza del dipendente sul luogo di lavoro.
Da anni Zucchetti ha già pronti rilevatori biometrici che rispettano la privacy del dipendente e che allo stesso tempo ne garantiscono la reale presenza al momento della timbratura, ma finora la legge non ne ha consentito l'utilizzo.
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