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ABI: Campania, economia territorio debole, credito ne risente

Nel 2012 il quadro macroeconomico della Regione sconta la mancata crescita generale e impatta sulla domanda di finanziamenti: 69 miliardi di euro a novembre per famiglie e imprese.

Tecnologie
Nel corso del 2012 si è accentuato il calo dell’attività economica in Campania; in flessione sia fatturato che il livello degli ordini in tutti i settori produttivi; solo per le imprese esportatrici e nel segmento turistico si segnalano trend migliori della media. Il rallentamento congiunturale è previsto continuare anche nel 2013.
Le conseguenze si riflettono sulla dinamica del credito che mostra una situazione della Regione in rallentamento: a fine novembre 2012 i finanziamenti bancari destinati principalmente alle famiglie e alle imprese del territorio hanno raggiunto circa 69 miliardi di euro con una variazione del -3,4% rispetto all’anno precedente.
I finanziamenti delle banche alle imprese locali (comprese le famiglie produttrici) sono pari a 38,9 miliardi di euro a novembre 2012, (-4,1% rispetto al 2011; -3,4% il Mezzogiorno); alle famiglie consumatrici sono andati 29,9 miliardi (-2,5% la variazione annua in linea col resto del Mezzogiorno).
A fronte dell’ampio sostegno a famiglie e imprese, il settore bancario sconta ancora la difficile congiuntura economica sul territorio con il risultato che sempre a novembre 2012 il rapporto sofferenze/impieghi ha raggiunto il 10,4%, con sofferenze pari a circa 8,1 miliardi di euro.
In questa fase di crisi, il consolidamento del rapporto tra banche e imprese ha prodotto risultati importanti: l’Avviso comune per la sospensione dei mutui ha rappresentato la prova più tangibile di quanto le banche siano vicine alle imprese.
A febbraio 2012 è stata firmata una nuova intesa che delinea “Nuove misure per il credito alle Pmi”: in dettaglio, ai sensi di tale iniziativa le banche hanno sospeso quasi 68.633 finanziamenti a livello nazionale (che si aggiungono ai 260.000 dell’Avviso comune scaduto il 31 luglio 2011), pari a 22,4 miliardi di debito residuo (in aggiunta ai 70 miliardi dell’Avviso comune) con una liquidità liberata di 3,3 miliardi. Alla Campania è riconducibile circa il 3,2% del totale delle operazioni sospese e 5,7% dell’ammontare complessivo delle quote capitali sospese.
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