Collaborare con i clienti per delineare le soluzioni tecnologiche ai loro problemi permette di concretizzare meglio le potenzialità della digitalizzazione
Stiamo vivendo una digital transformation o una digital disruption? La risposta è ovvia (entrambe) ma il punto di vista dei due termini è leggermente diverso. Il primo mette in evidenza il
valore trasformativo delle tecnologie, il secondo che comunque le aziende hanno davanti una fase in cui i punti di riferimento storici
spesso saltano e bisogna adattarsi a uno scenario di veloce cambiamento. Vale anche per i fornitori di tecnologia, spiega
Fujitsu: "
Cambia il modo in cui rispondere ai cienti, dobbiamo innovare portando nuove idee sul mercato con una prospettiva che non è solo tecnologica e dobbiamo farlo a grande velocità", ha messo in evidenza
Duncan Tait, Senior Executive Vice President and Head of EMEIA and the Americas durante il
Fujitsu Forum 2017 di Monaco.
Dato questo scenario, non stupisce che molte aziende abbiano un
atteggiamento prudente verso la digital transformation. Secondo un'indagine Fujitsu le aziende vogliono seguire questa strada ma
i fallimenti ci sono e sono costosi: il 28 percento del campione ne ha sperimentato almeno uno che è costato
tra 423 e 555 mila euro. Non poco, infatti molte aziende dopo eventi del genere diventano "risk-averse" e frenano la digitalizzazione. Che è una cura
peggiore del male (la metà dello stesso campione indica che la digital transformation ha portato risultati concreti) ma quantomeno comprensibile per chi ha davanti la rigidità dell'IT tradizionale, la mancanza di competenze e la pressione della concorrenza.
Fujitsu ha delineato una metodologia che le aziende devono seguire per guidare la digital transformation e l'ha sintetizzata nella sigla
PACT, che sta per
People, Actions, Collaboration, Technology. Il valore di questi quattro elementi è abbastanza chiaro e le aziende devono mirare a massimizzarlo. Più interessante è considerare il
concetto di co-creation che l'azienda giapponese porta avanti, perché tratteggia anche il ruolo che intende avere come fornitore tecnologico. Sempre nell'ambito della sua strategia complessiva ("
contribuire a creare una networked society, diventando una connected services company", sintetizza Tait) e dei
trend tecnologici per gli ambiti più importanti in questa fase (cloud, AI, IoT e sicurezza).
Per Fujitsu la digital co-creation significa non approcciare l'utente affermando di avere una soluzione a priori ma collaborando per arrivare a
una soluzione specifica congiunta, identificando i punti chiave su cui concentrarsi. Il foronitore quindi ha un ruolo di co-innovazione e co-invenzione. In questo senso Fujitsu ha messo in evidenza quattro progetti particolari di co-innovazione con le aziende utenti.
Insieme a
Siemens Gamera ha sviluppato un sistema di machine learning per velocizzare la scoperta di eventuali difetti nelle pale delle turbine eoliche. Queste vengono sottoposte a un processo di scansione a ultrasuoni e un algoritmo di
machine learning esamina le immagini che ne derivano, segnalando possibili problemi. In questo modo il controllo di una pala eolica è passato in media da 9 ore a una quarantina di minuti. Machine learning anche per un progetto con il
San Carlos Hospital di Madrid, dove un algoritmo addestrato con i dati anonimizzati dei pazienti aiuta i medici nella valutazione del loro stato di salute mentale, con una precisione dell'85 percento.
Più in stile smart health e Internet of Thing, invece, i progetti collegati a due ospedali olandesi. Si tratta in entrambi i casi di sistemi sviluppati per il monitoraggio continuo dello stato di salute dei pazienti, grazie a wearable e a infrastrutture IoT. Per lo
Slingeland Hospital il monitoraggio è interno all'ospedale e ha il vantaggio di dare un controllo continuo senza impegnare il personale, per la
Sint Maartenskliniek si tratta di un monitoraggio da remoto che permette ai pazienti di seguire a casa la terapia post-operatoria.
Certo per tutto questo servono
prodotti e servizi e Fujitsu in tal senso di novità ne ha presentate (ne trattiamo più approfonditamente in
un altro articolo) spaziando dal cloud all'edge computing, passando anche per le nuove frontiere del quantum computing e l'onnipresente sicurezza. Il focus
resta però più esteso, con le tecnologie come enabler per soluzioni verticali create grazie alla sinergia e sulla cooperazione tra fornitore e cliente. Una collaborazione che ha gradi di profondità variabili a seconda dei casi ma che comunque
dà una flessibilità in più ai clienti nell'affrontare la loro trasformazione.
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