Gli operatori italiani del Building Information Modeling vogliono spingere le nuove tecnologie per la progettazione, peraltro obbligatorie entro pochi anni
Il
Building Information Modeling questo sconosciuto? Per ingegneri e progettisti italiani il problema ormai non si pone più: le realtà attente all'innovazione hanno molto probabilmente già considerato il salto (metaforico) dal CAD al BIM, ci ha pensato il nuovo
Codice Appalti a rendere le tecnologie afferenti al BIM obbligatorie per chiunque. Ovviamente con gradualità: da
inizio 2019 per le opere con base di gara da 100 milioni di euro in su e poi, a passi successivi, per valori progressivamente inferiori sino a comprendere a inizio
2025 tutte le opere.
Si tratta di una evoluzione significativa che coinvolge un gran numero di figure (committenti, progettisti, costruttori, manutentori, enti pubblici...) e che impone la diffusione di una
maggiore conoscenza sia sulle tematiche del BIM sia sulla filiera delle realtà che possono fornire competenze e soluzioni. Per questo è nata
AssoBIM, associazione che riunisce diverse entità collegate al mondo BIM (per ora 15, ma il numero è destinato a crescere) e che si pone come primo obiettivo
spingere la crescita di un approccio che è tra i principali driver per il futuro dell'edilizia.
AssoBIM ha intenzione anche di giocare un ruolo importante nello
sviluppo della legislazione legata al BIM e più in generale alla elaborazione delle norme collegate al Building Information Modeling, in qualsiasi ambito. Si va dalla definizione degli standard a quella delle figure professionali specifiche, elemento questo che richiama anche la questione delle
certificazioni.
I soci fondatori di AssoBIM sono Anafyo, BIMobject, Contec Ingegneria, DVA - Bimfactory, Edilclima, Graphisoft, Lemsys, Logical Soft, MC4Software, OneTeam, PlusArch, Progetto CMR, STA Data, Servizi Tecnici B&G, STR - Team System. La presidenza dell'associazione è stata affidata ad
Adriano Castagnone di STA Data.
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