Come aiutare le aziende a sfruttare la potenza e intelligenza ereditate dalla nuova ondata tecnologica per modernizzare infrastrutture esistenti e/o procedere all’introduzione ex novo di progetti e soluzioni digitali
Hpe alla prova del nove. Il 2018 sarà l’anno in cui il gigante dell'IT si misurerà definitivamente con il mercato nella sua nuova dimensione d'impresa, mettendo in gioco l’arsenale tecnologico e l’assetto organizzativo configurato a partire dallo spin off con Hp. Non ci sono più alibi: uscita di scena
Meg Whitman, artefice del new deal, il nuovo Ceo
Antonio Neri dovrà dimostrare di avere tutte le carte per competere da protagonista nell’era della trasformazione digitale.
Come dice
Stefano Venturi, amministratore delegato di Hpe Italia, “
E' arrivato il tempo dell’execution” ovvero il tempo di mettere in atto tutte quelle competenze che consentono il trasferimento di tecnologie, soluzioni e servizi al mercato. In altre parole, aiutare le aziende a sfruttare la potenza e intelligenza ereditate dalla nuova ondata tecnologica per modernizzare infrastrutture esistenti e/o procedere all’introduzione ex novo di progetti e soluzioni digitali.
Obiettivo che mette al centro la capacità di t
rasferire conoscenze e competenze all’ecosistema dei partner in modo che siano attrezzati per aprire una nuova dialettica di business improntata alla creazione di valore. Punto, quest’ultimo, che vede come elemento unificante l’elaborazione di strategie mirate alla
valorizzazione dei dati in ambienti on e off premise, nel data center aziendale e in cloud, presso infrastrutture centralizzate e distribuite poiché, come dice Venturi, “
Il mondo nuovo è un mondo ibrido”.
Per Hpe significa portare il
paradigma dell’elaborazione flessibile e dinamica - si pensi per esempio all’iperconvergenza e al sofware defined - all’interno di contesti di processo che tendono a travalicare il classico perimetro aziendale con
edge e cloud che diventano i riferimenti abilitanti scenari di real time computing e big data analytics. Per le aziende tutto ciò si traduce nella possibilità di acquisire velocità, maggiore capacità di reazione ai cambiamenti, creazione di nuovo mercato e messa a punto di nuovi modelli di business.
Ecco, quindi,
risorse server, di storage e di rete sempre più potenti e dinamiche allocabili nei più diversi contesti applicativi, la disponibilità di soluzioni di intelligence, per rendere sempre resiliente e automatizzato l’ambiente di data center in chiave di predictive maintenance, l’apertura verso dimensioni cloud pubbliche, siano esse di derivazione AWS, Azure o di provider parte integrante dell’iniziativa Cloud28+. Uno scenario complesso, che necessita di nuovi strumenti di gestione poiché, come si è sempre affermato,
la potenza è nulla senza controllo. Ne è una testimonianza l’annuncio di OneSphere, soluzione concepita per abilitare, per l’appunto, la gestione di piattaforme ibride.
La proposizione di Hpe si va così ad estendere a tutto lo spettro applicativo riferibile all’economia digitale introducendo allo stesso tempo una diversa logica di investimento (
Flex Consumption) che permette ai clienti di adottare un approccio as a service a tutto l’ecosistema ibrido di infrastruttura, on e off premise.
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