Risultati record per Intel nel quarto trimestre 2017, con crescite interessanti per la parte strategica data-centric
Intel ha chiuso bene il 2017 mettendo a segno un trimestre nettamente positivo, in cui ha registrato ricavi record per oltre
17 miliardi di dollari (+4 percento anno su anno) e un utile operativo di 5,4 (+19 percento). Il risultato netto però è negativo, con un
passivo trimestrale di 700 milioni di dollari, perché come altre aziende americane anche Intel ha subito una rilevante tassazione una tantum di oltre 5 miliardi, legata a una riforma approvata lo scorso dicembre. Guardando ai
risultati non-GAAP, che non tengono conto di questa uscita, l'utile netto del trimestre è di
5,2 miliardi di dollari (+34 percento anno su anno).
Considerando
tutto il 2017, Intel ha fatto registrare un giro d'affari di
quasi 63 miliardi di dollari (+6 percento rispetto al 2016) con un utile operativo di 18 (+39 percento). L'utile netto GAAP è di 9,6 miliardi (-7 percento) a causa delle tasse di fine anno, quello non-GAAP è di 16,8 (+27 percento).
È interessante analizzare quanto dei risultati Intel derivi dal segmento tradizionale del mercato PC e quanto invece dai prodotti, definiti
data-centric, su cui l'azienda ha deciso di
puntare strategicamente. La
parte tradizionale fa prevedibilmente ancora la gran parte del giro d'affari della società - 9 miliardi sui 17 del trimestre - ma è altrettanto prevedibilmente in flessione (-2 percento anno su anno).
Cresce invece la
parte data-centric, che comprende i prodotti delle divisioni Data Center Group (DCG, 5,6 miliardi di dollari nel trimestre),
Internet of Things Group (IOTG, 879 milioni), Non-Volatile Memory Solutions Group (NSG, 889 milioni) e Programmable Solutions Group (PSG, 568 milioni). La crescita di tutti questi segmenti insieme è del
21 percento anno su anno, in linea con quella del solo DCG.
Queste cifre permettono di
ipotizzare le prossime linee di sviluppo per l'andamento del business Intel. È una facile previsione affermare che la parte data-centric supererà quella tradizionale già nel corso del 2018. I tassi di crescita sono così diversi che
il sorpasso è quasi scontato, anche se Intel stessa ammette che la fine del 2017 ha visto una spesa del segmento enterprise e hyperscaler
superiore alle previsioni, per la stagionalità del mercato ma anche per effetto del lancio dei processori Xeon di ultima generazione Skylake.
È probabile che la parte datacenter di Intel torni a crescite più contenute nel corso del 2018 e soprattutto a
margini più limitati. Intel ha chiuso il trimestre con margini lordi superiori al 60 percento, segno di una netta predominanza sul mercato. Non è una novità, ma nel mondo
dei grandi provider e degli hyperscaler è prevedibile che quest'anno si veda per la prima volta da tempo
una vera concorrenza da parte di chi propone piattaforme alternative sia x86 (quindi essenzialmente
AMD) sia - più marginalmente - di tipo nettamente diverso (in specie ARM). Una concorrenza che non scalzerà gli Xeon ma che darà più dinamismo a tutto il settore.
Chi si aspettava effetti immediati del "caso"
Meltdown e Spectre sul business Intel è rimasto prevedibilemnte deluso. Se ci saranno, gli impatti si vedranno nei prossimi mesi. Ma nel commentare i risultati finanziari il CEO
Brian Krzanich ha annunciato, senza però dare particolari dettagli in merito, che già nel 2018 vedremo i primi processori che
risolvono in hardware i problemi attuali legati alla speculative execution. Non è chiaro se si tratterà unicamente dei chip di nuova generazione
Cannonlake o se saranno "patchate" anche le attuali generazioni Kaby Lake, Coffee Lake e Skylake.
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