Salvatore Barone, vice presidente Fapi: "La globalizzazione e la cosiddetta quarta rivoluzione industriale impongono sfide epocali alle Pmi che rappresentano il 98% delle imprese italiane e impiegano oltre il 55% dei lavoratori".
Per arrivare all’
Industria 4.0 occorre formare i lavoratori delle imprese, specie delle piccole e medie, attraverso una formazione
innovativa, continua, di qualità e legata all’attuale domanda del mercato, una
formazione 4.0.
A questi temi è stata dedicata la riflessione nel corso del convegno organizzato
da Fapi - Fondo Formazione PMI a Bologna dal titolo
Coltivare il Talento Fapi 4.0, che ha visto la partecipazione di importanti key opinion leader, imprenditori e operatori del settore.
«
Solo l’8,3% dei lavoratori italiani è impegnato in programmi di formazione permanente. C’è quindi ancora molto da fare e questo è il momento giusto per rilanciare in modo serio e importante la formazione continua e le politiche per il lavoro - ha detto nella sua introduzione
Francesco Lippi, Presidente del Fapi -. Il Fapi, il fondo interprofessionale per la formazione continua nelle piccole e medie imprese, è pronto e in prima linea per fare sempre di più, anche con
strumenti flessibili come lo sportello impresa, che finanzia formazione mirata e di qualità,
e lo sportello per gli aggregati di rete che prevede contributi per gruppi omogenei di imprese di un territorio o di un settore o filiera produttiva».
Fapi ha sviluppato in 15 anni di attività esperienze e competenze per rispondere a questa necessità, basti pensare che
sono stati erogati più di 50 milioni di euro in formazione negli ultimi 4 anni - 16 mln di euro solo nel 2017, e sono stati coinvolti complessivamente 37.000 aziende e 360.000 lavoratori in tutta Italia.
«La globalizzazione e la cosiddetta
quarta rivoluzione industriale impongono sfide epocali alle PMI che rappresentano il 98% delle imprese italiane e impiegano oltre il 55% dei lavoratori - ha sottolineato
Salvatore Barone, vice presidente Fapi -. Sono pertanto necessari continui investimenti in innovazione sul piano produttivo, organizzativo e delle risorse umane che devono avere al
centro la qualità del lavoro. È perciò necessario che
il patrimonio di competenze delle PMI accumulato negli anni si adegui alle nuove esigenze, così come richiede e incentiva a fare il piano nazionale Industria 4.0 con le dotazioni tecnologiche, e venga trasmesso alle nuove generazioni di lavoratori».
In Emilia Romagna il tessuto delle PMI è particolarmente rilevante e altrettanto sviluppata è l’attività di
Confapindustria Emilia Romagna dove oltre 1.600 imprese, che contano 18.000 collaboratori, hanno aderito a Fapi.
«Grazie a un sistema capillare e ben funzionante di formazione finanziata anche le aziende più piccole possono accedere a una formazione di pari livello delle realtà più grandi e coerente con le loro attuali esigenze – ha sottolineato
Andrea Paparo, direttore
Confapindustria Emilia Romagna -. Tra
i corsi cui hanno avuto maggiormente accesso le PMI dell’Emilia Romagna, quelli relativi a comunicazione e marketing, lingue straniere, internazionalizzazione, risorse umane e management, sviluppo organizzativo, informatica, amministrazione e contabilità, salute e sicurezza sul lavoro: tutte leve chiave per garantirne la competitività».
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