Le nuove tecnologie interessano anche chi si occupa di procurement, l'approccio però è ancora molto tattico e poco strategico
La
University of Applied Sciences Wuerzburg-Schweinfurt (FHWS) ha condotto una indagine per comprendere quanto e come la trasformazione digitale stia interessando anche il settore del
procurement. Per questo ha coinvolto un campione di oltre duemila manager che nelle loro imprese si occupano appunto di procurement, attività che sta (sin troppo lentamente) evolvendo da un ruolo tattico e focalizzato solo sui
risparmi nel breve termine a una concezione più strategica. In questo senso la Digital Transformation, indica la ricerca, potrebbe essere un ulteriore fattore di spinta.
A indicarlo è soprattutto il
gap marcato tra le possibilità che gli stessi responsabili del procurement vedono tra le possibilità offerte dalle nuove tecnologie e il tasso di adozione che queste hanno nelle imprese. La larga maggioranza (83 percento) del campione dell'indagine - eseguita insieme a
SAP Ariba - indica che quest'anno la Digital Transformation interesserà il procurement e la supply chain più che nel 2017. Ma di fronte a questa percentuale
solo il 5 percento del campione dichiara di avere già in essere processi di procurement fortemente automatizzati.
Colpisce in particolare l'alta percentuale (21 percento) di aziende in cui i processi di procurement
sono in prevalenza manuali. In alcuni settori anche importanti questa percentuale è ancora più alta, ad esempio sale al 29 percento nel comparto
finanziario e al 26 percento nel
retail. Non stupisce quindi che l'automazione dei processi sia nella roadmap di buona parte (63 percento) degli intervistati.
Diversi elementi frenano secondo l'indagine l'evoluzione digitale del procurement. Un primo ostacolo è ancora
organizzativo: non esiste una uniformità sufficiente nella "catena di comando" vista da chi si occupa di procurement in azienda. Poche imprese (circa un quinto) hanno un
Chief Procurement Officer, nella maggior parte dei casi (34 percento) il riferimento gerarchico è il CFO, più raramente il COO o il CEO.
Forse anche per questo le
metriche usate per valutare il procurement sono ancora molto tattiche: risparmiare o comunque evitare costi, in seconda battuta soddisfare i requisiti di compliance nella gestione dei fornitori. In coda invece altri compiti che hanno
una concezione più a largo raggio, come spingere i fornitori a innovare, ridurre il rischio d'impresa o razionalizzare gli acquisti rendendoli meno opportunistici.
Sullo sfondo restano altre due tematiche che sono critiche per qualsiasi funzione aziendale cerchi di evolvere digitalmente:
il budget è poco e mancano le competenze. Per il 19 percento del campione le restrizioni sul budget sono il principale ostacolo all'ottimizzazione del procurement, mentre lato competenze il 30 percento dichiara di non avere personale abbastanza preparato.
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