Una indagine Reuters indica che le Authority nazionali europee non sono in grado di controllare proattivamente le compliance al GDPR
Si chiede alle imprese di
essere pronte per il
GDPR ma, a quanto pare, non lo saranno
nemmeno le authority nazionali che dovranno, dal prossimo 25 maggio, verificare la loro compliance. Lo ha rilevato una indagine condotta da Reuters: delle 24 authority contattate (16 nazionali e 8 di Stati federali tedeschi), ben 17
hanno indicato che non hanno
abbastanza fondi o abbastanza poteri per assolvere proattivamente al proprio ruolo.
Reuters riporta in modo specifico una dichiarazione di
Antonello Soro, presidente dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali. Secondo Soro, il budget 2018 a disposizione dell'Autorità italiana (meno di 25 milioni di euro) e lo staff (122 persone)
sono insufficienti per verificare la compliance delle imprese. Servirebbero il doppio dei fondi e uno staff di almeno 300 persone.
La maggior parte dei responsabili delle altre authority europee
ribadisce questo concetto. Solo cinque authority hanno indicato di avere risorse sufficienti alle proprie necessità, mentre altre undici ritengono di poterle avere in futuro. Tutto questo non vuol dire che il GDPR verrà ignorato, ovviamente. Solo che nella gran parte dei casi le authority nazionali si muoveranno
solo dopo segnalazioni o denunce e con investigazioni nel merito.
Sembra assai difficile quindi che a livello europeo l'avvio definitivo del GDPR dia inizio anche a controlli "dimostrativi" a tappeto. Un altro problema da affrontare in tal senso, segnala Reuters, è che almeno inizialmente non appere plausibile che tutte le authority adottino
lo stesso metro di valutazione. Anche se esiste un organismo europeo di coordinamento - lo European Data Protection Board (EDPB) - ci vorrà un certo periodo di rodaggio prima che il suo lavoro possa effettivamente portare le varie Autorità a giudicare i casi in maniera armonica.
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