Le tecnologie di Velostrata sono nate per gestire con semplicità e automazione il passaggio dei workload dall'on-premise al cloud
Google ha annunciato l'
acquisizione di Velostrata, software house israeliana nata circa quattro anni fa che si è focalizzata sullo sviluppo di tecnologie per la migrazione delle applicazioni
verso ambienti cloud. L'acquisizione,
spiega Google, serve a integrare direttamente in Google Cloud queste tecnologie, portando
due vantaggi alle aziende utenti: "
adattare al volo i loro workload per l'esecuzione in cloud e disaccoppiare la parte di computing dallo storage senza un degrado delle prestazioni".
Dietro questa sintesi dei vantaggi tecnologici dell'acquisizione c'è un approccio che Velostrata definisce di
real-time agentless workload streaming. Questo permette, secondo la software house israeliana, di passare i workload dai sistemi interni al datacenter
verso il cloud - e viceversa - in maniera del tutto
trasparente per le applicazioni.
Il sistema sviluppato (e brevettato) da Velostrata si basa sull'installazione di
due appliance virtuali, una on-premise e una nell'ambiente cloud di destinazione, tra cui viene definita una VPN per lo scambio sicuro dei dati.
Nel datacenter di partenza la parte di elaborazione dei workload viene
separata da quella di gestione dei dati e le corrispondenti macchine virtuali vengono riavviate nel cloud, fornendo loro solo i dati necessari al primo avvio. In questa fase le macchine virtuali vengono anche, se necessario,
adattate alle esigenze dell'hypervisor di destinazione.
Dopo l'avvio delle macchine virtuali i dati necessari all'esecuzione dei workload vengono
man mano trasferiti dall'on-premise al cloud, utilizzando tecniche di
ottimizzazione del traffico WAN per non avere un abbassamento delle prestazioni percepite. Le modifiche stabili ai dati memorizzati vengono
sincronizzate tra il cloud e lo storage on-premise.
A questo punto l'azienda può decidere di
migrare definitivamente i dati dallo storage on-premise verso lo storage in cloud, disattivando una volta per tutte l'elaborazione in locale e completando il passaggio al cloud. Oppure, se si trattava solo di una prova o se l'esecuzione in cloud non è stata convincente,
tornare sui propri passi e ripristinare le macchine virtuali on-premise. In entrambi i casi è garantita la consistenza dei dati e delle applicazioni.
In questo modo, spiega tra l'altro Velostrata, le aziende utenti possono effettuare un vero test sul campo di quanto uno specifico workload eseguito nel datacenter sia
effettivamente trasportabile in cloud. Dato che l'operazione di streaming in cloud richiede pochi minuti, non ci sono particolari ostacoli che impediscano di testare la migrazione per qualsiasi tipo di applicazioni, con la tranquillità di
poter tornare indietro alla situazione di partenza. Ora questa possibilità dovrebbe estendersi a tutti i clienti di Google Cloud, mentre probabilmente la perderanno quelli che usano AWS e Azure, le altre due piattaforme con cui opera Velostrata.
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