La probabile uscita di Qualcomm dal settore rilancia una domanda che ci si fa da anni. E che ha riposte di mercato più che tecnologiche.
La notizia di questi giorni è la possibile
uscita di Qualcomm dal settore dei
processori ARM per server, dopo aver presentato la nuova linea Centriq meno di un anno fa. La notizia non è confermata ma riporta alla ribalta una domanda che in campo datacenter ci si fa
da anni a intervalli regolari: i processori ARM
riusciranno davvero a ritagliarsi un loro spazio nel mercato datacenter? Dare una risposta non è semplice perché la questione non è solo tecnologica. Nel mondo mobile e (
non solo) l'architettura ARM è predominante, ma per portarla con decisione nei server occorrono
ricerca, investimenti e pazienza. Tre elementi che le aziende interessate hanno dimostrato di avere raramente.
Qualche anno fa sembrava ci fossero
molti vendor interessati a sviluppare processori ARM adatti ai sistemi da datacenter. Broadcom, Cavium, Marvell, Freescale, Qualcomm, AMD, la stessa Samsung avevano più o meno concretamente intrapreso questa strada. Oggi il numero si è
drasticamente ridotto, anche per una raffica di acquisizioni che ha colpito i piani di ipotetico sviluppo.
Per capire queste dinamiche bisogna tenere presente che lo sviluppo di processori ARM di solito non è l'unico business delle aziende citate e spesso
nemmeno quello principale. È quindi tra i primi candidati a passare nel dimenticatoio quando si presentano altre opportunità più interessanti o ad essere ceduto in caso di acquisizioni o riorganizzazioni. Un destino che in questi ultimi anni ha colpito i processori Vulcan di Broadcom, le CPU ARM di AMD, la linea X-Gene di Applied Micro. I processori Centriq di Qualcomm
sono probabilmente un caso simile e cadono vittima della razionalizzazione che l'azienda ha dovuto seguire per difendersi dal tentativo, poi fallito, di acquisizione da parte di Broadcom.
Chi resta quindi in campo per portare ARM nei datacenter?
Nessuno dei classici nomi noti anche al grande pubblico. Intel non ha alcun interesse perché controlla già la
piattaforma dominante (
Xeon), AMD nemmeno perché ha una soluzione più valida (
Epyc), IBM deve pensare semmai a PowerPC, altri plausibili (Oracle, Fujitsu...) sono decisamente concentrati sul loro mercato specifico.
Dei produttori già impegnati in campo ARM, invece, ne restano
solo due che sembrano poter proseguire la loro strada. Uno è
Cavium, l'unico vendor ad avere una linea (ThunderX) di CPU ARM per server che ha sia una buona storia ale spalle, sia linee di sviluppo e roadmap precise. Poi c'è
Ampere, che di fatto è una startup ma che può contare su tre punti di forza: i fondi di Carlyle Group, la linea di processori X-Gene acquistata da Applied Micro e un management che comprende molti nomi noti fuoriusciti da Intel (Renee James
in testa).
C'è poi il
fai-da-te, ovviamente su grande scala. Una iper-scala, ad essere precisi: gli hyperscaler alla Amazon progettano e fanno realizzare i propri sistemi server già da tempo, le tecnologie ARM potrebbero rivestire un certo interesse in tal senso. Forse, considerato anche il
clima internazionale, più per gli
hyperscaler cinesi (Alibaba, Baidu, Tencent) che per quelli statunitensi.
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