Una ricerca su 500 aziende con fatturato non superiore a 50 milioni di euro vede in pole position Cloud, IoT e Machine Learning. Ma mancano alcune competenze.
“Vexata quaestio”, verrebbe da dire. Perché forse l'ostacolo maggiore alla trasformazione è la
mancanza di competenze digitali. A puntare il dito sulla necessità di talenti specifici sono questa volta le
Piccole e Medie Imprese italiane. Non tutte ovviamente, ma un buon
43 per cento di quelle intervistate per la ricerca "
La digital transformation e l'innovazione tecnologica delle PMI italiane nel 2018", realizzata dalla Scuola dell'innovazione di
Talent Garden,
Cisco Italia, Enel e
Intesa Sanpaolo, con il supporto dei ricercatori del
Master in Digital Transformation per il Made in Italy.
Di aziende ne sono state interpellate circa
500, appartenenti a diversi settori di attività, ma tutte accomunate dal non superare i 50 milioni di fatturato. Vere PMI, in sostanza. Che nell’arco dei prossimi tre anni prevedono di investire in particolare su tecnologie quali
Cloud (35 per cento),
Internet of Things (33 per cento),
Machine Learning (28 per cento) e
Blockchain (27 per cento): sono queste le armi innovative considerate più efficaci per lo sviluppo del business.
Confortante il dato secondo il quale è dell’
86 per cento la quota delle aziende che nel 2017 ha investito una parte del proprio fatturato in trasformazione digitale, anche se sono soprattutto le aziende più giovani, ovvero il
53 per cento del campione, a investire maggiormente nella digital transformation, destinando percentuali più elevate di fatturato, rispetto al
47 per cento delle aziende presenti sul mercato da più di 25 anni, confermando la difficoltà delle aziende non native digitali ad adattarsi ai trend dell’innovazione.
Va comunque rilevata la crescente consapevolezza tra le imprese dell'importanza della digitalizzazione: il
67 per cento delle PMI interpellate pensa che l'innovazione abbia maggiore influenza sull'acquisizione di un vantaggio competitivo, il 49 per cento sull'
aumento della produttività, il 48 per cento sul
miglioramento della qualità percepita dei clienti e il 47 per cento sulla
qualità interna del lavoro. D'altra parte, malgrado la maggioranza delle imprese intervistate abbia interpretato correttamente il significato della digital transformation, dallo studio appare evidente che l'effettivo cambiamento organizzativo sia ancora limitato all'ambito della comunicazione e affidato a professionisti appartenenti al marketing, per il 63 per cento delle aziende, e non a figure specifiche come il “
digital officer”.
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