Un’indagine di Capgemini fotografa i contorni della trasformazione, che però richiede investimenti, anche in competenze digitali
È il
Digital Transformation Institute di
Capgemini a rivelare che
tramite la realizzazione di dispositivi smart e connessi, l’industria manifatturiera può aumentare i ricavi tra i 519 e i 685 miliardi di dollari a livello globale entro il 2020. Il report “
Digital Engineering: The new growth engine for discrete manufacturers” evidenzia però che è comunque necessario che le aziende investano in digital continuity e in competenze digitali.
Le aziende manifatturiere non hanno perso l’appuntamento con le nuove tecnologie, e stanno già riequilibrando di conseguenza i propri investimenti in ambito IT: quasi
il 50 per cento dei produttori punta a investire oltre 100 milioni di euro in piattaforme PLM (Product Lifecycle Management) e in soluzioni digitali nei prossimi due anni, mentre
la percentuale di budget IT destinata al mantenimento di sistemi legacy è diminuita in modo significativo, dal 76 per cento nel 2014 al 55 per cento nello scorso anno. Di conseguenza, le aziende stimano che, entro il 2020, quasi la
metà dei loro prodotti diventerà smart e connesso, con un aumento del 32 per cento rispetto al 2014. Inoltre, quasi uno su cinque (il 18 per cento) degli intervistati dichiara di voler passare da un business model basato completamente sui prodotti a uno fondato esclusivamente sui servizi.
La ricerca, alla quale hanno preso parte
1.000 top manager di aziende manifatturiere di nove Paesi in tutto il mondo, tra i quali anche l’Italia, ha però evidenziato che se i produttori vogliono capitalizzare sulle opportunità legate a prodotti connessi e smart, dovranno anche migliorare le proprie competenze IT e software. Secondo il report, tra le capacità attualmente a disposizione, quelle insufficienti sono legate alla gestione dei dati per l'86 per cento degli intervistati, mentre
il 95 per cento ha scarse competenze in materia di progettazione di app e il 94 per cento per quanto riguarda l'intelligenza artificiale. Il report aggiunge che le assunzioni non colmeranno completamente il gap digitale, il che significa che le aziende dovranno
investire in formazione, strumenti e nuovi modi collaborativi di lavorare per i propri dipendenti.
Parallelamente, lo sviluppo di un ecosistema digitale esteso sarà fondamentale per la progettazione e fornirà nuovi servizi end-to-end. Ma dato che
i prodotti diventano sempre più connessi, i produttori dovranno anche integrare funzionalità software nei loro processi di progettazione. I cicli di prodotto andranno adattati per soddisfare le richieste di aggiornamenti frequenti - un fenomeno comune nel mondo del software. La ricerca mostra che per i produttori il ruolo dei software e dell’IT all’interno dei prodotti rappresenta uno dei primi tre fattori che influenzano il business, insieme al
mantenimento della digital continuity e al passaggio da business model incentrati su prodotti a quelli basati su servizi. Laura Muratore, Vice President, Head of Manufacturing, Retail and Distribution di
Capgemini Italia ha commentato:
"Con i significativi ricavi potenziali che possono scaturire dai prodotti smart e connessi e la digital continuity prevista nei prossimi due anni, i produttori non possono più ignorare la necessità di investire in nuove tecnologie. Tuttavia, la strada è in salita. I produttori devono bilanciare le diverse priorità, cioè sostenere le proprie attività principali mentre investono nell'accelerazione digitale. È necessario investire in competenze digitali, ecosistemi, strumenti, roadmap e nuovi modi di lavorare. C’è tanto da fare, ma chi riuscirà a farlo bene otterrà una leadership sostenibile".
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