Microsoft testa datacenter sottomarini da collocare lungo le coste: sono a impatto zero e più pratici da realizzare di quelli convenzionali
Quale collocazione è quella ideale per un
datacenter? Dipende dall'obiettivo specifico che ci si pone nella sua ideazione, ovviamente, e chi in particolare punta a un
impatto energetico vicino allo zero cerca di posizionare le infrastrutture IT là dove le condizioni ambientali favoriscono l'uso di energie rinnovabili o più semplicemente il condizionamento degli ambienti. In quest'ottica
Microsoft sta testando una collocazione davvero inusuale: sul fondo del mare.
A nord delle Isole Orcadi, in Scozia, Microsoft ha infatti installato un
datacenter sottomarino di test: 864 server collocati in un container sigillato che è stato posto sul fondo del Mare del Nord. E' la seconda fase di
Project Natick, una iniziativa che Microsoft ha avviato
qualche anno fa per testare la fattibilità di datacenter sottomarini progettati per operare a lungo - idealmente cinque anni - senza alcun intervento umano.
Un datacenter sottomarino ha diverse
caratteristiche positive dal punto di vista del consumo di energia. Molti elementi "energivori" non sono necessari - ad esempio l'illuminazione, dato che non vi entrerà mai nessuno - e le bassissime temperature delle profondità del Mare del Nord risolvono il problema del condizionamento degli ambienti.
Nel caso specifico, poi, il nuovo datacenter di Microsoft trae energia da un fornitore delle Isole Orcadi che usa
solo fonti rinnovabili, quindi il suo impatto ambientale energetico è davvero nullo. Microsoft sta inoltre studiando la possibilità di rendere i datacenter sottomarini
del tutto autonomi, collegandoli a propri sistemi di generazione che usano la forza del vento o delle maree.
Ambiente a parte, secondo Microsoft un datacenter sottomarino ha anche altri vantaggi rispetto a uno convenzionale. E'
molto più veloce da realizzare e implementare: meno di 90 giorni contro
circa due anni di media. Le basse temperature ambientali riducono il tasso di malfunzionamenti dei sistemi a causa del surriscaldamento e ovviamente
si riducono i problemi di sicurezza perché non è fisicamente previsto che qualcuno vi entri, autorizzato o meno.
I datacenter "sommersi" sono quindi un'opzione interessante, secondo Microsoft, specie considerando che un numero elevato di grandi centri urbani sono localizzati immediatamente di fronte o vicino al mare. L'unico ostacolo evidente è che in caso di guasto di qualche componente
non c'è possibilità di ripararlo, quindi la progettazione del datacenter deve essere pensata all'insegna della
massima availability. Un datacenter "lights out", quindi: gestito da remoto per tutto e dotato di funzioni di intelligenza artificiale sempre attente a
prevedere ed evitare guasti.
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