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I supercomputer più veloci del mondo non hanno segreti per Red Hat

La piattaforma Enterprise Linux alla base di due dei primi tre computer più potenti in assoluto

Tecnologie Cloud
È Linux l’asso pigliatutto nei 500 supercomputer più veloci al mondo. A giugno 2018, certificano le statistiche della lista Top500, il sistema operativo del pinguino è presente nel 100% dei supercomputer censiti. Più in particolare, la piattaforma Enterprise Linux di Red Hat è stata scelta come base per due dei principali tre supercomputer: si tratta di Summit e Sierra, progettati nell’ambito del progetto Coral del Ministero dell’Energia degli Stati Uniti per essere utilizzati in simulazioni scientifiche e di sicurezza, oltre che nelle applicazioni di modellazione più estreme

Summit, presentato a inizio giugno, si trova presso l’Oak Ridge National Laboratory (ORNL) e al momento è il più veloce supercomputer al mondo. Costruito su un’architettura a building block, Summit si compone di processori IBM Power9, GPU nVidia Volta V100 e Infiniband Mellanox, con Red Hat Enterprise Linux a rendere la potenza del più veloce supercomputer al mondo disponibile a ricercatori e utenti finali attraverso un’interfaccia di sistema operativo standard. Con la sua combinazione di funzionalità di machine learning e intelligenza artificiale, Summit è pensato per alimentare numerose applicazioni scientifiche, dalla ricerca sul cancro all’astrofisica. 

Sierra è ancora in fase di configurazione presso il Lawrence Livermore National Laboratory (LLNL) ed è già stato registrato come il terzo più veloce computer al mondo. Previsto per essere pienamente operativo il prossimo agosto, Sierra è progettato per supportare la National Nuclear Security Administration e sarà in grado di sostenere funzionalità estese di machine learning, modellazione ad alta risoluzione e simulazione. Come per Summit, anche il design di questo supercomputer si basa su bulding block configurati in modo similare, con la piattaforma Linux enterprise di Red Hat che opera come interfaccia comune.

In collaborazione con i suoi partner, Red Hat aiuta a ridisegnare la nuova generazione di supercomputer, per renderla più aperta e in grado di supportare l’innovazione scientifica, offrendo i livelli di stabilità e supporto necessari per operare carichi di lavoro mission-critical”, ha sottolineato Yan Fisher, global product marketing manager del Technical Computing di Red Hat. “Inoltre, queste macchine sono costruite utilizzando componenti hardware e software di livello enterprise su larga scala, mostrando nei fatti come il data center del futuro può evolvere per supportare un’elaborazione avanzata che vada oltre la ricerca scientifica.” 
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