La proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sul diritto d'autore nel mercato unico digitale ha scatenato forti polemiche. Vediamo perché.
Oggi il Parlamento europeo vota alcuni emendamenti a una proposta di legge che ha scatenato polemiche al di qua e al di là dell'Atlantico. Tecnicamente è la
Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sul diritto d'autore nel mercato unico digitale, indicata spesso più semplicemente come
Copyright Directive. In estrema sintesi, nelle intenzioni del legislatore la proposta dovrebbe portare a un miglioramento delle vecchie leggi sul copyright, pensate quando la circolazione delle informazioni anche in forma digitale non era virtualmente controllata da giganti come Google, Facebook o YouTube.
Questo nelle intenzioni, perché le conseguenze della Copyright Directive sarebbero - secondo i critici - molto meno serie per le grandi aziende della Silicon Valley e invece
più concrete per i piccoli produttori di contenuti. Una visione diffusa e sostenuta anche da nomi
come la EFF, ma che ha anche scatenato a sua volta qualche polemica. Vediamo di capire cosa sta succedendo e cosa, probabilmente, succederà.
Il nodo della Copyright Directive sono due articoli specifici: gli articoli 11 e 13. L'
articolo 11 nasce, sempre nelle intenzioni, per ribilanciare parzialmente il mercato a favore dei produttori di articoli (gli
editori dei giornali online). Oggi la gran parte delle persone viene in contatto con news ed approfondimenti attraverso i social network o mediante i motori di ricerca (cioè Google, quasi sempre). L'opinione degli editori,
anche italiani, è che Facebook e compagnia traggano in questo modo un guadagno,
sfruttando il lavoro di altri e non remunerandolo.
Sappiamo bene che in questo (vecchio) contrasto la posizione di Facebook e Google è che un pagamento in effetti c'è, sotto forma del
traffico che viene indirizzato verso l'articolo originale. La proposta di legge discussa in Parlamento prevede però
una sorta di "link tax": un compenso (tutto da definire) che l'editore dovrebbe ricevere quando una parte "sostanziale" di un articolo originale viene utilizzata altrove. Il semplice hyperlinking
non dovrebbe essere limitato dalla norma.
Il problema, sostengono i critici, è che la Copyright Directive
potrebbe avere un impatto quasi nullo su aziende come Google, che banalmente potrebbe decidere di non usare più i contenuti in questione. Ma potrebbe avere un effetto dirompente sui piccoli siti e su enciclopedie online come Wikipedia, che usano abbondantemente contenuti di altri siti, non a scopo di lucro. I sostenitori della norma sottolineano che
questo rischio si può evitare specificandola meglio, e sostengono anche che parte della campagna contro l'articolo 11 sia stata
studiata e messa in atto a bella posta proprio da aziende come Google o Facebook.
L'
articolo 13 pone un problema ancora più spinoso: rende di fatto responsabili del
controllo di eventuali violazioni di copyright i siti che permettono ai loro utenti di caricare contenuti (testi, immagini, audio, anche codice sorgente). In pratica quasi tutti i siti web. Di norma i siti non hanno questa responsabilità perché si sa che implementare sistemi di controllo del genere è molto complesso e costoso. L'unico sito che lo fa massicciamente è
YouTube, e i risultati del suo sistema di content filtering automatico
non sembrano poi così incoraggianti.
Il risultato della Copyright Directive, secondo i critici,
sarebbe il caos. La gran parte dei siti non ha modo di creare sistemi di filtraggio e sarebbe costretta a usarne di terze parti, creando il rischio di concentrazioni di mercato in un campo delicato come il controllo di ciò che circola sul web. Inoltre il rischio di essere in qualche modo
bersagliati dai classici "copyright troll" diventerebbe elevatissimo.
E anche il futuro di molti tipi di creativi sarebbe incerto, spiegano molte associazioni di artisti. Mashup, modifiche di operare già esistenti, citazioni artistiche,
anche i semplici meme... tutto sarebbe a rischio di blocco. O, come affermano i critici, di
censura.
La risposta di chi è a favore dell'articolo 13
è analoga a quella che tocca l'articolo 11 della Copyright Directive: gli effetti catastrofici descritti dai detrattori non si avranno perché la legge sarà abbastanza dettagliata da evitare una applicazione pedissequa dei suoi principi.
Si può solo aspettare e vedere come sarà il voto del Parlamento europeo. Ben sapendo che si tratta di un passo importante per la Copyright Directive
ma non certo dell'ultimo. Molte discussioni ci saranno ancora da fare e inoltre, trattandosi di una direttiva e non di un regolamento, ogni Stato membro UE avrà la possibilità di recepirla
adattandola parzialmente alla sua visione del problema.
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Aggiornamento: la proposta è stata approvata con 438 voti a favore e 226 contro.
Disappointed with #Copyright result. Article 11 & 13 virtually unchanged, this is not good for the future of tech in Europe, & I don’t believe it will help creators either but it will introduce filtering. Much more legal content will get taken down. pic.twitter.com/pS8olzlGyS— Daniel Dalton (@ddalton40) https://twitter.com/ddalton40/status/1039831935525244934?ref_src=twsrc%5Etfw
">12 settembre 2018