Se ne parla molto ma le applicazioni concrete dei robo-advisor per ora sono limitate, spiega la EBA, perché proporre prodotti finanziari è una operazione complessa
La
European Banking Authority ha pubblicato i risultati di una indagine condotta per valutare la diffusione dei cosiddetti
robo-advisor. Il termine indica genericamente tutti i sistemi digitali automatizzati che propongono prodotti finanziari a potenziali clienti, in maniera più o meno personalizzata. La proposta può essere fatta ad esempio con un
chatbot oppure più semplicemente presentando il prodotto su una pagina web. Spesso il robo-advisor usa tecniche di machine learning per dare suggerimenti sempre più "su misura" per il singolo utente.
Coinvolgendo le varie Authority nazionali della UE, la EBA ha cercato di stimare in quali ambiti specifici e con che volumi i robo-advisor siano maggiormente adottati. Un obiettivo che, va subito sottolineato,
non è stato possibile conseguire con precisione perché il campo è ancora
poco monitorato dalle Authority economico-finanziarie. Non si può quindi stabilire quante persone abbiano acquistato prodotti finanziari suggeriti da un robo-advisor e, di conseguenza, nemmeno quanto questi diano
consigli effettivamente efficaci.
La EBA ha comunque constatato che ci sono
pochissimi reclami in merito collegati a robo-advisor. Questo deriva certamente dalla loro diffusione ridotta, ma può anche essere interpretato come un segno positivo sulla qualità delle loro proposte. Va però notato che una Authority nazionale ha indicato che nel complesso gli investimenti suggeriti dai robo-advisor locali
sono in perdita.
La EBA si è accontentata di una
conclusione qualitativa: l'impressione è che il mercato dei robo-advisor - più precisamente "dell'automazione della consulenza finanziaria" - stia sì crescendo ma non molto velocemente, con un impatto complessivo che viene giudicato "
piuttosto limitato". Per ora i robo-advisor sono usati prevalentemente per proporre
security, come i fondi, ma sta crescendo il numero delle realtà che li applicano per spingere prodotti
assicurativi. Sono invece poche quelle che usano i robo-advisor per presentare prodotti più complessi come mutui o prestiti a privati.
La EBA ha identificato alcuni fattori di freno per il successo dei robo-advisor e in generale per lo sviluppo del mercato dell'automazione delle proposte finanziarie. C'è innanzitutto una
barriera culturale legata ai clienti potenziali: i consumatori poco avvezzi alla tecnologia
non si fidano dei suggerimenti automatici e questo, in un circolo negativo, porta le banche e le istituzioni finanziarie a non
investire nelle nuove tecnologie.
Ma anche le stesse banche e istituzioni finanziarie sembrano poco convinte. Molte ritengono che
senza una interazione diretta sia difficile capire il profilo finanziario di un potenziale cliente e i suoi obiettivi in quanto a investimenti. I canali digitali, inoltre, non permetterebbero di
stabilire con certezza se un cliente ha
davvero compreso le caratteristiche del prodotto finanziario che viene consigliato dal robo-advisor.
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