Per connettere applicazioni, processi e dati distribuiti, conta sempre più la data integration, che cresce del 30%, soprattutto in cloud (iPaaS)
Oggi il successo delle
iniziative di trasformazione digitale dipende sempre più dalla capacità di collegare in maniera veloce e agile applicazioni, processi e dati che risiedono off-premise e on-premise, nei data center, in cloud pubblici e privati.
Cioè nell’Hybrid IT: secondo IDC, la relazione tra competitività delle aziende e capacità di sviluppare meccanismi di integrazione di dati e applicazioni è tale da posizionare le pratiche di integrazione come parte essenziale delle strategie di trasformazione digitale.
È per questo che il
software di data integration mostra oggi crescite a doppia cifra, proiettato secondo gli ultimi dati di IDC a sfiorare un valore a livello mondiale di ben 10 miliardi di dollari nel 2022. Soprattutto, IDC evidenzia i tassi di crescita della componente cloud di questa classe di soluzioni, quella
iPaaS (integration platform as a service), che fa prevedere un CAGR 2017-2022 superiore al 30%.
Si tratta di dati di mercato perfettamente in linea con un’indagine che IDC ha condotto a cavallo tra il 2017 e il 2018 su un campione di utilizzatori aziendali di software di data integration, che ha mostrato un
aumento del 15% dell’uso delle soluzioni iPaaS rispetto a quanto rilevato in un’analoga survey condotta due anni prima, nel 2015.
La crescente
domanda di software iPaaS nasce quindi dalla necessità da parte delle imprese di disporre e far scalare le capacità dei software per l’integrazione dei dati in ambienti Hybrid IT, superando quindi i limiti delle tradizionali infrastrutture on-premise: i nuovi modelli di impresa devono adottare schemi di integrazione che coniughino i paradigmi più innovativi e indirizzino fattori critici dell’era digitale, tra cui appunto la distribuzione, per non dire dispersione, delle risorse tecnologiche, dei sistemi e delle applicazioni.
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