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Oracle, è l’ora del cloud di seconda generazione

Sicurezza, Intelligenza Artificiale e Machine Learning caratterizzano il nuovo cloud Gen 2, lanciato durante l’evento Open World 2018

Trasformazione Digitale Cloud
L’onda lunga di Oracle Open World 2018 arriva in Italia, ed è compito di Alessandro Ippolito, Country Technology sales leader di Oracle Italia, illustrarne i messaggi chiave all’indomani della conclusione di quello che è l’evento annuale più importante per il colosso californiano. I messaggi lanciati dal palco del Moscone Center dal CTO Larry Ellison e dal CEO Mark Hurd poggiano sui tre pilastri fondamentali del cloud di seconda generazione, abbreviato in Gen 2 e propugnato da Oracle proprio all’evento di San Francisco: Sicurezza, Intelligenza Artificiale e Machine Learning, declinati in tutte le diverse articolazioni durante Open World, la cui edizione di quest’anno è stata definita da Ippolito, senza mezzi termini, “entusiasmante, e non solo per la quantità di persone che hanno partecipato effettivamente, con 60mila presenze da 175 Paesi”. 

Verso la Gen 2
I tre macro-elementi Sicurezza, Intelligenza Artificiale e Machine Learning sono quelli sui quali si dipana oggi la strategia di Oracle sul mercato, dove la sicurezza costituisce il punto cardine del cloud Gen 2 di Oracle. La proposizione di un cloud di tipo Gen 2 nasce secondo Oracle dal fatto che il cloud di prima generazione è ormai superato per le esigenze di business attuali, in quanto è basato su tecnologie che hanno alle spalle più di dieci anni, che nell’IT costituiscono più di un’era geologica. La Gen 2 del cloud di Oracle è invece più che adatta, secondo le parole dell’azienda stessa, a gestire anche le applicazioni più impegnative e mission critical, grazie sia all’intelligenza artificiale e al machine learning. Non solo: la Gen 2 si basa sulla Oracle Cloud Infrastructure, con le offerte IaaS di Oracle che adesso supportano l’Autonomous Database in maniera nativa per garantire, sempre nelle parole dell’azienda, livelli ancora più elevati di sicurezza core-to-edge, a protezione dei dati più critici. 

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Sicurezza autonoma
Larry Ellison si è concentrato moltissimo nel rimarcare la sicurezza come base fondante del nostro cloud, che è impostato per portarvi tutte le applicazioni mission critical dei clienti, con una sicurezza che oltre a essere fisica è anche e soprattutto logica”, ha sottolineato Ippolito, spiegando che “il cloud Gen 2 porta con sé l’autonomous database, che è l’unico capace di autogestirsi, di auto-patcharsi e di aumentarsi la sicurezza, ponendo i meccanismi di sicurezza on top al cloud, visto che la maggior parte delle intrusioni sono causate dai ritardi nell’installazione delle patch ai sistemi”. Tutto questo, ha proseguito Ippolito citando le parole pronunciate a San Francisco da Mark Hurd, fa parte di un percorso che porterà entro il 2025 a uno scenario in cui "il 100 per cento delle applicazioni in cloud saranno permeate dall’intelligenza artificiale, l’85 per cento delle interazioni con i clienti saranno automatizzate e il 60 per cento di tutti i posti di lavoro nel settore IT riguarderanno profili professionali che oggi non sono ancora stati inventati”. 

Il business in Italia
La spinta sul cloud Gen 2 nasce anche dalla constatazione che le aziende stanno accelerando la corsa verso la nuvola, cosa che riguarda anche l’Italia, dove la crescita è vicina al 20 per cento anno su anno, su un mercato che in base ai dati più recenti del Politecnico di Milano vale 2,4 miliardi di dollari: Ippolito non rivela quanto di questo business è appannaggio di Oracle, limitandosi a dire che già oggi il 40 per cento del giro d’affari in Italia dell’azienda è dovuto al cloud. “Il nostro obiettivo è quello di accompagnare i clienti nelle applicazioni critiche verso il cloud, con due modalità: la prima verso il cloud pubblico, quando questo è possibile anche dal punto di vista del cliente, oppure con la soluzione Cloud@customer, nella quale all’interno del data center del cliente vi è una parte completamente gestita da Oracle come se fosse un cloud pubblico”, prosegue Ippolito, sottolineando che “quest’ultima è una modalità che ha riscosso successo anche in Italia, con molte decine di clienti, alcuni dei quali hanno più installazioni: è un approccio che si dimostra molto valido qualora i clienti abbiano ancora qualche resistenza verso il cloud”.
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