BMW, Ericsson e Vodafone accusano la Commissione Europea di favorire il WiFi a danno del 5G
Per favorire la diffusione dei
veicoli autonomi serve lo sviluppo di
moltissime componenti. In particolare saranno fondamentali le tecnologie adottate per le comunicazioni tra i veicoli stessi e tra questi e l'infrastruttura stradale, che sarà sempre più smart. Anche in questo campo - come in molti altri negli anni passati, sostanzialmente da quando è nato il 3G -
si sta delineando un confronto acceso tra le aziende che sostengono le tecnologie di derivazione cellulare, in primis il 5G, e quelle che invece spingono gli approcci "informatici" derivati dal WiFi.
In linea di massima i futuri sistemi di gestione del traffico - i cosiddetti
Intelligent Transport Systems (ITS) - dovrebbero essere agnostici rispetto alle tecnologie trasmissive, e lo dovrebbero essere anche le normative che ne regoleranno la progettazione e il funzionamento. Ora però alcune aziende di primo piano
accusano la Commissione Europa di stare favorendo il mondo WiFi a danno del 5G.
A puntare il dito sono state
BMW, Ericsson e Vodafone, con un
comunicato congiunto sottoscritto dai manager Christoph Grote, Senior Vice President Electronics di BMW Group, Ulf Pehrsson, Vice President Government and Industry Relations di Ericsson, e Joakim Reiter, Group External Affairs Director di Vodafone.
Il nodo centrale del confronto, secondo le tre aziende, è che la Commissione Europea starebbe di fatto imponendo una tecnologia WiFi (
ITS-G5) come base per le
trasmissioni dati a corto raggio tra i veicoli e da/verso elementi dell'infrastruttura viaria come i semafori. Questa preferenza per il WiFi sarebbe evidente in una bozza di normativa che la Commissione sta preparando e che eliminerebbe dalle opzioni possibili una analoga tecnologia di derivazione 5G:
Cellular-V2X (C-V2X, o Cellular-Vehicle-to-Everything).
Lo scontro tecnologico
sottende ovviamente uno scontro di mercato. C-V2X viene proposto dalla 5G Automotive Association, che comprende
un centinaio di membri tra cui Audi, BMW, Daimler,
Ericsson, Huawei, Intel, Nokia e Qualcomm. Le aziende che supportano ITS-G5 comprendono
meno nomi noti ma annoverano comunque NXP, Renault, Siemens, Volkswagen e l'ente di certificazione tedesco VdTUV.
Dal punto di vista tecnologico,
C-V2X si basa sul 5G come tecnologia di trasporto e prevede comunicazioni tra un veicolo e altri veicoli (Vehicle-to-Vehicle, V2V), sistema stradale (Vehicle-to-Infrastructure, V2I), rete (Vehicle-to-Network (V2N) e anche pedoni (Vehicle-to-Pedestrian, V2P).
In confronto
ITS-G5 è una tecnologia più matura, persino vecchia secondo i suoi critici. È una versione del classico WiFi già standardizzata dalla IEEE come protocollo 802.11p, ha una banda già assegnata in Europa (5,9 GHz) ed è pensata in modo specifico per le comunicazioni a corto raggio. Per questo
non si propone come una alternativa totale al 5G ma come un suo complemento.
Il confronto tra i due campi
è comunque molto acceso. Secondo chi sostiene C-V2X, i punti deboli di ITS-G5 sono molti. Ad esempio: il WiFi non è compatibile con il 5G, ovunque nel mondo si punta al 5G per la connettività veicolare, il WiFi non prevede le comunicazioni verso i pedoni che sono invece importanti per la sicurezza stradale, escludere il 5G da parte delle comunicazioni veicolari
rallenterà lo sviluppo dell'infrastruttura 5G stessa.
Anche i sostenitori di ITS-G5 criticano la tecnologia "avversaria", sostenendo tra l'altro
alcuni punti chiave: il 5G non ha una latenza
così bassa da supportare la sicurezza stradale (mentre ITS-G5 sarebbe fatto "su misura" per quest'ultima), C-V2X richiede un aggiornamento dei sistemi LTE ed è quindi costoso, C-V2X è comunque "nel migliore dei casi allo stadio di proof-of-concept".
Difficile che il confronto si risolva in breve tempo, o che si risolva affatto dato che le due tecnologie non sono completamente alternative. La decisa discesa in campo di BMW, Ericsson e Vodafone è sostanzialmente
un richiamo a una maggiore neutralità tecnologica quando la bozza della regolamentazione UE finirà al Parlamento Europeo. E la contemporanea spinta che ci si aspetta dalla
crescita delle applicazioni 5G dovrebbe dare ulteriore spunto ai sostenitori di C-V2X.
Ma alla fine il WiFi non ce l'ha fatta (aggiornamento)
La diatriba tra WiFi e 5G in campo automotive è andata avanti per un po' ma alla fine, come in fondo voleva il buon senso tecnologico,
il 5G ha prevalso. E a larga maggioranza: una
votazione degli Stati membri ha visto 21 voti (tra cui quello dell'Italia) a favore delle tecnologie cellulari e a scapito del WiFi.
La proposta di creare un nuovo standard per la Smart Mobility basato sul 5G va quindi in archivio, ma il campo
resta aperto ad altre proposte. Considerando che siamo ancora agli albori del 5G, c'è ancora un certo tempo per ragionare sulle - peraltro necessarie - piattaforme comuni a livello UE.