I responsabili degli acquisti si aspettano risparmi dalle tecnologie Industry 4.0, ma si muovono ancora con molta prudenza. Lo dice una indagine Shell.
Alla fine dello scorso anno,
Shell ha coinvolto un campione di quattrocento responsabili degli acquisti di aziende
manifatturiere europee (per la precisione di Italia, Francia, Polonia, Germania, Regno Unito, Turchia, Olanda e Spagna) per valutare la loro
propensione verso le nuove tecnologie del mondo Industry 4.0. In questo ambito sono state considerate tutte le tecnologie che supportano la digitalizzazione e l'automazione in produzione, come sensoristica, sistemi autonomi, robotica, cloud e Big Data.
I risultati dell'indagine sono positivi, per chi si occupa di tecnologie nelle aziende italiane. Il 94 percento dei responsabili italiani degli acquisti ha dichiarato infatti di
usare almeno una tecnologia collegata a Industry 4.0, contro una media europea del 86 percento. Le maggiori percentuali di adozione riguardano le
attrezzature autonome (citate dal 60 percento del campione italiano), i
sensori (56 percento) e le
attrezzature interconnesse in logica Internet of Things (42 percento). Meno comuni le tecnologie basate sui Big Data (28 percento) e la robotica (22 percento).
I responsabili italiani degli acquisti sono favorevoli a Industry 4.0
per un elemento molto concreto: il 90 percento del campione italiano si aspetta, dai macchinari di ultima generazione, una diminuzione dei costi. Ma anche un incremento di produttività è un beneficio atteso: se lo aspetta la metà degli intervistati.
Tutto bene, quindi? Non proprio: i vantaggi di Industry 4.0 non nascondono
alcune perplessità più o meno fondate. Una riguarda i costi di acquisto: il 64 percento degli intervistati italiani ritiene che l’acquisto di nuovi macchinari
sia troppo oneroso, specie se si considera che questi vanno a sostituire attrezzature magari meno evolute ma comunque ancora funzionanti.
Qualche dubbio anche sui
costi complessivi di gestione, nonostante i risparmi attesi da Industry 4.0. Quello che temono le aziende italiane è innanzitutto che sia difficile recuperare velocemente l'investimento iniziale, in secondo luogo che tecnologie più complesse comportino anche
costi di manutenzione maggiori. Indirettamente questi timori sono collegati anche a una
mancanza generalizzata di competenze, dentro e fuori l'azienda: il 58 percento del campione vede come un problema la formazione del personale sulle nuove tecnologie, mentre il 50 percento teme di non trovare esperti a cui chiedere supporto.
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