Entro il 2022 tutta l'offerta di HPE sarà disponibile in modalità as-a-Service grazie ad una forte espansione del modello GreenLake. E il futuro è cloudless.
Tutte le aziende vogliono la
massima semplicità in quanto ad infrastrutture IT, il modello as-a-Service è in sostanza quello che garantisce meglio tale semplicità, per un vendor è meglio quindi impostare su di esso tutta l'offerta tecnologica. In sintesi, ed estremizzando un po', è questo il messaggio che
HPE lancia dal suo evento
Discover 2019 quando dichiara di volersi
trasformare in una "as-a-Service company" entro il 2022, pur lasciando ai clienti l'opportunità di continuare ad acquistare normalmente i suoi prodotti.
L'idea di offrire tutto il proprio portafoglio tecnologico su abbonamento, a consumo o in modalità as-a-Service è in sostanza la
massima estensione del modello HPE GreenLake che ha debuttato circa un anno e mezzo fa. In particolare, HPE indica di voler estendere GreenLake verso il basso (la fascia media del mercato) e verso casi d'uso che non sono ancora stati coperti.
Non è un caso quindi che HPE metta in evidenza lo sviluppo di GreenLake come il suo business
con la crescita più veloce, anche se i 2,8 miliardi di dollari in contratti sono ancora una quota marginale del giro d'affari complessivo della società. L'estensione al mid-market, con tra l'altro cinque nuovi servizi specifici appena lanciati, servirà proprio ad aumentare il peso di
GreenLake, insieme ovviamente all'incremento dei prodotti utilizzabili as-a-Service.
Antonio Neri, CEO di HPEHPE ne ha subito annunciato uno:
HPE GreenLake for Aruba, una soluzione definita di Network-as-a-Service (NaaS). È pensata come estensione di GreenLake all'edge delle imprese e comprende tutti i
prodotti di networking e network management HPE Aruba "impacchettati" in offerte a consumo. È un esempio di come HPE intende far crescere rapidamente il raggio d'azione della parte "aaS": ne guadagnerà la quota ricorrente dei ricavi HPE, ma ricadute positive ci saranno anche per la parte di servizi
PointNext.
HPE Discover 2019: le novità hardware
La linea strategica dell'infrastruttura come servizio
deve però essere dotata di sostanza, perché in ultima analisi i clienti acquistano comunque, nel caso di HPE, prevalentemente hardware. Ecco perché sono importanti - anche se magari meno "visionari" - i lanci che HPE ha fatto in questo senso. E che riguardano principalmente la parte computing e l'offerta storage.
Lato
computing HPE continua ad ampliare il raggio d'azione delle componenti iperconvergenti (SimpliVity) e composable (Sinergy). In campo hyperconvergence le novità riguardano la disponibilità del tool di management - anzi, per dirla con HPE, di AIOps -
InfoSight per gli ambienti SimpliVity, e il lancio di due modelli mirati: uno di fascia entry per le sedi decentrate (HPE
SimpliVity 325) e uno (HPE
SimpliVity 380) ottimizzato per la gestione di grandi quantità di storage per la conservazione a lungo termine dei dati.
HPE
Synergy ha acquisito invece la possibilità di comprendere in una
composable infrastructure alcuni nuovi elementi hardware. Si tratta in particolare dei server rack HPE ProLiant DL 360/380/560 Gen10 per la parte di elaborazione e delle unità SimpliVity per la parte storage. Novità anche per la parte Nimble con
HPE Nimble Storage dHCI (disaggregated hyperconverged infrastructure): è in sostanza un
sistema convergente che permette di far crescere in maniera slegata le risorse di computing, affidate a server ProLiant, e quelle di storage, con unità flash Nimble Storage.
In campo storage la novità principale però è un'altra: la piattaforma
HPE Primera. Si può considerare in un certo senso come una evoluzione verso l'alto di Nimble Storage combinata con le esperienze maturate con 3PAR. È quindi una piattaforma di storage modulare pensata per
applicazioni mission-critical su larga scala e di livello enterprise, che offre prestazioni elevate grazie all'utilizzo di NVMe e storage-class memory. Questo potrebbe non bastare per le applicazioni "top", quindi le performance di Primera aumentano grazie anche all'integrazione delle funzioni AI di InfoSight, che
ottimizzano in tempo reale l'infrastruttura di storage.
HPE Primera promette di diventare l'
architettura storage di punta per HPE, anche se i sistemi 3PAR non sono stati mandati in pensione. In pieno stile "composable" prevede una forte modularità tanto dei componenti hardware (per ora Primera nasce con tre array specifici) quanto delle funzioni software, grazie anche a un sistema operativo dedicato (Primera OS) che supporta
architetture con più nodi tutti sempre attivi, a vantaggio della scalabilità e della resilienza dei sistemi.
Ma il futuro è cloudless
Il fil rouge della strategia presentata a HPE Discover è, secondo HPE, quello della
semplicità. Il punto chiave della Digital Transformation, ha spiegato il CEO Antonio Neri durante il suo keynote, è "
rimuovere la complessità per ottenere velocità ed agilità" e in questo percorso, paradossalmente, "
trasformare la tecnologia è la parte facile". Anche se sulla tecnologia bisogna continuare a lavorare, e molto: Discover è stato anche il luogo dove annunciare la prima disponibilità dei moduli di
memory-driven computing - i "nipotini" di The Machine, in un certo senso - per i server ProLiant.
Puntare alla semplicità significa in sostanza puntare a rendere quasi trasparente la tecnologia, ed è in questo senso che
Neri parla di un futuro "cloudless". Che non significa eliminare il cloud: i prossimi anni saranno comunque quelli del cloud ibrido, ma man mano "
l'illusione dell'interconnessione sarà sostituita dalla realtà". Nella visione cloudless di HPE "
i cloud non scompaiono, ma lo fanno i muri tra di loro" perché i vari cloud potranno davvero interoperare tra loro garantendo la piena operatività delle funzioni e la piena sicurezza dei dati.
Antonio Neri ha ribadito un concetto già sottolineato da HPE: il cloud è una esperienza e non un punto di arrivo. E "
grazie alla comunità open source vogliamo aprire questa esperienza a tutti", spiega, mettendo in evidenza che la visione cloudless di HPE
non si realizza mettendo insieme componenti ma creando tre "fabric", quindi combinando fra loro tre trame.
Una è legata alla sicurezza (la
trust fabric), con un approccio zero-trust che ammetta in rete solo dispositivi sicuri. C'è poi uno strato di connettività (la
connectivity fabric) automatica, intelligente ed elastica che unisce tutti i device, tutti i data center e tutti i cloud, eliminando di fatto le distinzioni tra di essi. Infine, c'è una
value fabric che unisce le aziende come HPE con i suoi partner e clienti, e soprattutto con la
comunità open source: questa massima apertura può portare partnership che il modello cloud attuale rende impossibili.
Proiettiamoci tra cinque anni, conclude Antonio Neri, e "
il cloudless è il modo in cui il mondo lavorerà, e lo farà basandosi sul memory-driven computing", arrivando grazie alla tecnologia a un "
real-time everything" che oggi sembra impossibile ma che è, per il CEO di HPE, "
più che possibile". E
non c'è davvero molto da aspettare, perché Neri promette di mostrare le basi di tutto questo già l'anno prossimo, a Discover 2020.