La ricerca “Trust in the Digital Age”, che ha coinvolto 10mila persone in tutto il mondo e 1000 in Italia, approfondisce il livello di protezione percepito e desiderato online.
Palo Alto Networks ha condotto un’indagine a livello globale, in collaborazione con YouGov, per
analizzare le percezioni degli utenti in tema di sicurezza IT e fiducia generale nella tecnologia. Dalla ricerca “
Trust In The Digital Age”, che nella scorsa primavera ha
coinvolto 10.317 persone, di cui 1.021 italiane, è emersa una panoramica dettagliata delle abitudini e dei comportamenti umani quando si utilizza Internet, oltre che della conoscenza e consapevolezza delle misure di protezione da mettere in atto per navigare senza rischi per i dati.
La prima domanda relativa alle responsabilità di sicurezza segna subito una
differenza tra l’Italia e il resto del campione. Gli italiani, infatti, sono gli unici in Europa che preferirebbero affidare la propria sicurezza a Intelligenza Artificiale, algoritmi e macchine intelligenti (38%). A livello europeo (Italia inclusa), invece, una media del 36% ha maggiore fiducia nell’uomo, al quale affiderebbe la responsabilità della gestione della protezione della propria identità e informazioni.
Proprio grazie alle tecnologie disponibili,
il 49% degli italiani può dedicare meno tempo e preoccupazione alla sicurezza dei propri dati, e lo stesso vale per gli altri paesi europei, con una media del 43% che si mostra fiduciosa.
Il 60% degli italiani sta facendo tutto il possibile per evitare di perdere dati personali. Questo comportamento attento e consapevole è condiviso anche in Europa, con una media del 66% dei rispondenti. Si tratta di un’attenzione che forse deriva anche dall’ansia causata dall’incertezza sui metodi per proteggere i dati online, che si attesta al 40% sia in Italia sia in Europa.
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Questi dati non stupiscono, anche se forse dovrebbero”, sottolinea
Mauro Palmigiani, Country General Manager Italia, Grecia & Malta di Palo Alto Networks. “
In Italia la fiducia nella sicurezza intrinseca alla tecnologia è molto alta, e affidarle la protezione della propria vita digitale è ormai una consuetudine. Questo però è pericoloso: noi concordiamo sul fatto che la tecnologia offra i livelli di sicurezza adeguati ai nostri tempi, ma solo implementando le corrette best practice con la migliore tecnologia, integrata, automatizzata e orientata alla prevenzione. L’impegno del 60% degli intervistati è un patrimonio da valorizzare ed espandere attraverso un maggiore livello di formazione e di consapevolezza.”
Mauro Palmigiani, Country General Manager Italia, Grecia & Malta di Palo Alto NetworksAlla domanda relativa alla responsabilità della protezione dei dati, che consentiva risposte multiple, in Italia il 43% si sente direttamente responsabile, il 32% la attribuisce invece alle forze dell’ordine, il 30% la considera un compito degli Internet provider e il 24% degli operatori di rete mobile.
Infine, un dato decisamente positivo emerso dall’indagine è che, nonostante gli incessanti tentativi di violazione e furto di dati ben noti alle cronache,
il 55% degli italiani dichiara di non essere mai stato coinvolto in un attacco informatico. Chi invece ne è stato vittima, segnala tra i vari danni subìti: furto di identità (10%), perdita economica (10%), perdita di dati (10%) e richiesta di riscatto (8%).
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Il fattore umano è una componente importante nella protezione aziendale, ma spesso viene considerato l’anello debole della sicurezza. A volte gli utenti aprono link e allegati pericolosi per curiosità, senza essere consapevoli dei rischi reali che possono correre. È quindi fondamentale che le aziende dedichino tempo e risorse alla formazione del proprio personale, per illustrare tecniche e metodologie del cyber crime e insegnare a proteggere se stessi e l’organizzazione in modo adeguato”, conclude Mauro Palmigiani.
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