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Oracle OpenWorld 2019. Autonomous Database cos'è, cosa può fare e perché è solo un primo passo

Paul Sonderegger, Senior Data Strategist at Oracle live da San Francisco #OOW ci racconta che cosa vuol dire Autonomous Database e quali sono gli obiettivi della rivoluzione "autonoma" che Ellison vuole portare in azienda grazie al machine Learning

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Oracle OpenWorld 2019 live da San Francisco. Autonomous Database, come abbiamo ascoltato, è uno dei più potenti cuori pulsanti di questa adunata oceanica qui a San Francisco. Un evento mondiale che, come scritto, nelle scorse ore è entrato prepotentemente nel vivo grazie ad una serie di annunci molto importanti per gli equilibri del mercato, vedi la nuova partnership con VMware.

Dopo l’atteso key note di Larry Ellison abbiamo però cercato di andare nei dettagli del motore che muove parte delle strategie di casa Orcale chiedendone conto agli uomini della società come Paul Sonderegger, Senior Data Strategist at Oracle che, in questo video esclusivo, ci racconta che cosa vuol dire davvero autonomous e perchè è “solo” un primo passo.  


Oracle OpenWorld 2019, «siamo solo all’inizio della rivoluzione “Autonomous”» 

«Si tratta – racconta Sonderegger -solo di un primo passo in direzione della Autonomous Data Platform. Si tratta di un esempio di come stiamo sviluppando funzioni autonome e di come le stiamo facendo interagire tra di loro in modo che si possano automaticamente adattare alle situazioni. Più che per noi si tratta di una tecnologia utile per i nostri clienti perchè: rende i dati più produttivi; riduce i carichi di lavoro più ripetitivi per i dipartimenti IT, che spesso vengono fatti controvoglia (aggiornamenti, patch); e infine aumenta il valore dei dati perchè rende più facile creare applicazioni e diventa più facile captare le opportunità di valore 


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Oracle OpenWorld 2019 la differenza tra automatico e autonomo

«Una macchina - spiega Sonderegger - "automatica" fa la stessa cosa per sempre, questo può essere molto utile per la produttività ma "autonomous" vuol dire che una macchina è anche in grado di adattarsi alle circostanze. La rivoluzione è tutta qui… Come detto si tratta di un primo passo di una visione che porterà a costruire servizi che si potranno adattare alle situazioni e che, come il database autonomo, potranno interagire tra di loro. Andare verso una piattaforma autonoma e data driven vuol dire rendere autonomo il network, lo storage, i dati… non solo il database. Vuol dire muoversi in direzione di un ambiente ICT in cui il Machine Learning aumenta le proprie conoscenze progressivamente e, con esse, aumenta il supporto che è in grado di portare alla componente umana. Una componente che non “perde” controllo o lavoro, semplicemente perde quelle attività ripetitive e ad alto tasso di errore che la tenevano lontana dalla componente progettuale e di valore»
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