Riuniti a Milano in un’unica giornata tre eventi: Modern CX Summit, Modern Business Summit e Modern Cloud Day, alla presenza di oltre 1500 partecipanti
Tre in uno. L’evento di inizio novembre organizzato a Milano da Oracleha offerto più di un percorso agli oltre 1500 partecipanti. Perché la giornata era articolata su tre percorsi paralleli: il Modern CX Summit, dedicato alle applicazioni con cui i brand costruiscono per i loro clienti una Customer Experience innovativa, con marketing, vendite online, servizio clienti; il Modern Business Summit, rivolto alla trasformazione cloud dei processi aziendali, dalla gestione delle risorse umane alla supply chain fino a finance ed ERP; e infine il Modern Cloud Day, focalizzato sull’innovazione dell’infrastruttura IT e dello sviluppo applicativo alla luce delle potenzialità del cloud. I tre eventi si sono svolti ognuno con una plenaria, caratterizzata dall’intervento dei manager di Oracle e dalle storie di numerosi clienti, seguita nel pomeriggio da una serie di sessioni parallele su temi di mercato o tecnologici.
Proliferazione di dati
Il mood della giornata è stato dato nella plenaria di apertura da Fabio Spoletini, Country Manager e Regional Senior Vice President di Oracle, che ha parlato dell’evoluzione delle funzioni di business alla luce della proliferazione dei dati, sia all’interno sia all’esterno delle aziende, anche a opera di fenomeni come Internet of Things e 5G. Questa “invasione” dei dati rende sempre più necessario, ha spiegato Spoletini, utilizzare “gli analytics, l’Intelligenza Artificiale e il Machine Learning per trarre il massimo valore da questa enorme mole di dati, tramite gli insight, che non sono altro che le informazioni contenute tra i dati e in gradi di guidare il business”.
Alcuni esempi permettono di comprendere meglio i fenomeni in atto: “nell’area Finance si prevede che il 75 per cento del tempo speso sarà sull’analisi dei dati, cioè sugli analytics moderni: oggi fare analytics non significa guardare solo a ciò che è successo, ma fare previsioni e prendere decisioni”, ha proseguito Spoletini, sottolineando che anche nell’area marketing “è previsto un incremento significativo della spesa in analytics, per capire sempre di più il comportamento dei consumatori e cambiare le offerte in continuazione”.
L’ora dell’One Single Data Model
Sono solo due esempi di come “la disruption tecnologica dei dati stia aprendo a una nuova rivoluzione digitale, nella quale le aziende faranno ricorso a processi sempre più data driven, nella quale la strategia di Oracle è quella di lavorare su tre aree: business process innovation, technology innovation e customer success. In particolare, la prima area è relativa alla nostra strategia per le applicazioni, che ci vede presenti sul mercato con una suite di prodotti SaaS per Erp, Hcm, Scm e Cx, tutte caratterizzate dall’avere un unico modello a supporto, l’One Single Data Model, che permette di avere i dati alimentati da tutti i processi”, ha spiegato Spoletini.
Il “manager aumentato”
Non solo: “nella nostra visione, abbiamo anche processi di AI e a di Analytics a supporto dell’intera linea di applicazioni aziendali”, ha fatto notare il manager, sottolineando in particolare l’Artificial Intelligence, i cui algoritmi sono alimentati dai dati: più ce ne sono e più le decisioni divengono efficaci: è il concetto di “Augmented CxO”, dove il valore dei dati a supporto degli applicativi serve a “potenziare” i manager nelle loro capacità di far crescere il business e le persone, grazie alla disponibilità di dati, analytics, intelligenza artificiale e machine learning profondamente integrati con il cloud Oracle, nelle applicazioni e nelle infrastrutture.
È per questo che “il manager aumentato diventa necessario, in quanto la trasformazione digitale crea complessità, e il manager da solo non riuscirebbe a gestirla: non possiamo non essere manager aumentati se vogliamo gestire tutto”, ha sintetizzato Spoletini. In questo contesto, “Oracle è in grado di semplificare l’uso degli strumenti di AI e ML, mettendosi a disposizione dei C-Level di ogni linea di business con soluzioni agili, interfacce semplici da usare, una base di dati unica e convergente per abbattere i silos interni alle aziende e liberare il prezioso valore dei dati, senza peraltro aumentare la superficie di attacco per eventuali sfide di sicurezza, che è poi il tratto differenziante e unico del nostro cloud di seconda generazione”, ha ribadito Spoletini.
L’Autonomous Database
L’attenzione di Fabio Spoletini si è poi concentrata sui temi della technology innovation, emersi anche nel classico appuntamento Oracle OpenWorld di metà settembre a San Francisco, con l’Autonomous Database in primo piano. Riguardo all’Autonomous Database, spiccano due concetti chiave: “la presenza dell’AI per la sua gestione e il fatto di essere convergente, cioè non più a silos, con un unico data base che riduce la complessità e serve per gestire tutti i modelli di dati, in tutta sicurezza e con un elevato livello di servizio”, ha spiegato Spoletini, ribadendo che "il data base rimane il cuore per estrarre il valore dai dati e gestire tanti modelli sui quali verranno applicati algoritmi di AI e ML”. Altro tema chiave è quello del Cloud Gen 2 di Oracle, ovvero “la seconda generazione del nostro cloud infrastrutturale, che è sempre più di livello enterprise e nel quale la sicurezza non è più un’opzione ma è by design”, ha sottolineato Spoletini, anticipando anche che “entro il 2020 il cloud IaaS di Oracle arriverà a coprire 36 Region nel mondo”.
La partnership con Microsoft
Infine, sempre a proposito di cloud, non poteva mancare un commento articolato sulla partnership strategica con Microsoft per interconnettere i data center, definita da Spoletini come “opportunità win-win, soprattutto in uno scenario che va sempre più verso il multicloud, nel quale il ruolo di Oracle è quello di essere il cloud per i dati, e con l’interconnessione dei rispettivi data center siamo oggi in grado di offrire la migliore architettura per la costruzione di applicazioni cloud native. Nel dettaglio, i piani prevedono che nel 2020 portare applicazioni sui data center di entrambi: il layer applicativo su Azure e il layer dei dati su Oracle”. Ma soprattutto “si tratta di una partnership particolarmente forte: in un mercato cloud che vede 4 o 5 player, ce ne sono due che si coalizzano e la somma di questo 1+1 sarà molto superiore a 2”, conclude Fabio Spoletini.
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