Casi utente di trasformazione concreta sul palco dell’annuale evento italiano, come recita il ‘claim’ della giornata 'Real Transformation'. I racconti di FCA Crysler Automobiles, Kuwait Petroleum Italia, Policnico A. Gemelli
Oggi la trasformazione digitale si fa, ed è concreta. Una concretezza toccata con mano al recente
Dell Technologies Forum in scena al Palazzo Congressi Stella Polare (Rho); evento in grado di catalizzare l’attenzione di clienti e partner interessati a conoscere i percorsi strategici del vendor, in un disegno
che mette al centro l’uomo e il suo futuro sostenibile.
Qui di seguito il cammino tecnologico innovativo di FCA Crysler Automobiles,
Kuwait Petroleum Italia, Policnico A. Gemelli.
La valorizzazione del dato in FCA Crysler AutomobilesE’ un percorso di Digital Transformation che prevede la
gestione e fruizione dei dati attraverso
applicazioni moderne e agili quello effettuato da
FCA Crysler Automobiles come racconta
Sara Bergamo, Ict Head of Business Analytics Emea:
“La collaborazione con Dell Technologies inizia nel 2015 con l’esigenza di costruire un Data Lake, in cui porre il mondo relativo ai clienti, le interazioni e i comportanti sui siti web aziendali, la loro esperienza durante la vendita e l’assistenza, integrando dati provenienti da fonti differenti e disparate a supporto di analisi anche avanzate, utilizzando la soluzione Pivotal HD e Hadoop per ‘settare’ le prime fondamenta del mondo analytics’. Nel 2016 nasce la prima esigenza di creare un progetto di
Advanced Anaytics forecasting per la supply chain con l’inserimento di
Data Science e Machine Learning: “A quel punto decidiamo di incrociare maggiormente le nostre capacità con quelle del mondo Pivotal e investiamo ulteriormente nella collaborazione”. Tre data scientist e un referente business aziendali si spostano a Dublino per lavorare a stretto contatto con il team Pivotal e
definire un framework di approccio a questa tipologia di richieste dei clienti che
“spesso non nascono con un obiettivo preciso ma al crescere del livello di interlocuzione e confronto prendono sempre più forma”, spiega Sara Bergamo. Si innesta qui la
metodologia Agile con l’adozione di
Pivotal 3 per tenere sotto controllo tutti gli 'effort' a disposizione.
I due team lavorano in modo congiunto con un concetto di
‘test driven development’ (due persone di cui una scrive casi di test e l’altro che sviluppa il codice) per ottenere un
codice robusto per fare versioning continuo senza impattare sulla qualità di ciò che viene rilasciato. Dopo sei mesi dall’esperienza di Dublino si delinea come affrontare il futuro in modo chiaro:
“La tecnologia poggia su un’appliance Pivotal e Pivotal Cloud Foundry per sviluppare Web Applications – passando così da una Business Intelligence tradizionale a un mondo di Web Application”, prosegue Sara Bergamo. Nonostante l’esistenza di un datawarehouse tradizionale, tutti i progetti nuovi vengono calati sul mondo del data lake andando ad arricchire sempre di più questo layer dati con informazioni provenienti dai differenti dipartimenti aziendali:
“Nel nostro piccolo, ciò ha significato abbattere i silos dipartimentali aziendali allargando la singola vista viziata da comportamenti ormai statici”. A fine 2017 si avvia
la strategia di cloud transformation aziendale, in cui l’area relativa al Data Lake è tra le prime candidate a passare al cloud. 'Decommissionato' il database utilizzato fino allora, si adotta
Pivotal 3, affrontando il passaggio sul cloud spingendosi un po’ oltre poiché la tecnologia in questione porta velocità, permette di lavorare in parallelo e carica velocemente i dati, al fine di fornire in tempo le informazioni che servono ai clienti all’apertura della giornata lavorativa, cercando di semplificare e integrare il mondo datawarehouse con quello data lake
. Un unico layer dei dati aziendali in grado di fornire supporto a progetti di BI tradizionali rispetto a Web app e a progetti di data science: “Abbiamo gettato il cuore oltre l’ostacolo e in 11 mesi siamo riusciti a fare partire e fare atterrare il progetto di Big Data Warehouse relativo a 15 mila tabelle, più di 1 milione di righe di codice e 9 mila procedure. Fondamentale in tutto ciò il supporto di Pivotal e Microsoft nel fare il tuning delle parti infrastrutturale e applicativa. Ad oggi abbiamo guadagnato un’ora di margine nel processo di acquisizione dati. Secondo noi è la strada giusta che valorizza maggiormente il dato, asset fondamentale di ogni azienda. Se non si governa il dato non si governa l’azienda,”chiosa Sara Bergamo.
Oltre la stazione di servizio: il caso Kuwait Petroleum Italia
Negli ultimi anni Kuwait con
oltre 3.000 stazioni di servizio distribuite sul territorio nazionale ha vissuto un
profondo processo di trasformazione digitale al cui centro pone il cliente.
E’ Vincenzo Maniaci, Global Card Business Director & Business Innovation Director, Kuwait Petroleum Italia a raccontarla: “L’identità digitale di 14 milioni di clienti in Italia è il punto di partenza, caratterizzati da comportamenti variabili a secondo del contesto. Una mole di dati, vero petrolio oltre a quello che eroghiamo dai distributori, da cui trarre valore per la nostra clientela nella gestione completa del suo ‘viaggio’ giornaliero, che passa anche da una stazione di servizio di benzina”. In termini infrastrutturali ciò ha voluto dire passare da un mondo batch, client/server e disconnesso, lontanissimo da logiche on line e real time di oggi a un’infastruttura distribuita in cloud, real time dove fosse totalmente disponibile qualsiasi forma di web services. E per far ciò cercavamo partner tecnologici coraggiosi”.
In un
processo dinamico in continua evoluzione Kuwait sta quindi lavorando a una
struttura disseminata di 3 mila punti di contatto con il cliente; un
‘ombrello’ di connessioni wi-fi su tutti i punti vendita per interagire con il cliente di cui soddisfare qualsiasi esigenza, abitudine, identità di e-commerce, social, … al fine di a
umentare le opportunità di business ma anche le differenti modalità di comportamento di acquisto del cliente. “Ci aspettiamo clienti che vogliano fare quante più cose nello stesso posto e nel modo più semplice. Conoscere il cliente e poter collezionare i comportamenti che questi 14 milioni di clienti hanno nei nostri punti vendita e fuori di questi è un patrimonio di conoscenza che si traduce in nuove opportunità per noi e per i partner. Una trasformazione reale richiesta dal cliente che non si ferma alla stazione di servizio”, conclude Maniaci.
Policnico A. Gemelli, la tecnologia al servizio dell’arte medica
“L’arte medica è a tre tempi: osservazione, elaborazione e scelta; un processo che oggi fa un utilizzo intenso delle tecnologie – cartelle clinica, connessione dati,… Una tecnologia che fornisce una granularità di informazioni infinita, oltre al codice del singolo gene del Dna. Un primo livello di dati a cui se ne aggiunge un secondo: dati che la tecnologia digitalizza e fa esplodere; come, per esempio, quelli che derivano da una Tac relativa a un tumore, una nuvola di numeri da studiare, elaborare,… centinaia e centinaia di variabili estraibili da dati di primo livello. E poi ancora un ulteriore livello, quello dei cluster di dati: combinati secondo dati significativi che tracciano le decisioni cliniche di cui vedere i log nel tempo e quindi poter fare pattern recognition…”, introduce
Vincenzo Valentini, Direttore Dipartimento Diagnostica per Immagini, Radioterapia Oncologica ed Ematologica, Policnico A. Gemelli. Una
fonte di dati molto più ampia del passato a disposizione a cui aggiungere l’aspetto della
gestione delle probabilità:
“in cui le nuove tecnologie come AI, Deep Learning, Machine Learning e Pattern Recognition rappresentano supporti fondamentali per aiutare a prendere decisioni, tenendo sempre a mente che però la relazione medico paziente è l’aspetto centrale”, rimarca Valentino.
Il Gemelli, che nelle varie fasi evolutive tecnologiche ha sempre tenuto traccia delle informazioni granulari, lo scorso giugno sedeva su un
silos di 580 milioni di dati per oltre 8 milioni di pazienti; un vero e proprio
giacimento di petrolio da cui partire per fare Digital Transformation cercando di trovare
correlazioni, amplificazioni tra i dati al fine di supportare meccanismi decisionali, nei quali la storia dei pazienti alimenta il funzionamento e il partizionamento per arrivare a un concetto di tween avatar dei pazienti.
“Una sfida importante per cui servono dei partner tecnologici importanti. E, nell’ambito infrastrutturale, in un percorso in cui non sono ancora chiari i limiti a cui si può arrivare, servono scalabilità, resilienza, e ,soprattutto, sostenibilità. Così come figure nuove, ‘scientist’ della conoscenza in grado di parlare con chi conosce e tratta i dati, in cui dovere è non perdere il ‘greep’ sull’end user, una persona che merita di essere servita meglio. Per tenere sempre fede al motto: la tecnologia al servizio della conoscenza e la conoscenza al servizio del paziente”, conclude Valentini.
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