La fine del supporto a Windows 7 segna anche la fine di un'era per i PC: quella in cui sono stati il principale dispositivo per il personal computing
Domani, 14 gennaio 2020, è la data in cui Microsoft
smette di supportare Windows 7. È una data importante. Perché Windows 7 è ancora una piattaforma con cui molte aziende hanno a che fare. Ma anche perché l'addio a Windows 7 chiude di fatto l'era del PC come strumento principale di computing. Non che i PC da domani scompaiano e che Windows 10 non conti, ovviamente. Ma Windows 7 è
l'ultimo sistema operativo pensato per un mondo in cui il computing "serio" si faceva con i PC. Mentre tutto il resto era secondario.
Per capirlo basta guardare un po' indietro. Oggi tutti parliamo di quanto possiamo fare, e infatti concretamente facciamo, con il computer che abbiamo sempre in tasca. Ossia lo
smartphone. E dibattiamo della potenza dell'app economy. Ma dimentichiamo che tutto questo
è storia recente del computing. Il boom dell'iPhone, che ha sdoganato il concetto odierno dello smartphone, inizia concretamente nel 2010, come fenomeno di massa. L'iPad debutta anch'esso nel 2010 e ha bisogno di un paio d'anni per essere una piattaforma per la produzione di contenuti e non solo per il loro consumo.
Questo in generale. Se poi vogliamo considerare in particolare le applicazioni di smartphone e tablet in campo aziendale,
aggiungiamo ancora qualche anno. Oggi il mobile/digital workspace è un
concetto quasi ovvio. Lavorare da ovunque e in qualsiasi momento è quasi una necessità. Ma anche solo cinque o sei anni fa la "mobile enterprise" non era così scontata.
Ecco così che al suo lancio Windows 7, che debutta ufficialmente nel luglio del 2009,
si trova ad avere un ruolo chiave nella storia del computing, personale ed in azienda. Arriva in una fase in cui desktop e notebook hanno pochi rivali (nelle aziende, di fatto nessuno) e dopo un sistema operativo piuttosto sfortunato come
Windows Vista. Non sarà tanto più fortunato, dopo, nemmeno
Windows 8. Il che ha contribuito a rendere Windows 7
una piattaforma più che decennale: dal 2009 a inizio 2020. Nessuna altra versione di casa Microsoft ha avuto altrettanta longevità.
Una longevità oltretutto
molto concreta. Non solo teorica, legata alle date di rilascio e fine supporto. Secondo i dati di NetMarketShare, sino a un anno fa Windows 7 e Windows 10 viaggiavano ancora appaiate in quanto a quote di mercato. A dicembre 2019, Windows 7 generava ancora un quarto circa (il
26,7 percento) del traffico web. Contro il 54,7 di Windows 10. Tanto per fare un paragone, tutte le versioni di macOS messe insieme superavano di poco l'11 percento.
È ragionevole pensare che anche nelle imprese la quota parte di Windows 7 sia ancora molto elevata. Il passaggio a Windows 10 non è stato
affatto indolore. Ed è avvenuta
prevalentemente mediante la sostituzione di desktop e notebook con nuovi modelli. Sostituzione che, secondo le cifre del
mercato PC, è tra i pochi fattori di spinta del settore. Sono poi tanti gli scenari - ad esempio in campo ICS - in cui la migrazione
viene considerata inopportuna. Motivo per cui esiste anche per Microsoft l'opzione di
supporto esteso sino al 2023.
Ma per la maggioranza delle imprese e dei privati,
domani dovrebbe essere davvero la data termine di Windows 7. Passato il 14 gennaio, avere PC con quel sistema operativo non sarà
più abbastanza sicuro. Già oggi c'è più di un problema in quanto a difesa di Windows 7 contro i malware. Il
salto a Windows 10 è quindi praticamente obbligatorio. E le strade per semplificarlo ci sono.
Ma dopo, in prospettiva? Windows 10 è la piattaforma oggi di riferimento ma
vive dinamiche assai particolari, per un OS classico. Oggi anche in campo aziendale si cerca di fare sempre più con smartphone e, in seconda battuta, tablet. Ma soprattutto è in arrivo una
nuova generazione di dispositivi con nuovi fattori di forma che richiedono nuovi sistemi operativi.
Avremo notebook e 2-in-1 ancora per lungo tempo, beninteso. Ma i dispositivi a
doppio schermo e foldable che
hanno popolato il CES 2020 sono
promesse concrete, non esercizi di stile. Il loro sistema operativo potrà chiamarsi sempre Windows - come in
Windows X - ma con loro si prepara una fase del personal computing tutta nuova. Senza andare a scomodare un futuro ancora più remoto fatto di interfacce vocali, assistenti digitali, automazione spinta.