Da aprile Ginni Rometty lascia il posto ad Arvind Krishna, uomo del cloud e del cognitive computing. Con James Whitehurst quasi sullo stesso piano.
Dal prossimo 6 aprile,
Ginni Rometty non sarà più il CEO di IBM. Il board della società ha scelto di mettere
Arvind Krishna alla guida. Un segno dei tempi e dell'evoluzione che IBM sta seguendo e che ha accelerato con
l'acquisizione di Red Hat. Arvind Krishna è infatti, attualmente, IBM Senior Vice President for Cloud and Cognitive Software. E la stessa IBM sottolinea che "è stato
uno dei principali architetti dell'acquisizione di Red Hat".
La transizione ideale da Big Blue a Big Purple comprende anche l'entrata di
James Whitehurst, CEO di Red Hat, nel consiglio di amministrazione. In cui Rometty
resterà come Chairman fino alla fine dell'anno. Quando, spiega sempre IBM, "andrà in pensione dopo quasi quarant'anni in azienda".
L'annuncio del prossimo addio di Ginni Rometty
arriva inaspettato. Ma la scelta del nuovo CEO e il ruolo sempre più importante assegnato a Whitehurst sono segnali molto chiari della direzione che IBM intende prendere. Entrambi hanno un background tecnico e operativo insieme. E oggi hanno una preparazione estesa
nei campi che interessano di più a IBM in questa fase. Cioè multicloud,
tecnologie cognitive, open source.
I più entusiasti della fusione tra IBM e Red Hat prevedevano che lo stesso Whitehurst avrebbe sostituito Rometty. Per loro la promozione di Arvind Krishna può apparire una "frenata" nel rinnovamento di IBM. Ma non è necessariamente così. IBM ha di fatto messo
una coppia quasi appaiata al comando. In testa un manager tecnico con trent'anni di esorienza in IBM. Subito dopo l'uomo di Red Hat, quindi della estrema apertura al multicloud e all'open source. Per le logiche tradizionali della grande IBM, si può anche vedere questa coppia come una transizione particolarmente veloce.
Il nuovo "leadership team", come lo ha definito la stessa Rometty, ha - almeno nelle intenzioni di IBM - tutte le carte in regola per guidare bene la società. Sia operativamente, sia tecnologicamente. E soprattutto di aiutare
la fusione delle culture e degli approcci delle sue attuali due anime. Quella tradizionalmente IBM e quella di Red Hat. Non a caso, tra le dichiarazioni ufficiali di Krishna e Whitehurst c'è praticamente la stessa frase: "
I look forward to working with IBMers and Red Hatters alike". Frase che bada a
mettere sullo stesso piano le persone di IBM e quelle provenienti da Red Hat.
Si conclude così il ciclo di Virginia Rometty alla guida di IBM. Otto anni da CEO in cui
è riuscita a trasformare IBM. Sviluppando il nuovo - si sottolinea che Rometty ha "reinventato oltre la metà del portafoglio IBM" - ma senza per questo dismettere il (relativamente) vecchio
che continuava a funzionare. Tanto che era, ed è, ancora richiesto dai clienti.
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