Aggiornare Windows 7 può essere l'occasione giusta per ripensare la propria gestione di device e piattaforme. Per puntare a soluzioni con un approccio davvero unificato.
La data di fine supporto per
Windows 7 è arrivata, alla fine. Ed è anche passata senza che questo portasse una particolare rivoluzione, almeno apparente. Tanto che per molte imprese, specie PMI, la sensazione è che la scadenza sia stata presentata come
uno spartiacque che invece non era. Attenzione a non peccare di ottimismo, però. Il problema di fondo resta e Windows 7 ne è solo il sintomo più evidente in questo momento.
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Oggi praticamente tutte le aziende italiane - spiega
Aldo Rimondo, Country Manager Italy & Iberia di Ivanti -
hanno una parte di software che dopo il 14 gennaio presenta qualche criticità... La questione non è relativa solo a Microsoft ma a tutto l'ambiente applicativo". Lo scenario è quindi molto più complesso di quanto non farebbe pensare il tema dello specifico aggiornamento. Riguarda invece la
gestione interna delle piattaforme. Che in Italia è ancora troppo reattiva e poco strategica.
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Temi come la migrazione a un nuovo sistema operativo o la correzione delle vulnerabilità - sottolinea Aldo Rimondo -
non sono considerati innovativi dalle imprese, ma sono comunque fondamentali". Spesso non sono prioritari e sono visti più che altro come un costo. Ma sottovalutarli crea criticità potenzialmente gravi. E in generale, spiega Rimondo, le aziende "Non tengono nel dovuto conto gli aspetti di governance dell'IT, che però oggi impatta pesantemente sulla capacità di un'azienda di essere operativa in maniera ottimale".
Il passaggio da Windows 7 alla versione 10, comunque inevitabile, diventa quindi una
opportunità per ripensare una parte importante della gestione IT. Che resta, secondo Ivanti, ancora troppo legata ai singoli componenti, dai PC agli applicativi stessi. "
La gestione non deve partire dai device e dalle tecnologie, ma dai processi e dall'utente", mette in evidenza Aldo Rimondo.
Migrazioni a macchia di leopardo
Molte aziende italiane affrontano le migrazioni software contestualmente alla
sostituzione dell'hardware. Un approccio che nei casi più significativi, come questo di Windows 7, può essere anche sensato. Ma solo se si mette in piano un
processo massivo di sostituzione rapida dell'hardware. Altrimenti la migrazione è legata all'
obsolescenza dei singoli sistemi. Ed avviene a macchia di leopardo, il che non è certamente la condizione ideale.
Bisogna poi ampliare il proprio punto di vista. Una qualsiasi migrazione software non è solo la sostituzione di un sistema operativo o di un'applicazione. Oggi che si parla tanto di customer experience, anche
l'esperienza d'uso degli utenti interni è importante. E per loro migrare significa anche trovare, nel nuovo ambiente operativo, tutto ciò che prima "faceva" la loro operatività: applicazioni, configurazioni, profili, dati. E questa migrazione completa può essere molto più complessa del semplice aggiornamento di sistema.
Nello sviluppo delle sue piattaforme, Ivanti ha seguito una evoluzione simile. Anche concettualmente e come approccio. È partita dalla gestione del PC per passare poi al
device management in senso lato. Comprendendovi man mano i temi della sicurezza, dell'asset management, della governance IT. "
Il collante di tutto, tecnologicamente, è la parte di service management", spiega Aldo Rimondo.
Questo porta all'approccio attuale di Ivanti, basato sul concetto di
Unified IT. Un modello, spiega Rimondo, in cui "
Diventa possibile gestire tutto in maniera unificata, basandosi su una visione integrata di tutte le informazioni necessarie". In questo modo è possibile abilitare
un complesso di funzioni di gestione - ovviamente anche
via cloud - che soddisfano sia le esigenze di semplicità degli utenti, sia quelle di management coerente dello staff IT. In questo approccio una migrazione, come quella da Windows 7, è solo un caso specifico delle funzioni di asset e service management.
Le tecnologie e le piattaforme di gestione ce le mette Ivanti. Ma anche l'azienda utente deve metterci del suo, sottolinea Rimondo. "
Avere una visione sempre più completa e precisa dei propri asset è il primo passo... In molte aziende occorre anche cambiare la propria filosofia nella gestione dell'IT". E il pensionamento di Windows 7 può essere, invece di un grattacapo in più, lo stimolo giusto per questa evoluzione.