Gli effetti dell'accelerazione della trasformazione digitale in atto e cosa comporta dal punto di vista delle reti, delle applicazioni e della loro sicurezza. Una riflessione di F5 Networks, con un'anticipazione delle principali evidenze della 6a edizione del report State of Service Application
La rapida
diffusione del Covid-19 sta
cambiando la vita quotidiana di molti in modo profondo. Nel giro di poche settimane l’imposizione di
restrizioni, divieti di spostamento, cancellazione di viaggi, ha inevitabilmente messo molte persone nella
condizione di dover prendere nuove precauzioni e
agire in modo diverso rispetto al passato. Ha comportato la c
hiusura delle scuole in oltre 105 Paesi, lasciando a casa, secondo gli ultimi dati delle Nazioni Unite, circa un milione di studenti, con un forte impatto sull’organizzazione della via familiare.
Per le
aziende, l’emergenza ha voluto dire
adattarsi alla nuova situazione il più rapidamente possibile per consentire ai propri
dipendenti di lavorare da remoto, nel tentativo di fermare la diffusione del virus e garantire la salute e il benessere di tutti.
Tutto ciò ha inoltre comportato alcune
gravi interruzioni nella produzione e nelle catene di approvvigionamento. Molte organizzazioni hanno rispolverato i vecchi piani di Business Continuity (BCP), per scoprire loro malgrado che non erano stati aggiornati nel tempo e non tenevano conto delle evoluzioni tecnologiche.
“
E’ anche e in gran parte sul piano della tecnologia che oggi si gioca questa sfida; quella tecnologia che nelle mani dei medici e dei ricercatori ci permetterà di trovare una cura e che, nel frattempo, aiuterà molte delle nostre aziende a poter proseguire nel proprio business”, commenta
Maurizio Desiderio, Country Manager Italia di F5 Networks, nell'osservare il fenomeno.
Maurizio Desiderio, Country Manager Italia di F5 Networks
Una trasformazione accelerata
La situazione imprevista in atto sta inevitabilmente portando a dove
r forzare il processo di trasformazione digitale, a saltare qualche tappa, per far sì che la maggior parte dei dipendenti possa lavorare da remoto e garantire la produttività.
Dall’ultima edizione (la 6°) del report
State of Service Application (SOSA - con il coinvolgimento di circa 2.600 intervistati nel mondo, di cui 525 nell'area Emea in diversi settori, ruoli e dimensioni aziendali)
di F5 Networks emerge come nel corso dell’ultimo anno la
trasformazione digitale abbia già modellato un processo decisionale sempre più
basato sulle applicazioni. I
l 66% delle organizzazioni dell'area Emea ha, infatti, dichiarato di
dipendere dalle applicazioni per la gestione della propria attività. In genere, le organizzazioni di medie dimensioni hanno diverse centinaia di applicazioni nel loro portfolio; alcuni grandi clienti bancari ne contano oltre 10.000. “
Questo crescente universo applicativo fa sì che oggi una delle principali preoccupazioni delle aziende che vogliono garantire che i propri dipendenti da remoto siano produttivi sia proprio dar loro al possibilità di accedere a queste applicazioni, che oggi si trovano ovunque e su dispositivi diversi, mantenendo al contempo sicure tutte le informazioni aziendali”, sostiene Desiderio.
Più in profondità
Una
vista più estesa e dettagliata del report, evidenzia che
il 91% delle organizzazioni in Emea sta attuando piani di digital transformation; un dato significativo, se confrontato con l'84% degli Stati Uniti e l'82% della regione dell'Asia-Pacifico, Cina e Giappone. Secondo il 61% degli intervistati, il motivo principale che spinge le organizzazioni Emea ad
abbracciare la trasformazione digitale è aumentare la velocità di introduzione di nuovi prodotti e servizi. A ciò fa seguito, secondo un ulteriore 40%, la capacità di reazione e adattamento ai comportamenti dei nuovi acquirenti e per il 33% dei concorrenti emergenti. Rispettivamente, per il 64% e il 55% degli intervistati, l'ottimizzazione dell'IT e dei processi aziendali rappresentano invece i principali vantaggi che si desidera realizzare con la trasformazione digitale; seguono il miglioramento della produttività dei dipendenti (47%), il vantaggio competitivo (45%) e l'ingresso in nuovi mercati (43%).
La seconda era della digital transformation
Secondo lo studio,
le organizzazioni stanno entrando nella seconda fase della trasformazione digitale, caratterizzata da un aumento esponenziale delle applicazioni e da un'espansione dell'automazione.
“Sono quindi le applicazioni gli ingranaggi che alimentano l'economia globale. A prescindere dal settore di appartenenza, molte aziende stanno diventando app-centriche, con l'obiettivo di agire in modo più veloce, aumentare l'efficienza e offrire a clienti e dipendenti le prestazioni migliori richieste del mercato”, afferma Desiderio.
Il report SOAS evidenzia che il
66% delle organizzazioni dell'area Emea dipende dalle applicazioni per la gestione della propria attività, percentuale che risulta essere la più alta di tutte le restanti regioni del mondo. Quasi un intervistato su tre (32%) ritiene che
le applicazioni siano in grado di offrire un vantaggio competitivo strategico. “In sostanza, lo studio dimostra come nell’ultimo anno la trasformazione digitale abbia modellato un processo decisionale sempre più basato sulle applicazioni”, rimarca Desiderio.
Conoscere le proprie reti e le proprie applicazioni
Di fronte a un quadro così delineato di emergenza, e di trasformazione digitale spinta con al centro le applicazioni, un punto di partenza importante per
avviare una strategia in grado di supportare le nuove modalità di lavoro è sicuramente
avere visibilità sulle proprie persone e sulle proprie applicazioni.
Come indica Desiderio, molte organizzazioni, che fino ad oggi avevano solo un’idea approssimativa del numero di
applicazioni esistenti nel proprio portafoglio, dovranno riuscire ad
avviare rapidamente un inventario accurato e tempestivo. Tale
visibilità dovrebbe includere tutte le applicazioni critiche, in particolare con un occhio di riguardo verso gli ambienti in cui vengono eseguite (per garantire i tempi di attività), a chi vi accede (per misurare la capacità) e al modo in cui sono accessibili (per misurare le risorse di accesso da remoto). Se molte delle applicazioni non sono accessibili in remoto o richiedono che il personale chiave sia sempre operativo, è possibile che vi sia un problema.
Molte organizzazioni per il lavoro da remoto utilizzano
reti private virtuali (VPN) con l’obiettivo di
garantire una connessione sicura e protetta alla rete aziendale e alle proprie applicazioni. Altre scelgono di utilizzare
applicazioni aziendali distribuite su cloud pubblici o basate su SaaS.
"In questo contesto, vi sono altre domande che è fondamentale porsi per affrontare la situazione e adottare una strategia adeguata. Ad esempio, sarà necessario capire quale lavoro non può essere svolto in remoto e chi lo farà, se si ha abbastanza larghezza di banda di rete, capacità VPN, laptop e indirizzi IP per fornire l’accesso da remoto a tutti e contemporaneamente.A volte succede, ad esempio, che si dispone della licenza per il 25% della capacità utente in caso di accesso da remoto simultaneo mentre ora è il maggior numero dei dipendenti che dovrebbe lavorare da casa. Se il sistema IT non è in grado di supportare la piena capacità da remoto, sarà fondamentale capire se esiste un sistema prioritario per determinare chi è autorizzato a entrare e quando e se tutti i servizi remoti completi non sono disponibili, determinare se lo possono essere dei servizi parziali, come la posta elettronica",
Un ulteriore aspetto da verificare, secondo Desiderio, è comprendere se si dispone di
soluzioni di autenticazione sufficienti per far sì che i lavoratori da remoto possano accedere ad applicazioni e dati critici, quali risorse di supporto sono disponibili quando i lavoratori da remoto hanno problemi tecnici e se vi sono meccanismi predisposti per consentire ai dipendenti di configurare le proprie connessioni di accesso remoto se non le hanno già configurate.
Nel mirino la sicurezza
Un ulteriore aspetto da non trascurare è quello della
sicurezza. Sfortunatamente, gli hacker stanno sfruttando abbondantemente la paura e l'incertezza causate dalla diffusione del Coronavirus per cercare di sottrarre denaro o informazioni preziose a organizzazioni e individui. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha messo in guardia contro i malintenzionati che si fingono loro rappresentanti e con il phishing promuovono false donazioni o richiedono informazioni aziendali e credenziali dell'utente, oppure inviano allegati e link pieni di malware chiedendo urgentemente l'utente di aprire il file o fare clic sul collegamento. Inoltre, i
criminali informatici sanno che le VPN sono molto utilizzate: nella settimana tra il 9 e il 15 marzo, l'utilizzo di VPN (reti virtuali private) in Italia è più che raddoppiata (+112%) e sarà quindi molto importante assicurarsi che queste reti siano protette e tenute sotto controllo. Proprio per questi motivi, in questi giorni, le aziende stanno lavorando alacremente per
potenziare l’infrastruttura e la sicurezza relativo agli accessi agli applicativi e alla rete. Il futuro che verrà. Cosa ci aspetta
“Nessuno oggi è in grado di dirlo. Certo è che saper cogliere le opportunità del mondo digitale e trarre il massimo dalle tecnologie disponibili è adesso per le imprese più fondamentale che mai. Come F5, vogliamo avere un ruolo attivo al loro fianco per aiutarle ad affrontare l’emergenza, preservando il proprio capitale applicativo e salvaguardando la produttività. La crisi ha premuto al massimo l’acceleratore nel viaggio di trasformazione, ora sta a noi riuscire a guidare nella giusta direzione”, conclude Maurizio Desiderio.