Il cloud infrastrutturale è tra i pochi settori che la pandemia ha aiutato: se ne avvantaggiano i grandi hyperscaler
Le previsioni sugli effetti della pandemia da coronavirus non sono certo confortanti,
nel loro complesso. Ma alcuni settori inevitabilmente andranno meglio di prima,
se sapranno soddisfare le nuove necessità delle imprese. Tra questi c'è il
cloud infrastrutturale, secondo le cifre di Canalys relative al primo trimestre 2020. Il mercato mondiale è cresciuto del 34% anno su anno, arrivando a quota 31 miliardi di dollari.
Gli analisti spiegano che la crescita dei servizi di cloud infrastrutturale segue una dinamica indiretta. Le aziende e i consumatori hanno incrementato molto, per il lockdown, il
consumo di applicazioni e servizi digitali. Come la collaboration per le imprese e l'ecommerce per i consumatori. Questo di riflesso ha incrementato l'utilizzo di risorse in cloud da parte di chi offre e supporta tali applicazioni e servizi.
Ad avvantaggiarsi di questa dinamica sono
i principali provider di servizi di cloud infrastrutturale. Che in questo modo compensano il rallentamento della migrazione al cloud che un po' tutte le imprese decideranno di fare. Per contenere gli investimenti in una fase in cui il panorama economico è poco definito.
Come indicato
più volte, il settore del cloud infrastrutturale
è chiaramente definito. E al momento non lascia molto spazio ad operatori che non siano i grandi hyperscaler. Per questo la crescita del mercato cloud indicata da Canalys va a vantaggio dei soliti noti. Per il primo trimestre 2020 guida
AWS con il 32% del mercato globale in valore. Seguono Microsoft
Azure al 17%,
Google e
Alibaba appaiate al 6%.
Canalys sottolinea che i picchi di domanda generati dalle imprese a causa della pandemia hanno imposto
tempi di reazione rapidi ai cloud provider. Tutti stanno investendo nella creazione di
nuovi data center. E la situazione di necessità di una particolare azienda, se importante,
può significare un buon affare per un provider. Vale come esempio significativo il
passaggio inatteso di Zoom alla "nuvola" di Oracle.
Gli analisti sottolineano che gli effetti della pandemia sul cloud infrastrutturale non sono finiti. "
Tutto ciò che è on-premise e non contribuisce alle attuali iniziative di business continuity passa in secondo piano, in una fase in cui le aziende stanno ripensando i propri budget", spiega il Chief Analyst Matthew Ball. Una fase poi in cui le imprese "
hanno bisogno di capacità flessibile di computing per supportare remote working, collaboration, online commerce e security". E in questo il cloud è una "
ovvia soluzione a breve termine".
E a medio termine? I cloud provider, specie quelli con le spalle meno larghe,
sentiranno di più il peso del rallentamento degli investimenti delle imprese. Dei grandi progetti "da consulente" che hanno dato in questi mesi una spinta decisa al mercato cloud. E peserà anche il rallentamento degli investimenti nei
mercati più colpiti dalla pandemia. Come il turismo, l'hospitality, i trasporti.
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