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IBM Think 2020: Arvind Krishna e l'inevitabilità del cloud ibrido

All'evento IBM Think 2020 il nuovo CEO di IBM chiarisce la sua visione: il cloud ibrido è essenziale, insieme ad AI, blockchain e quantum computing

Cloud
"Tutte le aziende diventeranno aziende AI, non perché possono farlo ma perché devono": non sorprende che Arvind Krishna, il nuovo CEO di IBM, ponga l'attenzione principalmente sull'intelligenza artificiale al suo primo keynote da grande palcoscenico. Lo fa per una edizione virtuale dell'evento Think 2020. Muovendosi sulla scia di inevitabili considerazioni sulla pandemia. E di quanto aveva già spiegato sulla sua visione di IBM.

In effetti Arvind Krishna non si discosta dalle anticipazioni strategiche fatte in quel post pubblico. Il merito del Think 2020 è di cominciare subito a dare loro sostanza. E di mostrare sensibili e costanti segnali di sinergia e integrazione di IBM con la sua nuova "metà" Red Hat. Un elemento chiave perché Krishna parla molto di AI. Ma altrettanto di hybrid cloud.

Il macro-tema di fondo resta ovviamente la progressiva digitalizzazione delle imprese. "Le aziende si chiedono come usare la tecnologia per reinventarsi", spiega Krishna, "e se c'è qualcosa che la pandemia ci ha insegnato è l'importanza della tecnologia nel mantenersi operativi e continuare a innovare". In questo scenario il cloud ibrido è per IBM la strada migliore per sfruttare le potenzialità offerte oggi dalla tecnologia.

arvind krishna 135Arvind Krishna, il nuovo CEO di IBMI motivi per il CEO di IBM sono essenzialmente quattro. Quattro "imperativi del cloud ibrido" che si collegano alla storia delle imprese, alla loro possibilità di scelta, alla fisica e a questioni normative. Il richiamo al passato di ogni azienda rimanda al fatto che questa è quasi sempre un complesso stratificarsi di scelte tecnologiche ed operative.

"Il cloud ibrido incontra le aziende là dove sono", spiega Krishna, "nelle varie forme e modi in cui fanno IT". Intendendo che permette loro di scegliere cosa tenere on-premise e cosa no, quali servizi attivare e quali no, cosa mantenere del passato e cosa far evolvere. Senza imporre scelte integraliste "tutto cloud" che pochi possono permettersi.

Il tema della possibilità di scelta è centrale, per IBM. Il cloud ibrido evita di legarsi a un unico provider e permette di rivolgersi a chi è, di volta in volta, il fornitore più opportuno dei servizi migliori. Senza rischio di lock-in. Ma anche "senza affidarsi all'innovazione di un solo provider", sottolinea Krishna. Perché anche i migliori possono esaurire la loro vena innovativa. E, anche se IBM non lo dice esplicitamente, possono dover difendere i loro investimenti e scegliere strade di sviluppo che non sono ideali per tutti.

Fisica e normative sono, più che imperativi, inevitabili limiti da considerare. Anche il cloud non può superare la velocità della luce e la latenza delle trasmissioni comunque esiste. Quindi "non si può gestire una fabbrica dal cloud", commenta Krishna. I limiti fisici del cloud centralizzato aprono la strada all'edge computing. Che in fondo è cloud ibrido, con risorse IT localizzate vicino agli apparati e ai dati.

ibm quantum
La delocalizzazione del computing e dei dati deriva anche dalle normative. Il CEO di IBM sottolinea che "il luogo dove ti trovi fisicamente implica le leggi che devi rispettare". In particolare le norme legate alla gestione dei dati, come il GDPR europeo. Ma non solo quello, data la sempre maggiore attenzione di tutti ai temi della privacy. Anche in questo caso la centralizzazione del cloud "estremo" non è adatta. L'hybrid cloud permette invece di conservare i dati dove è più opportuno.

"Per favorire l'hybrid cloud abbiamo fatto scommesse importanti, a partire dalla combinazione con Red Hat", spiega Arvind Krishna. E l'attenzione all'intelligenza artificiale è da tempo un tema portante per IBM. A queste due componenti se ne affiancano altre meno consolidate: "guardando più avanti, blockchain e il quantum computing avranno un ruolo chiave nelle piattaforme del futuro", secondo il CEO.

La visione, in sostanza, è chiara: "non sappiamo cosa succederà in futuro, ma so in che direzione si muoverà IBM", sottolinea Arvind Krishna. Servono tasselli per concretizzarla e al Think 2020 ne sono arrivati diversi: Watson AIOps, alcune piattaforme per l'edge computing, la versione preliminare di IBM Cloud Satellite, un programma per gli ISV del mondo Finance.
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