Nasce la Open RAN Policy Coalition, per sbloccare il mercato sin troppo statico delle telecomunicazioni wireless 5G
C'è bisogno di innovazione nel mondo del
5G. La considerazione è ovvia in generale. Ma assume una importanza maggiore se consideriamo che operatori mobili e utenti rischiano di
trovarsi davanti ad un bivio pericoloso. A causa della politica e dello scontro USA-Cina proprio sul 5G. Cosa succederebbe, nella realtà dei fatti, se prevalesse la posizione più intransigente di chi vuole i produttori cinesi fuori dal 5G occidentale?
Dal punto di vista degli operatori e delle aziende utenti,
assai poco di buono. Almeno per la situazione che si ha al momento nel 5G. Vendor come Huawei hanno conquistato fette importanti delle reti occidentali perché i loro prodotti funzionano. E hanno un costo conveniente rispetto alle alternative.
Che non sono poi molte. Perché il mondo TLC è stato sin troppo statico. E la mancanza di stimoli non ha favorito l'innovazione e la competizione.
I produttori di apparati per il 5G
non sono più di una decina. Se ci si limita a quelli davvero appetibili per i principali operatori mobili. Eliminare i prodotti cinesi dall'equazione quantomeno
fa salire i costi delle reti in maniera sensibile. E la
diversificazione dei vendor,
proposta come mezzo per ridurre il rischio delle reti, è praticabile fino a un certo punto. Il limite è che
l'interoperabilità totale non esiste. Quindi una rete 5G realizzata combinando senza criterio prodotti di vendor diversi avrebbe prestazioni inferiori all'ottimale. In particolare nella parte di accesso radio, che è ovviamente fondamentale.
La soluzione "totale" del problema forse non esiste. Ma di certo le cose sarebbero più semplici se l'offerta di prodotti 5G fosse più ampia e interoperabile. Per questo una trentina di aziende hanno dato vita alla
Open RAN Policy Coalition. Per promuovere,
si spiega, "
l'adozione di soluzioni aperte e interoperabili nella Radio Access Network". Tra i fondatori della coalizione ci sono nomi come AWS, Cisco, Dell, Facebook, Fujitsu, Google, IBM, Intel, Juniper Networks, Microsoft, NEC, NTT, Oracle, Qualcomm, Samsung, Telefónica, Verizon, VMWare, Vodafone.
Il nodo delle reti RAN "aperte"
La nascita di un consorzio che spinge la standardizzazione e l'interoperabilità dei prodotti per le reti di accesso radio 5G è decisamente un
segno dei tempi. Alle stazioni radiobase "
completamente integrate... dove le parti radio, hardware e software erano fornite da un produttore unico come una soluzione proprietaria chiusa" che la coalizione ora critica
non ci siamo arrivati infatti per caso.
In parte l'integrazione totale aveva, e ha ancora, alcuni vantaggi tecnologici. Ma in gran parte nasce dalla volontà dei vendor di
conquistare e mantenere posizioni salde nelle reti degli operatori. Di un approccio aperto alla parte RAN in realtà
si parla da anni. Ma pochi produttori ci si sono davvero dedicati. Perché dà ai loro clienti la possibilità di assemblare le loro reti con componenti di chiunque, o quasi. E questo rappresenta un rischio.
Tanto che alcune reti in logica OpenRAN sono state realizzate, con i (non molti) prodotti disponibili secondo specifiche aperte. Ma sono reti poco più che sperimentali. Installate in
zone in cui il business delle reti mobili è molto limitato. E una rete tradizionale sarebbe improponibile. Perché porterebbe a costi eccessivi dei servizi per cittadini e imprese.
Oggi però il rischio maggiore dei vendor è che gli operatori più piccoli
non abbiano i fondi o la convenienza per investire in reti tradizionali più o meno proprietarie. E, soprattutto negli USA, semplicemente smettano di sviluppare nuove reti.
Affossando parte del mercato 5G. Che fuori dall'Asia sta già
facendo fatica di suo, per il poco interesse degli utenti finali. E ora anche per una frenata degli investimenti in generale causa pandemia.
Conviene sopportare una maggiore concorrenza in un mercato che cresce, o restare in pochi a dividersi una torta molto più piccola del previsto?
Meglio la prima ipotesi, per la Open RAN Policy Coalition. Che comunque sulla sicurezza pone l'accento. Sottolineando come avere molti fornitori interoperabili permette agli operatori di "
rimuovere dispositivi di rete vulnerabili per reagire alle minacce". E su questa scia chiede anche l'aiuto del Governo USA, che deve "
evitare soluzioni di forza o prescrittive" e invece deve favorire la diversificazione del mercato. Anche investendo direttamente.