La Dell Technologies Cloud Platform acquista vari miglioramenti infrastrutturali, per affrontare la prossima "data decade"
Per
Dell Technologies è la "next data decade". Il prossimo futuro in cui le aziende non solo adotteranno definitivamente
il cloud ibrido come modello operativo delle nuove infrastrutture IT. Dovranno anche affrontare, insieme ovviamente ai vendor, i problemi che inevitabilmente si presentano quando un numero sempre crescente di dati e di workload si distribuiscono potenzialmente dappertutto. "
Workload e dati sono ovunque ma devono essere gestiti ed organizzati allo stesso modo", spiega
Deepak Patil, Senior Vice President & General Manager, Cloud Platforms & Solutions di Dell Technologies.
Più semplice a dirsi che a farsi. Il cloud ibrido sta diventano di fatto la nuova infrastruttura IT delle imprese. Non sta solo affiancando il cloud pubblico ma sta anche
conquistando parte del suo terreno. IDC indica infatti che l'85% delle aziende utenti del public cloud
ha in atto una qualche forma di "rimpatrio" on-premise dei workload. In una situazione che si mantiene sempre fluida. "
Solo una percentuale minoritaria delle applicazioni tra un anno o due sarà ancora dove si trova adesso", sottolinea Patil. E queste applicazioni, indipendentemente da dove si trovano, hanno anche spesso bisogno di essere modernizzate.
Deepak Patil, Senior Vice President & General Manager, Cloud Platforms & Solutions di Dell TechnologiesDal punto di vista architetturale la risposta di Dell a questo scenario
è nota. È la
Dell Technologies Cloud Platform, il frutto del matrimonio tecnologico tra le soluzioni iperconvergenti di Dell con le piattaforme software di VMware. È una soluzione infrastrutturale che per Dell mantiene i benefici della
semplicità ("
permette di creare un ambiente di private cloud anche in soli 14 giorni", evidenzia Patil) e dell'integrazione con cloud diversi.
Ma come soluzione infrastrutturale
deve anche evolversi costantemente. Per affrontare la "next data decade". E per soddisfare i possibili casi d'uso che le aziende cercano per il loro cloud ibrido. Per questo Dell vi ha apportato diverse novità.
Dell Technologies Cloud Platform: aggiornare l'infrastruttura
La prima novità è legata proprio al cuore tecnologico dell'infrastruttura cloud di Dell. È la
seconda generazione di VMware Cloud on Dell EMC. I componenti base sono sempre gli stessi: VMware vSphere, VMware vSAN e VMware NSX in esecuzione sui sistemi iperconvergenti Dell EMC VxRail. Le novità stanno in alcuni
miglioramenti nelle opzioni e nelle funzioni disponibili. È stata ad esempio la parte legata al supporto degli ambienti VDI, come anche quella relativa al backup ed al disaster recovery.
Per le installazioni più esigenti è disponibile un nuovo sistema rack 42U che raddoppia la dotazione del precedente sistema "top". Ora siamo a
48 core, 768 GB di RAM e 23 TB di storage flash NVMe. Ma la gamma delle configurazioni possibili è stata estesa
anche verso il basso. Si può partire anche semplicemente con soli quattro nodi. Risparmiando, secondo Dell, circa la metà rispetto al precedente investimento minimo.
Difficile oggi parlare di cloud senza arrivare ai
container. Lo sa bene VMware e le ricadute del suo
sviluppo tecnologico ora interessano anche la Dell Technologies Cloud Platform. L'obiettivo è avere anche qui "
Kubernetes at cloud scale", come sottolinea
Varun Chhabra, Vice President, Cloud Product Marketing di Dell Technologies.
Lo si fa integrando nello stack tecnologico della piattaforma VMware Cloud Foundation 4.0 e
VMware Tanzu Kubernetes Grid. Con il risultato di avere una piattaforma di virtualizzazione che è in grado di gestire sia macchine virtuali sia ambienti Kubernetes. Come già VMware, anche Dell qui
pensa soprattutto ai suoi clienti. Che idealmente ora possono affrontare la modernizzazione delle loro applicazioni verso il mondo cloud-nativo. E senza abbandonare l'ecosistema di vSphere che già ben conoscono.
Lo storage Isilon approda su Google Cloud
Parlando del cloud ci si concentra spesso sugli aspetti legati alla virtualizzazione e ai workload. Ma la "data decade" si chiama così anche perché un aspetto chiave è unire il cloud con le
migliori forme possibili di storage e gestione dei dati. In fondo, siamo pur sempre nella data economy. E qui c'è una
lacuna da colmare.
Il riferimento è al fatto che uno dei principali problemi dell'IT aziendale è gestire dati non strutturati ed eterogenei. Questi rappresentano circa la metà dei dati conservati mediamente on-premise. Nel cloud "
Il file storage cresce - spiega
Caitlin Gordon, Vice President, Storage & Data Protection Product Marketing di Dell Technologies -
ma non è rappresentato in proporzione al suo uso altrove, perché mancavano soluzioni abbastanza performanti". Ora Dell ne propone una per Google Cloud, o meglio per le implementazioni della Dell Technologies Cloud Platform connesse alla nuvola di Google.
Caitlin Gordon, Vice President, Storage & Data Protection Product Marketing di Dell TechnologiesLa novità è
OneFS for Google Cloud. In pratica l'approdo del file serving di OneFS su Google Cloud. Questo non vuol dire che OneFS sia stato nativamente implementato su hardware Google. Più semplicemente, Google
ospita i NAS Isilon nelle sue infrastrutture e dà accesso alle loro funzioni di gestione file. Questo significa, spiega Caitlin Gordon, "
prendere il meglio del data center e passarlo al cloud, dando la possibilità di eseguire in cloud anche workload molto esigenti nel traffico dati, come gli analytics o le applicazioni multimediali".
Le cifre
date da Dell sono di tutto rispetto. Secondo alcuni test commissionati agli analisti di ESG, i sistemi Isilon e OneFS offrono, rispetto alle altre soluzioni NAS offerte da Google, prestazioni di picco pari a 46 volte in lettura e 96 volte in scrittura. In più
le prestazioni crescono linearmente al crescere della configurazione del singolo filesystem dell'utente. Quindi, ad esempio, per raddoppiare il throughput complessivo basta raddoppiare la dimensione del filesystem. Budget permettendo.