I cyber criminali si sono adattati al boom del telelavoro durante il lockdown: con Darktrace abbiamo analizzato le indicazioni che questa evoluzione ci può dare per il futuro
Durante il lockdown molte aziende hanno potuto mantenere quasi intatta la loro operatività grazie al telelavoro. E in generale allo smart working. Questo però ha virtualmente spostato i carichi di lavoro verso ambienti - le abitazioni dei dipendenti stessi - e verso dispositivi - quelli in possesso dei dipendenti - che non erano necessariamente al top della sicurezza dal punto di vista IT.
Le conseguenze le abbiamo viste quasi subito. Una impennata nella diffusione di malware generico. E in particolare delle campagne di phishing a tema coronavirus. L'obiettivo dei criminali era colpire bersagli comunque "aziendali", anche se non in azienda, ma più vulnerabili. Uno scenario che promette di restare valido ancora per diversi mesi. Dato che molte imprese, potendo farlo, continueranno a fare leva sullo smart working.
Ed è uno scenario che va comunque tenuto presente in generale. Alcuni suoi aspetti sono sempre validi, indipendentemente dalla pandemia. Mentre il boom dello smart working potrebbe essere il primo sintomo di una evoluzione nei modelli di lavoro. Quindi non un fenomeno semplicemente transitorio legato all'emergenza.
Con Mariana Pereira, Director of Email Security Products di Darktrace, abbiamo affrontato questi temi. Per capire come le aziende possono muoversi in questa (lunga) fase di ripartenza.
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