Un'indagine rivela però che rimangono alcuni comportamenti a rischio, come l’accesso a siti pornografici e al dark web col PC aziendale
L’abbiamo vissuto più o meno tutti, il lockdown imposto dalla
nota pandemia. E in Italia, durante quel periodo che si spera non torni,
il 73% di chi ha lavorato da remoto ha sviluppato una maggior consapevolezza nei confronti della cybersecurity, anche se permangono alcuni comportamenti a rischio. Il dato emerge da una recentissima ricerca di
Trend Micro, dal titolo « Head in the Clouds », come dire « testa tra le nuvole ».
Lo studio, commissionato da Trend Micro e condotta da Sapio Research a maggio 2020, ha coinvolto
13.200 lavoratori da remoto in 27 Paesi, oltre 500 dei quali in Italia, con l’obiettivo di approfondire l’atteggiamento dei lavoratori da remoto nei confronti delle policy aziendali IT e di cybersecurity.
Tra le principali risultanze, è emerso che
il livello di security oggi è alto più che mai, con l’88% dei dipendenti italiani (85% a livello globale) che dichiara di osservare attentamente le istruzioni del Team IT e l’86% (81% globale) d’accordo nell’affermare che la sicurezza della propria azienda è parte integrante delle responsabilità di ognuno.
Inoltre, il 64% (dato analogo a quello globale) riconosce che l’utilizzo di applicazioni non ufficiali sui dispositivi aziendali costituisce un rischio.
Purtroppo, riconoscere i rischi non sempre favorisce comportamenti responsabili. Per esempio, è emerso che il 51% (56% globale) dei dipendenti ammette di utilizzare applicazioni non ufficiali sui dispositivi aziendali e il 34% (66% globale) custodisce dati aziendali in queste applicazioni, oppure che il 74% (80% globale) confessa di utilizzare il computer aziendale per navigare a scopi privati, ma il 79% (36% globale) ha impostato limiti ai siti che possono esser visitati.
Non solo:
il 37% (39% globale) afferma di accedere spesso a dati aziendali da un dispositivo personale, violando le policy di sicurezza, mentre
l’11% (8% globale) ammette di accedere a siti pornografici attraverso il PC aziendale e il 5% (7% globale) al dark web, e il 21% consente l’accesso al dispositivo aziendale ad altre persone non autorizzate, come il partner (69%), gli amici o altri familiari (31%) e i bambini (21%).
“
È davvero incoraggiante vedere quante persone prendono seriamente i consigli del team IT e capiscono che la protezione della propria azienda sia anche una responsabilità individuale, anche se verrebbe da chiedersi perchè gli altri non lo fanno”, ha sottolineato
Lisa Dolcini, Head of Marketing di Trend Micro Italia (ritratta nella foto di apertura). “
Le criticità sembrano esserci quando le consapevolezze sulla cybersecurity devono tradursi in comportamenti concreti. Le aziende devono tenere ben presenti le differenze all’interno della propria forza lavoro e insistere sulla formazione e sulla consapevolezza, in un momento in cui la cybersecurity è finalmente riconosciuta dai dipendenti come fondamentale”.
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