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Ripartiamo dalla visibilità e dal controllo

Lo scenario determinato dalla nota pandemia porta sempre più verso un panorama caratterizzato da modelli ibridi e multi-sfaccettati. Ecco come affrontarlo al meglio

L'opinione
Molte aziende hanno iniziato questo 2020 impegnandosi nello sviluppo di piani pluriennali di trasformazione digitale; dal mese di marzo lo scenario che abbiamo dovuto affrontare e la posta in gioco legata alle esperienze digitali hanno messo in evidenza come i tempi dovessero necessariamente essere ridotti e le applicazioni fossero veramente una risorsa fondamentale a nostra disposizione, che poteva fare la differenza.

Molte delle iniziative digitali che erano già in corso sono state portate a compimento rapidamente, oppure accantonate o, ancora, del tutto ripensate per un mondo ormai cambiato. Per esempio, attività di vendita complesse, che richiedevano l’orchestrazione tra molte parti interessate, o grandi eventi fisici con il coinvolgimento dei clienti attuali e potenziali non erano più sostenibili.


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Maurizio Desiderio di F5
Come hanno evidenziato diversi analisti, sono proprio gli orizzonti temporali della trasformazione digitale a essersi profondamente ridotti, passando da tre-cinque anni a pochi mesi e spostando la focalizzazione delle aziende verso la definizione di priorità a breve termine. In questo contesto, a fare la differenza per molti, è stata la capacità della propria organizzazione di adattarsi rapidamente ai cambiamenti, sfruttando soprattutto l’apporto della tecnologia.

Tutto questo è avvenuto a partire dal primo scenario che abbiamo incontrato: come abilitare il più rapidamente possibile e in sicurezza il lavoro da remoto per mitigare l’impatto che il lockdown avrebbe comportato per le attività di business. Per la maggior parte delle aziende in questo contesto una delle sfide più grandi è stata garantire la sicurezza dei dipendenti e, nei mesi di marzo e aprile, F5 ha supportato molti clienti, in particolare istituzioni sanitarie e agenzie governative per le quali era fondamentale che il lavoro potesse essere gestito efficacemente da remoto.

Cosa comporterà però questo cambiamento a lungo termine? È ancora difficile a dirsi. Una volta superata questa prima fase dell’emergenza la sfida che si presenterà a tutti noi sarà quella di governare l'incertezza perché, ancora più che in passato, il futuro ci si presenta come imprevedibile e dipende da un mix troppo ampio di fattori in evoluzione.

Una visione realistica per affrontare gli scenari futuri

Secondo una analisi di McKinsey, un quadro così incerto richiede la capacità di impostare un modello di navigazione per frame temporali da qui a due anni, e solo al termine di questo periodo saremo in grado di definire una nuova normalità.

L’analista sottolinea come cinque fattori si riveleranno fondamentali quali parti di questa strategia: ottenere una visione realistica del proprio punto di partenza, sviluppare più versioni differenti dei possibili scenari futuri, assumere una posizione chiara e una direzione aziendale strategica da seguire, definire azioni e scelte strategiche solide e consistenti e, infine, identificare dei campanelli d’allarme che comportino delle azioni immediate conseguenti da parte dell’azienda.

Mi soffermerei sul primo aspetto, a mio avviso fondamentale perché ritengo che una visione completa e realistica dello stato della nostra organizzazione sia un aspetto che oggi non possiamo più permetterci di trascurare. Credo che quanto affrontato negli ultimi mesi ci porterà sempre più verso uno scenario caratterizzato da modelli ibridi e multi-sfaccettati.

Lavoreremo da casa e contemporaneamente dall’ufficio o da altre location, su ambienti multi-cloud e contemporaneamente on premise, sceglieremo modalità as a service e ci incontreremo nelle sale riunioni ma utilizzeremo anche un numero maggiore di programmi di collaborazione, il tutto scegliendo sempre quel modello IT, relazionale, lavorativo che meglio si adatta al momento e alla singola circostanza.

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Un aspetto positivo che questo difficile periodo che abbiamo affrontato ha comportato a livello aziendale è l’aver portato molte organizzazioni a superare quei pregiudizi culturali e ideologici che frenavano l’adozione di nuovi modelli organizzativi e tecnologici, accelerando ulteriormente la spinta verso ambienti multi-cloud e nuovi livelli di innovazione. Il rovescio della medaglia, dal punto di vista informatico, è la difficoltà di riuscire a controllare, rendere sicuri e gestire tale molteplicità di ambienti e modelli sempre più complessi.

Dal punto di vista delle applicazioni, sia tradizionali sia moderne, per esempio, sono molti i vantaggi che derivano da una loro distribuzione in ambienti on-prem, cloud e microservizi, ma questo processo frammenta la visibilità e il loro controllo a livello aziendale.

Se già lo scorso anno sostenevamo che la maggior parte delle aziende avesse solo un’idea approssimativa di quante applicazioni effettivamente possedeva, di dove queste fossero in esecuzione e se fossero veramente in pericolo, per non parlare delle prestazioni di ciascuna singola applicazione, credo che oggi tale visibilità e controllo rischi di scarseggiare ancora di più, in uno scenario dove analizzare le metriche dell’applicazione indipendentemente da dove le app e i loro servizi sono distribuiti è ancora più importante.

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Avere una visione realista della propria organizzazione in uno scenario di business sempre più app-centrico significa, infatti, sapere sempre dove si trovano le proprie app, quali sono le loro prestazioni e come proteggere tale patrimonio digitale, anche quando l’azienda si trova ad affrontare una trasformazione continua, a spostare e adattarsi per governare l’incertezza.

In conclusione credo che proprio in questa comprensione e controllo sullo stato delle proprie applicazioni potremo trovare la chiave per esplorare nuovi modi per ridurre i costi operativi e raggiungere risultati migliori in termini rapidità e time-to-market. Un valido aiuto viene sempre dall’evoluzione della tecnologia che oggi supporta un livello di visibilità e controllo end-to-end sull'integrità e le prestazioni delle applicazioni, impensabile solo pochi anni fa, insieme a controlli integrati sulla gestione del traffico, della sicurezza e delle API, per prendere decisioni maggiormente informate e cogliere le opportunità che questo imprevedibile futuro ci riserverà.

Maurizio Desiderio è Country Manager Italy & Malta di F5
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