Una nuova pericolosa variante di Qbot dilaga attraverso campagne malspam, con furto di credenziali, installazione di ransomware e transazioni bancarie fraudolente
L’allarme lo lancia Check Point Research, la divisione Threat Intelligence di Check Point Software Technology. Come riportato nel suo Global Threat Index per il mese di agosto 2020, i ricercatori hanno scoperto che
Qbot, un trojan noto anche come Qakbot e Pinkslipbot, è
entrato per la prima volta nella top10, classificandosi al decimo posto tra i malware più diffusi ad agosto.
In Italia, Qbot preoccupa maggiormente perché è entrato direttamente al quarto posto tra i malware più diffusi.
Visto per la prima volta nel 2008, come ricorda una nota,
Qbot ha subito continue evoluzioni, e adesso utilizza sofisticate tecniche ransomware e di furto di credenziali. Qbot può anche abilitare transazioni bancarie non autorizzate, consentendo all’impostore di connettersi al computer della vittima. Ma ora ha anche una nuova pericolosa caratteristica: un modulo specializzato di raccolta delle e-mail che estrae i thread dal client Outlook della vittima e li carica su un server remoto esterno. Questo permette a Qbot di
dirottare le conversazioni e-mail legittime degli utenti infetti e poi di spammare utilizzando le e-mail dirottate per aumentare le possibilità di ingannare gli altri utenti, e infettarli.
I ricercatori di Check Point hanno trovato
diverse campagne che utilizzano il nuovo Qbot, tra marzo e agosto 2020, tra cui uno distribuito dal trojan Emotet. Questa campagna ha avuto un impatto sul 5% delle organizzazioni a livello globale a luglio 2020.
“
Gli hacker sono sempre alla ricerca di modi per aggiornare forme di malware già esistenti e hanno chiaramente investito molto nello sviluppo di Qbot per consentire il furto di dati su larga scala verso organizzazioni e individui. Abbiamo visto attive delle campagne malspam che distribuiscono Qbot direttamente, così come l'uso di infrastrutture per l’infezione di terze parti, come quella di Emotet. Le aziende dovrebbero cercare di implementare soluzioni anti-malware in grado di impedire che tali contenuti raggiungano gli utenti finali e consigliare ai dipendenti di essere prudenti nell'aprire le e-mail, anche quando sembrano provenire da una fonte affidabile”, commenta
Maya Horowitz, Director, Threat Intelligence & Research, Products di Check Point.
La ThreatCloud Map e il Global Threat Impact Index di Check Point si avvalgono dell’Intelligence ThreatCloud dell’azienda,
la più grande rete che collabora contro i cybercriminali e fornisce dati sulle minacce e sull’andamento degli attacchi, attraverso una rete globale di sensori delle minacce. Il database di ThreatCloud ispeziona oltre 2,5 miliardi di siti web e 500 milioni di file, e ogni giorno identifica più di 250 milioni di attività malware. La lista completa delle 10 famiglie di malware più attive nel mese di agosto è disponibile sul
blog di Check Point.
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