Al tradizionale service management Ivanti affianca un'offerta cloud incentrata sulla iper-automazione e sui molti volti che può assumere in azienda
L'entrata in gioco del fondo TA Associates, che si è unito al fondo Clearlake Capital nel controllo della società, ha dato ad agosto un
nuovo impulso alle attività di Ivanti. Che oltre alla parte tradizionale di
service ed endpoint management aveva messo nel mirino, con un approccio diverso ma complementare, il crescente mondo della automazione.
Della iper-automazione, anzi, prevedendo di estendere al massimo possibile il raggio d'azione degli automatismi software in azienda.
L'accelerazione è arrivata non a caso subito dopo i mesi chiave del primo lockdown. Quando le imprese avevano ormai constatato come una IT forzatamente distribuita ed eterogenea, causa remote working, non si potesse gestire
senza un grado elevato di automatismi. E siccome gli scenari IT anomali di marzo-aprile promettono di essere per molti versi un new normal, ecco che l'idea della iper-automazione fa sempre più breccia.
Ivanti Neurons è stata lanciata lo scorso luglio come piattaforma cloud che porta funzioni di iper-automazione alle imprese. Pochi mesi dopo, a ottobre, Ivanti ne ha annunciato
un potenziamento con funzioni di cyber security. Grazie anche al fatto che, nel frattempo, ha acquisito MobileIron e Pulse Secure. Un altro segno di quanto Ivanti stia cercando di accelerare la sua corsa.
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Il remote working ha certamente rappresentato una accelerazione ed è diventato una pratica comune e ormai consolidata - spiega
Aldo Rimondo, Country Manager Italy & Iberia di Ivanti -
ma anche prima c'erano fenomeni che spingevano verso l'automazione. Come l'esigenza di dare all'IT una esperienza più consumer-like, la crescita degli endpoint come numero e tipologia, l'arrivo dell'IoT... la gestione di ambienti così complessi, lato applicativo e per la parte infrastrutturale, porta via ormai troppo tempo ai team IT".
Partire dalla sicurezza
In questo senso l'aggiunta più recente a Ivanti Neurons - la parte di cyber security e in particolare di automazione del patch management - potrebbe essere quella
di più immediata comprensione per le imprese. Qualsiasi azienda usa un numero ormai molto elevato di applicazioni, software e middleware. Pensare di
gestirne manualmente le patch è impossibile. Anche perché il patch management è una attività considerata chiave da chi si occupa di cyber security, ma non da tutta l'azienda.
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Il patch management spesso viene sottovalutato, è una di quelle operazioni che non sono percepite a valore rispetto ad altri temi che sono molto più compresi e richiesti dal business", sottolinea Rimondo. In questo scenario ci si affida ai meccanismi automatici dei vendor dei prodotti da "patchare".
Ma il numero delle patch è elevato e le patch
non si possono applicare a prescindere da tutto: ogni patch può avere conseguenze indesiderate su altre applicazioni e quindi, in ultima analisi, sul business. "
Bisogna avere la capacità di selezionare le principali patch tra magari migliaia, pianificandone correttamente l'applicazione", spiega Rimondo. Gli staff IT non possono fare, Ivanti Neurons ci pensa grazie a
componenti di machine learning che sanno dove intervenire prima e dove no.
La componente di patch management si affianca alle funzioni con cui Ivanti Neurons è nata. Insieme ad un altro nuovo componente dedicato allo
spend management, in sostanza un censimento del software usato in azienda, per verificare se questo utilizzo è sicuro, compliant alle norme e ottimizzato
per quanto riguarda il licensing. Questo nella logica architetturale della piattaforma, che è e sarà composta da
una serie crescente di moduli che vanno a indirizzare temi specifici.
Inizialmente i temi chiave erano quattro. Ivanti Neurons for
Discovery affronta il tema della visibility: sapere esattamente cosa c'è all'interno di un perimetro di rete che è diventato vastissimo, specie con l'arrivo dell'IoT. Ivanti Neurons for
Healing offre funzioni di diagnostica e risoluzione dei problemi IT prima che appaiano. Ivanti Neurons for
Edge Intelligence mira al monitoraggio in tempo reale (anche con geolocalizzazione) dei dispositivi in rete. Ivanti Neurons
Workspace va oltre e vuole dare una visione a 360 gradi di device, applicazioni, servizi, utenti.
Per tutti i moduli il valore non è solo raccogliere informazioni dalla rete ma
soprattutto normalizzarle. "
Poter avere un base dati - evidenzia Rimondo -
in cui le informazioni sono coerenti fra loro. Informazioni che sono reperite in modo agentless, anche collegandosi ad altri sistemi, non necessariamente Ivanti. E con la stessa capacità di dialogo anche in uscita, passando le informazioni ad altre piattaforme".
Puntare sull'apertura
L'apertura e la modularità sono caratteristiche importanti per Ivanti Neurons: entrambe
facilitano l'ingresso di Neurons nelle imprese. Un'azienda può partire dal modulo che le interessa di più - ora, probabilmente, il più appealing è Ivanti Neurons for Patch Intelligence - e poi affiancarne altri secondo le esigenze. Senza che - e qui sta il valore dell'apertura - si debbano per forza sostituire soluzioni preesistenti. "
Neurons una piattaforma in un certo senso 'al di sopra' della nostra offerta tradizionale perché si può inserire anche su tecnologie di altri vendor, come una specie di ombrello che dia consolidamento e automazione", spiega Rimondo.
E d'altronde scalzare le soluzioni di IT governance non è affatto banale. "
Questo tipo di soluzioni ha un turnover tecnologico abbastanza limitato: cercare di forzare un cambiamento di qualcosa scelto per motivi tecnico-storici o di licensing è difficile. È possibile semmai se la soluzione Ivanti è più in linea con come sta cambiando e crescendo l'azienda", spiega Rimondo.
Neurons ha in fondo proprio questa prospettiva, puntando sulla capacità propria di una piattaforma cloud di crescere nel tempo e di adattarsi ai potenziali profili di utilizzo da parte delle imprese.