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Deloitte: italiani più favorevoli verso le tecnologie digitali, ma vogliono un’innovazione ‘umana’

Nell’era del Covid, Il 34% degli italiani ha scoperto lo shopping online durante il periodo di lockdown per beni non di prima necessità e il 32% ha scoperto l’e-banking

Trasformazione Digitale
Ce ne siamo accorti tutti. Ma proprio tutti. Nell’era del Covid-19 la tecnologia è diventata un’alleata preziosa, come dimostrato dalla spinta rilevante verso la digitalizzazione. Ma è già ora di una nuova prospettiva, come emerso dai dati dello studio che Deloitte ha presentato in occasione dell’Innovation Summit 2020.  

La ricerca, realizzata su un campione di oltre 6.000 cittadini italiani ed europei, ha rivelato che l’innovazione che abbiamo conosciuto finora – esponenziale, centrata sulla performance tecnologica più che sulla capacità di essere utile per le persone – è utile ma migliorabile. L’innovazione del futuro deve essere guidata da un approccio che metta l’uomo al centro dei processi di innovazione

Più in dettaglio, con la crisi legata al Covid-19 molti italiani stanno cambiando i propri comportamenti, sperimentando soluzioni digitali nuove, come emerge dai numeri dello studio: l’innovazione è stata percepita, e continua a esserlo, come un supporto per la quotidianità. Il trend è certificato da diversi dati: il 59% dei pensionati ha capito, in seguito all’emergenza sanitaria, che le innovazioni digitali non sono difficili da utilizzare e l’87% degli italiani è a proprio agio nell’utilizzare le tecnologie digitali: si tratta di un dato superiore a Regno Unito e Francia, dove la percentuale è del 77%. 

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Inoltre, se l’innovazione ha aiutato a gestire una situazione di crisi inaspettata, abilitando anche cambiamenti strutturali, è anche emerso che è ostacolata nel suo funzionamento da alcune lacune infrastrutturali. Durante il lockdown i fattori maggiormente carenti sono stati l’accesso alla connettività veloce (secondo il 50%) e l’accessibilità digitale dei servizi scolastici (49%). Al terzo posto (46%) vi è la condivisione di dati tra le strutture sanitarie. Inoltre, il 44% degli italiani ritiene che i sistemi di monitoraggio della popolazione messi in piedi per contenere il contagio debbano essere migliorati.  

Infine, la crisi in corso ha fatto emergere diversi ambiti sui quali è necessario intervenire rapidamente per far fronte all’emergenza sanitaria nel nostro Paese. Tra tutti, Salute & Benessere è tra quelli che necessitano maggiormente di essere ripensati in ottica antropocentrica. Allo stato attuale, per esempio, il 38% degli italiani ritiene che i tempi di attesa relativi ai servizi sanitari siano troppo lunghi, mentre il 43% vorrebbe che la ricerca e l’innovazione nei prossimi cinque anni si concentrassero sullo sviluppo di un’assistenza più veloce ed efficace. 

Secondo lo studio, 9 italiani su 10 riconoscono l’importanza dell’innovazione e della ricerca nell’ambito salute e benessere, sia per continuare a gestire in maniera più efficiente le necessità sanitarie di sempre (es. cura dei malati cronici), sia per rispondere a nuovi bisogni e nuove sfide (es. telemedicina, accettazione telematica e monitoraggio da remoto). Tuttavia, solo il 6% ritiene che il livello di innovazione e ricerca in ambito salute e benessere dell’Italia sia ottimo (rispetto al 16% a livello europeo).  

“Se da una parte l’innovazione digitale è stata in grado di aiutarci nell’emergenza e di far evolvere i nostri comportamenti gestendo la crisi, dall’altro è anche evidente come sia necessario un approccio più consapevole e fuori dalla moda dell’innovazione guidata solo dai trend e dalle performance della tecnologia. Per declinare meglio le potenzialità e il valore che l’innovazione ci può fornire, è necessario leggerla attraverso una nuova prospettiva, che possiamo definire antropocentrica, che quindi mette l’uomo al centro in tutte le sue dimensioni”, commenta Andrea Poggi, Innovation Leader Deloitte North South Europe.
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