Al centro del recente Red Hat Forum tutto in virtuale ribaditi i concetti alla base della strategia aziendale per accelerare l’innovazione e la Trasformazione Digitale. Tre direttrici portanti assecondati da un’offerta completa. Tecnologia, processi, persone: la cultura open fa tappa qui
Un’edizione
virtuale quella di
Red Hat Forum Emea andata in scena nei giorni scorsi, caratterizzata da una
sessione plenaria trasversale in tutte le country, presieduta da
Werner Knoblich - SVP e GM Red Hat Emea, con il compito di ribadire
strategie e vision aziendale, a cui hanno fatto seguito le
declinazioni locali tenute dai rispettivi manager dei
14 paesi coinvolti (Italia compresa con la partecipazione di
Gianni Anguilletti e Rodolfo Falcone, ndr). Un totale di
oltre 40 clienti sul palco, 10 le lingue parlate, 8 global partner. Un momento condiviso per provare a capire insieme come
ripensare il mondo in mondo open e collaborativo, proprio come vuole la
cultura open source.
Werner Knoblich - SVP e GM Red Hat Emea‘What’s next’? il
tema centrale dell’evento; una domanda a cui si è cercato di dare risposta soprattutto in questo periodo caratterizzato da molta incertezza:
“La Digital Transformation corre veloce, accelerata dall’emergenza in corso, guidata da tre forze che si intersecano: digital customer, digital enterprise, digital workforce. Bisogna ripensare la customer value proposition in logica digitale, ridisegnare e ottimizzare i processi aziendali e abilitare la trasformazione radicale del lavoro. Il tutto tenendo ben presente la cultura open. Un compito che Red Hat ritiene di saper fare al meglio”, afferma Knoblich.
Prepararsi a un futuro innovativo
Il top manager rimarca i
concetti cardine della strategia aziendale, ripresi da Gianni Anguilletti in Italia: “
L’Open libera il potenziale del mondo; una forma innovativa per gestire le aziende in modo moderno e senza lock in abbracciata da Red Hat, l’enterprise software company che ha scelto un modello di sviluppo Open Source”. Knoblich snocciola qualche
numero societario: come gli
oltre 1.000 progetti seguiti a livello mondiale, con il
90% delle aziende Fortune 500 che utilizza prodotti e soluzioni a marchio Red Hat:
“Di fatto, stiamo parlando della prima open source company del valore di 3 miliardi di dollari al mondo”, dice Knoblich, forte di un team di
oltre 16 mila dipendenti – i redhatter, in
oltre 105 uffici in più di 40 paesi. “E a un anno dalla chiusura definitiva dell’operazione IBM che ha acquisito Reh Hat nel luglio 2019 per un valore di 34 miliardi di dollari, Red Hat è ancora Red Hat. Una business unit indipendente di IBM, che vuole rimanere tale per continuare a garantire a clienti e partner la sua unicità. Stringendo partnership anche con i competitor di IBM, come Amazon, Microsoft, Google, Alibaba, ...,” enfatizza Knoblich. D’altronde
lo dice anche il nuovo ceo di quest’ultima, Arvind Krishna:
“L’ecosistema Red Hat è molto forte e va mantenuto tale, è alla base del suo successo”.Tre principali sfide da vincere
Il top manager, così come ha fatto a livello locale Gianni Anguilletti, ricorda le
tre principali sfide a cui occorre rispondere oggi: la
costruzione e l’utilizzo di ambienti hybrid cloud, ottimizzando i costi infrastrutturali;
lo sviluppo applicativo cloud-native – favorendo una delivery più veloce di nuovi servizi;
la gestione e l’automazione per garantire una maggiore efficienza e sicurezza:
“In sostanza, i tre livelli di un’architettura open hybrid cloud come quella proposta da Red Hat, con al centro il sistema operativo Linux, base delle applicazioni containerizzate. Un’archittettura che oggi si estende anche all’edge - rimarca -. Linux gioca un ruolo cruciale nelle infrastrutture, lavoriamo su questo sistema operativo da 27 anni che oggi traguarda i container come risposta per il futuro”. Si scende più nel dettaglio. Il trend di un
utilizzo sempre più pervasivo ed esteso dell’hybrid cloud è oggi evidente in contesti sempre più
multicloud, come emerge da una
ricerca (condotta da Qualtrics)
mostrata da Knoblich sul palco virtuale:
“Molte aziende utilizzano più piattaforme cloud contemporaneamente. E se oggi solo il 2% delle aziende intervistate arriva a utilizzare quattro piattaforme cloud in contemporanea, nel giro di 12 mesi questa percentuale arriverà al 14%”. Red Hat gioca forte su questo terreno, potendo fare leva su u
n portfolio infrastrutturale esteso hybrid cloud che ha in
Red Hat Openshift l’elemento cardine; un livello di astrazione in grado di
girare su tutte le architetture, dal bar metal al mondo virtuale, a Openstack nel private cloud e ai
principali public cloud mondiali, potendo sfruttare i vantaggi del public cloud senza lock in e lontano da logiche a silos. In questo senso,
BMW Group ha scelto la piattaforma Red Hat Openshift per ottimizzare la propria infrastruttura hybrid cloud.
L’impegno Red Hat si spinge poi
sullo sviluppo di applicazioni cloud native per assecondare l’inarrestabile trend che vede i
workload concepiti in logica sempre più ‘containerizzata’. Anche in questo caso Knoblich riporta i dati della ricerca secondo cui
il 63% del campione afferma che nel giro di 12 mesi il 40% delle proprie applicazioni sarà containerizzate, mentre oggi solo il 30% delle aziende raggiunge questa percentuale di applicazioni in logica container. Anche in questo caso è la
piattaforma Openshift a fare la differenza nell’ampia offerta societaria, non solo per 'ospitare' ogni tipo di applicazioni ma anche per
garantire agli sviluppatori maggior produttività nello sviluppo di servizi digitali, in modo veloce, sicuro e automatizzato. E, on top a Openshift Red Hat offre servizi di integrazione per i data services, per automatizzare i processi, per il run time, ma anche i servizi applicativi dei partner ISV. Sul palco Emea è la volta del case study
Vodafone che ha fatto una scelta Quarkus.
Fondamentali infine le componenti di
gestione e automazione. In questo senso la ricerca presentata da Knoblich mostra come queste siano
tra le principali priorità oggi e nel futuro accanto alla sicurezza IT: “Management & automation sono cruciali per rendere l’hybrid/multi-cloud una realtà,” dice Knoblich. E qui il paniere d’offerta aziendale mette in campo
tecnologie come Ansible, Satellite e Insights, per aiutare ad abilitare ‘infrastructure as a code’. Da segnalare
Red Hat Advanced Cluster Management for Kubernates (ACM): un ottimo esempio della
collaborazione con IBM, funzionalità multi cluster IBM per la piattaforma Openshift, una tecnologia frutto del lavoro congiunto dei due team. La customer story citata sul palco in quest’ambito è quella di
Swiss Federal Ralway (SBB CFF FFS) con l’utilizzo di Ansible per automatizzare una molteplicità di device.
Una piattaforma container-ready che va all’edgeSono queste le
tre direttrici strategiche abilitate da Red Hat, racchiuse in un‘
offerta composita, costituita da numerosi prodotti, fruibili singolarmente, ma che dà il meglio se combinati insieme, arricchiti nelle soluzioni dei partner, il cui
centro di gravità è Red Hat Openshift Container Platform e Kubernates è la tecnologia standard per l’orchestrazione dei container. Una tecnologia, quet’ultima, abbracciata da Red Hat sei anni fa e, non sei mesi fa, come sottolinea Knoblich: “
Per questo possiamo dire di avere una piattaforma container enterprise-ready, utilizzata oggi in produzione da oltre 2 mila clienti". Tra le funzionalità più recenti della piattaforma container Kubernates targata Red Hat la possibilità di
far girare sia virtual machine che container in contemporanea sulla stessa piattaforma, gestiti da un unico punto. Significa collegare il passato con il futuro, insfratrutture più tradizionali con quelle più innovative, per esempio in ambiti telco per abilitare il 5G spingendosi all’edge.
Tutti temi ripresi nelle conversazioni locali dai manager aziendali e sviluppati dai clienti nei loro viaggi di trasformazione tecnologica e di business.