AWS punta a semplificare il passaggio al cloud di tutta la gestione dei dati, anche contrapponendosi ai classici database vendor
Il
filo conduttore del
Re:Invent 2020 di AWS è la sempre maggiore capacità che AWS stessa mostra di avere come fornitore di tecnologie che vanno oltre i servizi cloud in senso stretto. Una evoluzione che che pone AWS in concorrenza non solo con gli altri hyperscaler ma anche
con altri vendor più generalisti. Nello scenario descritto dal CEO
Andy Jassy pochi ambiti sono stati messi in discussione quanto quello dei
database. Che "
sono al cuore di tutte le applicazioni" ma sono anche "
difficili da gestire" e soprattutto controllati "
dagli incumbent dei database relazionali".
Questo perché, nonostante l'appeal del cloud, la gran parte dei database
è ancora on-premise. Certo siamo in una fase di forte evoluzione tecnologica, in cui conservare i dati in cloud e usare i servizi di cloud computing per elaborarli
costa sempre meno. E le prestazioni aumentano, sempre grazie all'innovazione. Proprio al Re:Invent 2020 AWS ha lanciato
io2 Block Express, in sostanza un servizio di Storage Area Network in cloud che offre performance da 265mila IOPS.
Ma "
avere le stesse prestazioni dei database commerciali non è banale", ammette Jassy. E la risposta deve essere a livello di database, non dei componenti sottostanti. Per questo era nato Amazon Aurora, una piattaforma di Database-as-a-Service compatibile con MySQL e PostgreSQL che è diventata
il servizio AWS a maggior velocità di crescita. Segno che la domanda c'è. Perché, sottolinea Jassy, gli utenti sono stanchi delle limitazioni e dei costi dei database tradizionali e vogliono passare alle
piattaforme aperte.
Dopo Amazon Aurora è arrivato Aurora Serverless, un database Aurora che può
scalare a piacimento in funzione del carico di lavoro, senza necessità per l'utente di gestire direttamente le istanza di database. Ed ora è la volta di
Aurora Serverless v2, che può passare in poche frazioni di secondo a configurazioni con la capacità di gestire centinaia di migliaia di transazioni al secondo.
Ben sapendo che è difficile scalzare gli incumbent, AWS lavora anche agli strumenti per semplificare la migrazione al cloud. È il caso del nuovo
Babelfish for Aurora PostgreSQL, un layer di traduzione/conversione che permette di
usare applicazioni SQL Server su Aurora PostgreSQL. Si tratta di "
un abilitatore enorme per i clienti che vogliono abbandonare il mondo dei database prioritari", sottolinea Jassy. E perché sia ancora più efficace, AWS ha anche pensato di ampliarne la platea di utilizzatori rendendolo un progetto open source.
Il segnale che vuole dare Jassy ai database provider tradizionali e ai loro clienti è anche un altro:
le piattaforme relazionali non sono la risposta a tutti i problemi, specie nello scenario attuale dell'IT. "
Se hai dati in grandi volumi finisci per usare database relazionali anche se non è la soluzione che ha più senso: è troppo costoso, complicato e con prestazioni insufficienti... Bisogna avere lo strumento giusto per il compito giusto", sottolinea il CEO di AWS.
AWS ha nel tempo sviluppato database verticali per applicazioni specifiche: graph database, database in-memory, time-series database e così via. Lo stesso sta accadendo per i data store collegati alle applicazioni di analytics: servono
strumenti diversi per analizzare tipi di dati differenti. Il rischio però è non avere più una visione integrata e completa dei dati, ma soprattutto di avere le informazioni organizzate in silos che non si integrano.
La nuova risposta di AWS a questo problema è
AWS Glue Elastic Views. In sostanza si tratta di un servizio ETL che copia dati da uno specifico data store verso un altro, mantenendo i dati sempre aggiornati automaticamente da entrambe le parti. Per ora funziona da Aurora, RDS, DynamoDB a Redshift, Elasticsearch, S3, DynamoDB, Aurora, RDS.
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