Per diffondere davvero il broadband serve cambiare la tecnologia alla base della connettività tradizionale, facendo convergere IP e ottico
La digitalizzazione è un fenomeno positivo che fortunatamente interessa un numero molto elevato di imprese, grandi e piccole. Ma nel valutarla spesso ci si dimentica che la sua
base tecnologica indispensabile - la connettività, Internet in particolare -
è molto meno diffusa di quanto sembri. Anche nelle nazioni con economie digitali evolute ci sono aree dove è difficile, per le imprese, avere connettività a banda larga. Tecnologie wireless
come il 5G promettono di dare una mano a colmare queste lacune, ma in generale Internet non è proprio una piattaforma "inclusiva".
Il motivo di questo digital divide che impedisce a molte imprese di digitalizzarsi davvero è ben noto da tempo: nessun operatore ama
portare connettività nelle aree che in Italia chiamiamo a fallimento di mercato. Quelle dove estendere le reti
costa più, lato operatore, di quanto si guadagnerà vendendovi servizi di connessione. Una situazione difficile da sbloccare, spiega
Cisco, se consideriamo che attualmente un operatore spende in gestione delle infrastrutture
cinque volte la somma investita nel realizzare quelle stesse infrastrutture.
C'è insomma da
mettere mano proprio agli "economics" di Internet, spiega dal palco virtuale del Cisco Live
Jonathan Davidson, Senior Vice President e General Manager del Mass-Scale Infrastructure Group di Cisco. Solo che gli operatori hanno sinora avuto molta difficoltà a farlo: la connettività globale non è semplicemente un sistema articolato di "cavi e tubi" passivi su cui circolano magicamente informazioni. È un insieme di
strati fisici e logici sovrapposti ed interconnessi, dal layer di trasporto ottico a quello di controllo della rete ottica stessa, sino al control plane dei protocolli a pacchetti.
Per migliorare la situazione bisogna
intervenire direttamente su questi strati, mandando progressivamente in pensione le architetture di rete legacy che introducono complessità e quindi costi di gestione. Cisco ha iniziato a farlo introducendo il modello del
Routed Optical Networking, in estrema sintesi una "fusione" dei tre layer prima descritti per arrivare ad una rete
completamente basata su IP e MPLS, in cui tutte le funzioni di instradamento del traffico e switching possono essere gestite dai router.
Non da router qualsiasi, ovviamente. Cisco fa valere qui le tecnologie che ha
assorbito con Acacia e il lavoro che ha fatto nella
progettazione dei propri chip Silicon One per la gestione del traffico, sia come Network Processing Unit per le funzioni Layer 3, sia come DSP per le trasmissioni ottiche. Combinando questi due sviluppi, ed anche altri, è stato possibile arrivare a router che
si connettono direttamente a link ottici da 400 Gbps e che hanno la capacità di gestire altissimi volumi di traffico (i chip Cisco arrivano a bande da 14,4 Tbps).
Per un operatore il risultato di questa evoluzione tecnologica è una rete con una architettura molto più semplice (
hop-to-hop, con link ottici solo tra i router adiacenti) e quindi meno complessa da gestire. Il che dovrebbe contribuire ad abbassare di molto il costo della connettività broadband. Anche se Cisco stessa sottolinea come il passaggio dalle reti convenzionali al Routed Optical Networking
sarà comunque graduale. Per il momento Cisco sta progressivamente ampliando la gamma di dispositivi che lo supportano, definendo anche alcuni percorsi di migrazione tecnologica per i carrier.
Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato con le notizie di
ImpresaCity.it iscriviti alla nostra
Newsletter gratuita.