I test di Huawei indicano che il positioning via segnali radio 5G è efficace e arriva a un buon livello di precisione
In molti
scenari applicativi indoor, l'idea di poter
localizzare con precisione una persona o un
macchinario in movimento è decisamente interessante. Fatte salve le prevedibili
questioni di privacy, applicazioni di questo genere esistono già nel mondo retail e si basano sull'utilizzo di dispositivi specifici - i beacon - oppure sul
dialogo wireless con gli smartphone di chi, ad esempio, visita un centro commerciale. In altri ambiti meno "visibili", come la logistica di magazzino o il monitoraggio del personale sul campo, il problema della privacy nemmeno si pone. O comunque è marginale rispetto ai benefici percepiti.
Il problema tecnico di fondo è che localizzare precisamente al coperto un dispositivo usando una triangolazione delle sue comunicazioni wireless
è semplice concettualmente ma non sempre nella pratica. I segnali wireless a corto raggio, come Bluetooth, sono più precisi ma anche meno pratici nelle applicazioni dove non si ha un
controllo diretto sui device coinvolti. Ad esempio, dareste genericamente accesso libero al Bluetooth del vostro smartphone in nome delle offerte speciali? Probabilmente no.
Il positioning, anonimizzato o ben individuato, via WiFi è efficace ma relativamente preciso, almeno per le versioni del WiFi non troppo recenti. La
localizzazione via rete mobile è nota da tempo ma ha una precisione spesso insufficiente. Sapere che un determinato device - o un certo numero di dispositivi "anonimi" - è all'interno della copertura di una certa cella è utile, ma solo se vogliamo
seguire a grandi linee lo spostamento di molte persone. Non a caso, è un approccio che tutte le nazioni hanno adottato per il monitoraggio degli spostamenti durante i lockdown del 2020.
Per questi motivi, molto
ci si aspetta dal 5G, dato che nelle reti mobili di nuova generazione è prevista la distribuzione di
un gran numero di "pico-celle" a copertura limitata. Più piccola è la cella, più preciso è il positioning che deriva dal sapere chi è al suo interno. Ora una sperimentazione
Huawei ha dimostrato che la precisione indoor può effettivamente essere abbastanza elevata.
Il progetto Huawei
Huawei ha testato le funzioni di positioning via 5G collaborando con l'operatore China Mobile, ossia usando la sua rete 5G già attiva. In particolare la parte di rete
che copre le stazioni della metropolitana di Suzhou, nella Cina orientale. Nelle stazioni sono implementate pico-celle (per la precisione sono installate varie
pRRU, pico Remote Radio Unit, nascoste nei soffitti) che garantiscono la copertura 5G indoor.
Le unità radio della architettura Huawei esaminano le caratteristiche dei segnali radio emessi dai vari smartphone connessi e riescono così a posizionarli nello spazio con
una precisione che arriva a 3-5 metri. Può sembrare una precisione bassa, ma è il meglio che si è sinora riusciti a realizzare in scenari indoor reali. Ed è comunque una precisione
sufficiente per molti tipi di applicazioni business, ad esempio quelle collegate alla gestione di scenari d'emergenza. Tenendo soprattutto conto del fatto che un sistema di positioning diverso funzionerebbe in parallelo alla rete mobile e sarebbe per questo più complesso e costoso.
Il vantaggio del positioning via 5G è invece che può operare
come servizio erogato attraverso la rete mobile già in funzione. Aprendo la strada, per gli operatori mobili, a nuovi scenari in logica
Multi-access Edge Computing. Per gli utenti aziendali, d'altra parte, c'è la possibilità di attivare applicazioni basate sulla localizzazione indoor senza dover investire in
infrastrutture proprie. E tra l'altro
con un approccio standard, perché il positioning indoor fa parte delle funzioni del 5G definite nelle
specifiche 3GPP Release 16.
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