Entro pochi anni prodotti e servizi tecnologici saranno realizzati da professionisti non IT. Ed è tutto il mercato che sta cambiando.
C'era una volta la shadow IT: l'introduzione in azienda di strumenti digitali da parte di dipartimenti, ad anche singole persone,
ben diversi dall'IT. Era un segno che in molte aziende l'ufficio IT era visto come un freno più che come un innovatore. E quella shadow IT doveva in qualche modo essere disciplinata,
raggiungendo un nuovo equilibrio tra l'IT ed il resto dell'azienda. Un percorso che certamente molte imprese hanno fatto. E che ha portato anche ad una
visione nuova del ruolo dei CIO.
Ma l'onda dell'innovazione e della digitalizzazione non si può disciplinare più di tanto, anche con tutte le buone intenzioni. Così Gartner ora avvisa che, entro il 2024, la grande maggioranza - l'80 percento - dei prodotti e dei servizi tecnologici
sarà progettata e sviluppata da persone che non sono professionisti IT. E nemmeno, a ben vedere, professionisti formalmente "tecnologici". Sarà invece il frutto del lavoro di quelli che Gartner chiama "
business technologist", persone che oggi hanno accesso a strumenti di nuova generazione che permettono loro di entrare in campi creativi prima strettamente presidiati dai tecnologi puri.
In parte il fenomeno non è inaspettato. È il risultato della crescita, nelle imprese, di strumenti già noti come le piattaforme di sviluppo
low-code o quelle assistite da funzioni di AI. Come anche, sempre per fare esempi noti, le piattaforme di data analytics che permettono ai cosiddetti
citizen data scientist di eseguire analisi e proiezioni efficaci anche senza avere competenze proprie di data science. E c'è anche tutto il campo
dell'automazione software. "
Il digital business per i CEO è uno sport di squadra e non è più dominio solo del dipartimento IT", sintetizza Rajesh Kandaswamy, Distinguished Research Vice President di Gartner.
Nulla di nuovo, quindi? Gartner sottolinea che qualcosa di nuovo in effetti c'è:
un fattore di scala legato anche al nuovo ruolo che chiunque, post Covid-19, dà a servizi digitali ed alla tecnologia in generale.
Tutti hanno capito l'importanza del digitale come mezzo
per operare in maniera elastica e, per questo, le tecnologie proprie della digitalizzazione stanno entrando sempre più nella vita quotidiana delle imprese e dei singoli. I casi d'uso da supportare
sono molti più di prima, e stanno aumentando.
Questo fa sì che nelle imprese i dipartimenti IT non sempre riescano a stare dietro alla domanda di nuovi strumenti digitali, favorendo un fenomeno simile alla shadow IT ma molto più pervasivo. Inoltre,
i "tecnologi" non sempre riescono ad interpretare le necessità degli utenti business, che ora hanno però in mano, molto più che in passato, gli strumenti per soddisfare in proprio le loro esigenze.
Questo fenomeno, avvisa Gartner,
è uscito dalle imprese e non è più una dicotomia tra business unit interne più o meno tecnologiche. Interesserà sempre più il mercato in generale: i classici vendor tecnologici vedranno crescere la
concorrenza di aziende che non sono propriamente tecnologiche, ma sanno interpretare meglio le necessità dei nuovi casi d'uso del digitale. E hanno ampiamente modo - grazie ai nuovi strumenti e piattaforme che oggi si trovano in cloud - di sviluppare prodotti e servizi che le soddisfino.
Gartner stima che entro il 2024
oltre un terzo dei tradizionali technology provider si troverà a competere con realtà non tecnologiche. Esempi di questa contrapposizione si stanno già vedendo, ad esempio, nei settori Finance e Retail. Qui
nuove imprese innovative stanno sviluppando
prodotti e servizi per nuovi casi d'uso e nuove esigenze, superando le aziende tecnologiche e puntando ad un mercato - quello appunto delle soluzioni che pre-Covid non esistevano - valutato in circa
30 miliardi di dollari.
Ci si può difendere da questa ondata in arrivo di nuovi concorrenti? Secondo Gartner sì, ma bisogna
spingere sul pedale dell'innovazione concreta, che soddisfi esigenze reali e percepite. Per questo i vendor tecnologici devono cercare nuove idee, rivolgendosi a
community esterne. Che possono anche essere semplicemente - ma non solo - quelle dei loro utenti. In una logica sempre più spinta verso la
co-innovazione.
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