Sono soprattutto le PMI, cuore pulsante del tessuto imprenditoriale italiano, a subire le conseguenze dei ritardi nella digitalizzazione
L’emergenza sanitaria e i provvedimenti per contenerla hanno influenzato profondamente il nostro modo di agire quotidiano e il bisogno di trasformarsi è stato particolarmente evidente sia nel settore pubblico che per le imprese, per le quali
ha comportato la necessità di digitalizzare i propri processi tanto al proprio interno, attraverso una nuova organizzazione del lavoro, quanto verso l'esterno, con nuovi canali di vendita e distribuzione di prodotti e servizi ai propri clienti. La digitalizzazione gioca oggi un ruolo ancor più cruciale per il Paese e rappresenta non più solo un'opportunità, come succedeva in passato, ma
una necessità fondamentale per rimanere sul mercato.
La
sfida per l’Italia è
colmare il gap rispetto agli altri Paesi europei. Secondo il Digital Economy and Society Index 2020 (DESI) della Commissione Europea, che ci vede al 25esimo posto su 28 Paesi, questo sarà possibile soltanto con un cambiamento culturale sul territorio, sviluppando, soprattutto quando si parla di imprese, le strategie e le digital skills necessarie a mettere in atto questa trasformazione.
Un Osservatorio condotto da
Qonto in Italia dimostra che, mentre le grandi aziende hanno raggiunto un più alto livello di digitalizzazione, sono soprattutto le PMI, cuore pulsante del tessuto imprenditoriale italiano, a
subire le conseguenze dei ritardi nella trasformazione digitale, principalmente causati da duplice problema: uno di tipo
culturale legato scarsa propensione all'innovazione, considerando che la maggior parte delle PMI italiane (micro-imprese in particolare) sono spesso forme di auto-impiego a scarso tasso di innovazione; e da uno di tipo
materiale, legato alla mancanza di risorse economiche da destinare ad investimenti che esulino dalla mera operatività base.
I risultati raccolti da Qonto danno però segnali incoraggianti, mostrando un fenomeno in accelerazione ma non del tutto nuovo: nel 2020 il 90% del campione di PMI prese in analisi
ha infatti investito in strumenti digitali per il business (utilizzati abitualmente dal 78% delle imprese) e il 44% di esse ha vissuto un'accelerazione nel processo di digitalizzazione rispetto all'anno precedente. Di queste, il 71% ha dichiarato che avrebbe
allocato un budget ancora maggiore a questa tipologia di spesa nel 2021. La pandemia ha influito significativamente, rendendo indispensabile un rapido passaggio a strumenti tecnologici che rivoluzionano i processi aziendali interni ed esterni, dalle
vendite alla distribuzione dei prodotti, passando per la gestione delle spese aziendali e per la contabilità.
Sicuramente per le imprese è cambiata anche la
percezione dei rischi. Alla domanda "In caso di ritardo nel processo di trasformazione digitale della tua impresa, che tipo di impatto prevedi ci possa essere sul tuo business?", al primo posto troviamo la
perdita di competitività con più di un terzo delle risposte (38%). Al contrario, l’integrazione di soluzioni digitali è fondamentale per ottimizzare i modelli tradizionali di organizzazione aziendale e concentrarsi sulla creazione di valore e sullo sviluppo del business, grazie all'abbattimento di tempi e costi tipicamente investiti in attività di supporto necessarie ma che non hanno alcun valore aggiunto per il core business aziendale.
I servizi digitali più ricercati dalle PMI
Le abitudini dei consumatori e la necessità aziendali si riflettono nella tipologia di investimenti in digital delle PMI. In particolare, il 63% delle imprese che hanno adottato nuovi strumenti digitali nel 2020 ha introdotto
servizi finanziari digitali, al primo posto anche rispetto agli strumenti di
videoconferenza, adottati dal 45% delle imprese (seguiti dai programmi per attività di
marketing e pubblicità e dai servizi di chat e
messaggistica, rispettivamente con il 35% e il 34%).
Oltre a dover rispondere a un'accelerazione del cambiamento in atto delle
abitudini di pagamento e di acquisto dei consumatori, con un crescente utilizzo di
piattaforme online e sistemi di pagamento elettronici, le aziende percepiscono sempre più i vantaggi dell'uso di servizi finanziari digitali in termini di
risparmio di tempo e semplificazione degli aspetti burocratici. Per oltre la metà, questi strumenti sono al primo posto tra i servizi digitali di cui è necessario dotarsi. Oltre un terzo delle aziende guarda con attenzione anche alle piattaforme gestionali e per la contabilità.
Secondo il sondaggio di Qonto, la spinta sulla digitalizzazione del 2020 si conferma un trend valido nel 2021. In virtù della nuova consapevolezza dimostrata,
le PMI italiane continueranno a investire in innovazione per rispondere alle sfide del mercato, rimanere competitive e tornare a essere interlocutori indispensabili al proprio settore. Un ulteriore stimolo alla digitalizzazione delle imprese e del territorio sarà poi legato all’intervento governativo. Con il
PNRR, il Governo ha destinato
49,9 miliardi di euro (oltre il 20% del totale del Piano) alla Missione 1 “Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura e Turismo", di cui circa 30,6 miliardi (oltre il 60%) all’innovazione e digitalizzazione delle imprese, aspetto fondamentale per rilanciare l'economia del nostro Paese e allinearci con la media europea.
La
nuova consapevolezza delle imprese della necessità di trasformarsi è destinata a permanere e a dettare il cambio di passo, seppur scontrandosi che una serie di limiti e barriere culturali che dovranno essere superati per cogliere appieno le opportunità e sostenere la ripartenza economica del Paese attraverso un’innovazione reale e sostenibile.
Mariano Spalletti è Country Manager per l’Italia di Qonto